Forme di governo democratico (Lezione 16) PDF

Summary

This document provides an overview of democratic government forms, specifically focusing on parliamentary democracy. It outlines the roles and responsibilities of government officