Psicopatologia in Adolescenza PDF

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This document is an academic paper on the topic of adolescent psychology and psychopathology. It explores various aspects of the topic and includes an index. Keywords include psychopathology, adolescence and psychology.

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Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22....

Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza Indice 1. IL DISAGIO ADOLESCENZIALE: FATTORI DI RISCHIO E DI PROTEZIONE............................................... 3 2. SENSATION SEEKING E RISK TAKING IN ADOLESCENZA....................................................................... 8 3. DISTURBI PIÙ FREQUENTI IN ADOLESCENZA......................................................................................... 10 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................. 13 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza 1. Il disagio adolescenziale: fattori di rischio e di protezione Spesso per gli adulti rapportarsi con un adolescente è un compito piuttosto arduo, ciò deriva da due tendenze: quella degli adolescenti a porsi in modi estremi e quella degli adulti a valutare i comportamenti adolescenziali tarandoli sui propri comportamenti. In questo modo risulta difficile attribuire ai comportamenti adolescenziali una connotazione patologica o normativa. Durante la crescita, ciascun individuo si trova a dover affrontare i compiti di integrazione di sé e della realtà; tali cambiamenti sono graduali e sempre più intensi. Con l’arrivo dell’adolescenza l’individuo sente sempre più il bisogno di inserirsi attivamente nella società; tale necessità deve misurarsi con esigenze e impegni nuovi, e quindi con la costruzione di nuove capacità, definibili con la terminologia “compiti evolutivi”. Tali compiti hanno come fulcro la necessità di trovare compromessi tra bisogni individuali e richieste sociali. In particolare, i compiti di crescita degli adolescenti, al fine di ottenere una personalità definita e un senso di identità personale riguardano: Sapersi adattare ai veloci ed importanti cambiamenti somatici e unificarli in un’immagine somato-psichica soddisfacente; Saper accettare le proprie pulsioni ed imparare a padroneggiarle; Saper instaurare e mantenere relazioni con coetanei di entrambe i sessi; Sapersi integrare in gruppi, sviluppando contemporaneamente la propria indipendenza e autonomia; Riuscire a stabilire un’interazione adeguata con le istituzioni sociali, come la scuola, per poter formare un proprio sistema di valori. Il disagio rappresenta un’area di malessere che nelle varie rappresentazioni è stata definita anche con i termini “disadattamento” o “devianza”; talvolta questi termini possono indicare anche una tappa, quindi un passaggio, un disequilibrio temporaneo all’interno di un percorso di crescita. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza Il disagio è una condizione legata a percezioni soggettive di malessere, rappresenta un bisogno psicologico e affettivo, che può includere difficoltà familiari, di relazione o scolastiche, all’interno di un più generale senso di malessere legato proprio al processo di costruzione dell’identità personale. Il disagio adolescenziale è quindi un fattore fisiologico e costruttivo proprio in relazione all’età e al passaggio verso la vita adulta. La prevenzione invasiva anche di queste espressioni di disagio transitorio potrebbe provocare più danni che vantaggi, in quanto andrebbe a rallentare o bloccare il processo di crescita, di cui la crisi adolescenziale è proprio l’elemento costitutivo e il motore. La prevenzione del disagio può assumere il ruolo di facilitazione del processo, accompagnando i giovani senza imporre valori e ruoli, ma affrontando i problemi e il loro significato per ciascun adolescente. Nonostante il disagio sia considerato normativo, possono esserci dei segnali che sottendono un disturbo psicopatologico che può continuare in età adulta. Nella grande maggioranza dei casi ci si trova di fronte a sintomi di tipo reattivo, segni di un disagio che non si è ancora cristallizzato in psicopatologia, e che spesso sono una reazione funzionale e situazioni familiari disfunzionali. I disturbi sono frutto di uno scambio dinamico tra diversi fattori causali, quali un particolare patrimonio genetico e specifiche circostanze ambientali e intraindividuali. La psicopatologia può essere intesa quindi come una distorsione, un disturbo o una degenerazione del normale funzionamento. La Psicopatologia dello Sviluppo (o Developmental Psychopathology) è una cornice teorica che permette di affrontare i disturbi in un’ottica che cerca di comprendere e descrivere i processi che interagiscono tra di loro e che possono risultare in un comportamento patologico. In particolare, questa linea teorica pone l’accento sui fattori protettivi e i fattori di rischio; i primi si riferiscono a una serie di risorse che l’individuo possiede, di carattere personale, ambientale o relazionale (ad esempio: possedere un’alta resilienza, avere un gruppo di amici molto solido, avere una buona relazione con i genitori o con altre figure di riferimento), e che permettono di evitare lo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza sviluppo di una patologia, o di mediare i fattori di rischio. Questi ultimi sono tutte le caratteristiche che possono dare inizio o contribuire al mantenimento della patologia e, al pari dei fattori protettivi, possono riguardare la sfera personale (anche genetica), relazionale o ambientale (ad esempio: crescere in un contesto povero, subire abusi, avere una relazione trascurante con i genitori). L’eziologia del disadattamento è quindi multi-fattoriale, ma è possibile distinguere tra condizioni o situazioni che rendono più probabile il disadattamento e fattori che invece favoriscono un adattamento positivo dell’individuo anche in situazioni stressanti (Rutter, 1990). I fattori di rischio e i fattori di protezione non interagiscono tra loro in modo addizionale o lineare, ma in maniera “moltiplicativa/esponenziale” (Sameroff, 1996). I fattori protettivi possono operare sia controbilanciando i fattori di rischio, sia moderando o riducendo gli effetti negativi dei fattori di rischio. Cicchetti e Rizley (1981) forniscono un modello sul tema dei fattori di rischio e protettivi, distinguendo tra: Fattori persistenti di vulnerabilità: sono a lungo termine, concernono i genitori, il bambino o l’ambiente e possono essere di natura biologica, psicologica (es.: un genitore con disturbi mentali), o sociologica. Sfide transitorie: stress e condizioni a breve termine come perdite (di status, di un lavoro o di una relazione importante), malattie fisiche o infortuni, difficoltà scolastiche. Fattori persistenti di protezione: condizioni permanenti, come un elevato Q.I, elevate capacità di socializzazione, positive esperienze familiari da parte dei genitori. Amplificatori transitori: comprendono quegli elementi che possono proteggere il bambino e/o la famiglia dagli stress, come un improvviso miglioramento della condizione finanziaria, un periodo di armonia coniugale o l’uscita del bambino da una fase di sviluppo difficile. La molteplicità dei fattori coinvolti nello sviluppo permette di introdurre i concetti di equifinalità e multifinalità, che derivano dalla teoria dei sistemi (Von Bertalanffy, 1968). Secondo il principio di equifinalità, un ampio ventaglio di traiettorie di sviluppo può condurre ad un medesimo risultato: una sintomatologia depressiva, per esempio, può avere origine da differenti condizioni iniziali (abusi, violenze, familiari, separazioni genitoriali, lutti, etc.). Similmente anche l’adattamento Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza positivo in condizioni avverse può essere esito di diverse traiettorie di sviluppo (Cicchetti, Cohen, 1995). Secondo il principio di multifinalità un particolare evento non conduce necessariamente al medesimo esito in ogni individuo. Gli individui sperimentano gli stessi eventi in maniera differente, a seconda del proprio livello di funzionamento in tutte le aree dello sviluppo psicologico e biologico (Rutter, 1989). Di conseguenza le varie esperienze assumono significati diversi per un individuo a seconda della loro natura e del momento in cui si verificano. La prospettiva della Developmental Psychopathology si collega alle ipotesi di continuità e discontinuità della patologia tra le varie età della vita. La nozione di continuità implica un legame lineare tra la sofferenza psichica e un evento specifico, un trauma o elementi familiari e ambientali. Allo stesso modo tale visione dei disturbi implica un legame tra la psicopatologia nell’infanzia e nella adolescenza e la psicopatologia in età adulta. In questo quadro si possono inserire anche i concetti di continuità omotipica ed eterotipica: la continuità omotipica si osserva nei disturbi che mantengono le stesse manifestazioni sia in età infantile o adolescenziale, sia in età adulta. Contrariamente la continuità eterotipica indica quadri evolutivi non corrispondenti tra bambino e adulto, ma mantengono una continuità a livello di processi psicopatologici sottesi, come ad esempio un disturbo d’ansia di separazione del bambino che sfocia in un disturbo depressivo dell’adulto. Nell’ottica della discontinuità, la presenza di disturbi in età infantile e adolescenziale non determina la presenza degli stessi disturbi in età adulta: le varie determinanti ambientali, psicologiche, biologiche, familiari e via discorrendo possono avere esiti diversi sui diversi soggetti. Uno studio longitudinale della durata di 24 anni sul continuum psicopatologico di Reef e collaboratori (2009) ha dimostrato che il 22% dei bambini che avevano ricevuto una diagnosi di disturbo nell’infanzia hanno ricevuto una diagnosi anche in età adulta. In particolare, lo studio ha rilevato che i disturbi del comportamento caratterizzati da aggressività e antisocialità, e i disturbi dell’umore, sono risultati associati a disturbi mentali nell’età adulta; mentre i disturbi dell’attenzione non sono risultati predittivi, da soli, di disturbi più tardivi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza Una review di Guaraldi e Ruggerini (2002) sul problema della continuità dei disturbi mentali nelle diverse età della vita, ha evidenziato come alcuni disturbi mantengono una certa costanza nelle varie età della vita: Depressione maggiore: l’insorgenza precoce della depressione comporta una persistenza del disturbo in fasi successive della vita. In particolare, la depressione maggiore nel bambino si lega ad un aumento del disagio psicosociale in età adulta. Disturbi d’ansia: essi tendono decisamente a persistere nel tempo, soprattutto nel sesso femminile. Fobie specifiche: gran parte delle fobie dell’infanzia cambiano di contenuto in età adulta. Disturbo Ossessivo Compulsivo: sembra mantenere una certa continuità nell’età adulta pur prevedendo alcuni cambiamenti che possono essere legati all’età di insorgenza, al sesso e alla comorbidità con altri disturbi. Autismo: in questo caso non esistono indicazioni univoche e sufficienti a determinare una possibile evoluzione dell’autismo in schizofrenia in età adulta o in altri disturbi psichiatrici. Gli esiti certi riguardano il mantenimento di alcune aree di difficoltà, come la povertà immaginativa, la scarsa empatia, i comportamenti stereotipati, la povertà immaginativa, le difficoltà relazionali e i deficit cognitivi. Disturbi della Condotta: tali disturbi in età infantile e adolescenziale risultano essere in connessione con disturbi di personalità dell’età adulta, in particolare per il disturbo di personalità antisociale. ADHD: il 3 – 10% dei casi continua come tale in età adolescenziale ed adulta. Disturbi del Comportamento Alimentare: la loro presenza in età adolescenziale aumenta il rischio in età adulta per una vasta gamma di psicopatologie, non necessariamente legate alla sfera alimentare. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza 2. Sensation seeking e risk taking in adolescenza Per poter completare il processo di crescita l’adolescente ha bisogno di punti di riferimento e di sostegno, poiché vive un periodo di vulnerabilità, dovuta al conflitto interno tra dipendenza e indipendenza. Durante la ricerca della propria autonomia e nel tentativo di staccarsi dei genitori il giovane può metter in atto comportamenti rischiosi e potenzialmente dannosi, a volte per propria iniziativa, altre volte per integrarsi nel gruppo dei pari. Questi comportamenti sono legati a due costrutti importanti: risk taking e sensation seeking. Risk taking significa letteralmente “prendersi il rischio”, e si riferisce alla predisposizione dell’individuo ad agire comportamenti rischiosi. Il risk taking è un processo che accompagna gli individui lungo tutta la vita, poiché ognuno si fa carico di possibili rischi nelle proprie scelte, ma tali rischi sono fondamentalmente non dannosi. Nel caso degli adolescenti l’assunzione dei rischi è associata ad una immaturità personale e psicologica che impedisce loro di gestire al meglio le situazioni e che li espone quindi a rischi. Il risk taking rappresenta una condizione normale degli adolescenti, poiché favorisce lo sviluppo, la crescita personale e l’aumento di autostima; tuttavia talvolta può essere connesso a comportamenti distruttivi, e quindi a una potenziale patologia; ne sono l’esempio l’utilizzo di sostanze stupefacenti e la messa in atto di pratiche sessuali non protette. Il costrutto di sensation seeking indica invece la “ricerca di sensazioni”, da intendere come la necessità di sperimentare sensazioni intense, anche correlate a rischi. La ricerca di nuove sensazioni può condurre all’adattamento quando permette la scoperta o l’evoluzione di nuove risorse o al miglioramento delle condizioni di vita; in caso contrario può condurre alla cristallizzazione di comportamenti disadattivi e dannosi per la salute. Sensation seeking e risk taking sono considerati complementari nel processo decisionale (Donohev et al., 2000); un alto sensation seeking e un alto risk taking (prendere decisioni impulsivamente) possono portare a comportamenti sessuali a rischio, con le eventuali conseguenze di gravidanze indesiderate e contrazione di malattie sessuali. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza Un alto sensation seeking invece è significativamente correlato all’uso di marijuana e di alcol, prima dei comportamenti sessuali a rischio. Alcune ricerche (Stephenson et al., 2003) hanno evidenziato la correlazione negativa tra sensation seeking e fattori di protezione, mentre vi è una correlazione positiva tra il costrutto di ricerca delle sensazioni e fattori di rischio come una bassa appartenenza scolastica, religiosa e familiare. Chi ricerca sensazioni forti non percepisce il rischio per se stesso (Heino et al., 1996), ma soprattutto le persone che mettono in atto comportamenti a rischio valutano le azioni che compiono come non rischiose (Hoyle et al., 2000), uno degli esempi migliori è quello dei fumatori o dei bevitori, che spesso credono di non rischiare la propria salute e di autodistruggersi (Smith et al., 1998). Accanto ai costrutti di sensation seeking e risk taking, nella valutazione dell’adolescente è necessario tenere conto di un altro costrutto: l’acting out. Esso è definito come la tendenza ad agire, che può rappresentare una modalità della mente per elaborare e gestire una realtà interna ricca di cambiamenti (Cerutti, Manca, 2008). Per Blos (1971) la tendenza all’acting, all’opposizione, alla ribellione, alla sperimentazione e agli eccessi, sono espressioni utili all’adolescente, poiché gli permettono di definire se stesso e la propria indipendenza. Questi costrutti e queste nozioni vanno sempre e comunque inserite all’interno della complessità dell’individuo, infatti l’acting out, il sensation seeking e il risk taking possono essere considerati comportamenti normativi nella fase adolescenziale, in cui la sperimentazione di se stessi e dei rapporti è tutto, la ricerca della patologia deve includere tutte le variabili e deve valutare se i comportamenti adolescenziali siano solo un’espressione momentanea del disagio o se sottendano delle modalità di pensiero e di azione che possono risultare in un adattamento disfunzionale dell’individuo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza 3. Disturbi più frequenti in adolescenza Anche nelle circostanze migliori il periodo adolescenziale è una fase di transizione che comporta un certo livello di stress. Molti giovani superano questo stadio della crescita senza problemi, o comunque senza conseguenze negative. Un adeguato supporto della famiglia, della scuola e della comunità permette agli adolescenti di raggiungere la soddisfazione e completare la ricerca della propria identità formandosi come adulti sicuri di sì e in grado di gestire le relazioni. Alcuni giovani a causa di diversi fattori possono avere maggiori difficoltà nell’affrontare le sfide adolescenziali, e possono di conseguenza sviluppare problemi emozionali e comportamentali che, se non risolti, possono portare allo sviluppo di disagi più intensi e disturbi psicologici. Gli strumenti a disposizione dell’adolescente per affrontare la complessità e le contraddizioni della sua esperienza possono essere non adeguati e creare situazioni di disagio. Tale disagio può non essere visibile; alcuni ragazzi riescono a celare e gestire la propria sofferenza, mentre altri, attraverso gesti eclatanti o comunque assumendo un comportamento dirompente, fanno in modo che anche gli altri vedano il proprio disagio. Ciò che va compreso è che sia in una manifestazione che nell’altra ciò che viene espresso è una grave sofferenza interiore, che può diramarsi in strade diverse, come l’aggressività, la passività, il disimpegno, il rifiuto dei limiti e la dominanza. Nel quadro del disagio adolescenziale ci sono diverse condizioni che favoriscono lo sfociare di problematiche: Fattori socio-ambientali: questo tipo di fattori include diverse aree che contribuiscono a determinare condizioni di marginalità sociale. Tali aree riguardano: gli aspetti economici (disoccupazione, condizioni abitative suburbane) che rendono l’ambiente sociale e familiare carico di ansia e di preoccupazione; gli aspetti culturali, che possono creare emarginazione e alimentare le condotte violente; gli aspetti sociali, che riguardano non solo le relazioni, ma anche il modo in cui la cultura influisce sugli individui. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza Fattori psicologici e relazionali: gli adolescenti vivono una lotta interna tra il desiderio di indipendenza e la necessità di dipendenza. Tale lotta crea un disagio psichico notevole, poiché il giovane si trova nel costante dibattito tra due bisogni opposti. Fattori educativo-affettivi: la necessità di vicinanza ai genitori è spesso resa difficile dalla conflittualità intergenerazionale. I cambiamenti affrontati dall’adolescente possono renderlo “un estraneo” agli occhi dei genitori, per questo motivo si può incorrere nell’allentamento dei rapporti educativi, per cui il giovane può sentirsi smarrito, avendo perso le figure di riferimento principali. Vi sono alcuni comportamenti che possono fungere da campanello di allarme e sottendere un disagio. Tra questi troviamo l’insonnia, i disturbi comportamentali e i disturbi dell’alimentazione. Gli adolescenti spesso dormono meno del necessario, in parte ciò è dovuto ai mutamenti ormonali che generano dei cambiamenti nel ritmo sonno-veglia e dai cambiamenti a livello del sistema nervoso. Un fenomeno relativamente nuovo e che causa difficoltà ad addormentarsi è quello dell’uso di internet fino a tarda notte, intrattenendosi con chat, social network e giochi; anche l’uso del cellulare la sera causa ipervigilanza interferendo con il naturale rilascio di melatonina e provocando quindi difficoltà di addormentamento. Tale mancanza di sonno crea inevitabilmente dei problemi, primo di tutti quello dell’andamento scolastico: la stanchezza e la sonnolenza comportano un abbassamento del rendimento scolastico. Tuttavia, questa problematica legata al sonno può sottendere anche problemi di tipo ansioso o relazionale che causano paura relativamente al sonno e ai sogni (o incubi). Un altro campanello di allarme è rappresentato dai disturbi del comportamento; se da una parte l’aggressività e il rifiuto delle regole sono comportamenti normativi e tesi al raggiungimento della propria autonomia, dall’altra possono essere tentativi di comunicare un malessere interiore, come la frustrazione o l’ansia. Alcuni adolescenti però, con il loro comportamento, creano problemi agli altri; si tratta di comportamenti che non sono riconducibili ad una semplice ribellione, Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza ma che possono sfociare in delinquenza e antisocialità. I disturbi del comportamento includono un insieme di problemi comportamentali ed emozionali tipici degli adolescenti in difficoltà. Essi violano i diritti personali degli altri e le regole basilari della società. Alcuni fattori di rischio per lo sviluppo dei disturbi del comportamento possono essere: Essere vittima di abusi fisici e/o sessuali; Esposizione alla violenza in casa, nell’ambiente circostante o mediante mezzi di comunicazione di massa; Uso di droghe e/o alcol; Combinazione di fattori stressanti in famiglia, come povertà, privazioni o separazioni. I disturbi dell’alimentazione in adolescenza sono spesso un segno di disagio tipicamente femminile. Essi possono essere più o meno gravi e possono far parte di una passeggera crisi adolescenziale oppure strutturarsi in patologia. Tali disturbi possono essere determinanti principalmente da un’insoddisfazione per propria immagine corporea che quindi non è stata integrata nella propria personalità. L’adolescenza, più che gli altri periodi della vita, rappresenta la fase in cui viene generalmente collocato l’esordio della maggior parte dei disturbi psichici; tale esordio molto spesso indica anche disturbi più duraturi rispetto a quelli con esordio tardivo. La suscettibilità ad alcune patologie psichiatriche si distribuisce diversamente tra i due sessi. Come detto precedentemente i disturbi alimentari sono ad appannaggio quasi esclusivo delle ragazze; allo stesso modo anche i disturbi d’ansia e dell’umore vedono una maggiore vulnerabilità delle femmine. Più in generale il sesso femminile è quello che più facilmente sviluppa disturbi di tipo internalizzante, vale a dire tutte quelle manifestazioni di disagio che comprendono sintomi relativi agli stati di ansia e di tristezza. Al contrario i maschi sono più spesso portatori di sintomi e disturbi esternalizzanti, che riguardano l’aggressività e i comportamenti rischiosi o antisociali, come il disturbo della condotta. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 15 Filippo Petruccelli - La psicopatologia in adolescenza Bibliografia Bardo M.T., Donohew R.L., Harrington N.G. (1996). “Psychobiology of Novelty Seeking and Drug Seeking Behavior”. Behavioural Brain Research, 77, 23-43 Blos P., (1971). L’adolescenza. Una interpretazione psicoanalitica. Milano, Franco Angeli. Cerutti R., Manca M., (2008). I comportamenti aggressivi. Percorsi evolutivi e rischio psicopatologico. Nuova edizione, Roma, Kappa. Chicchetti D., Cohen D.J., (1995) Perspectives on developmental psychopathology. In: D. Cicchetti, D.J. Cohen (Eds) Developmental psychopathology, (Vol. 1, Theory and Methods), Wiley, New York, 3-20. Cicchetti D., Rizley R. 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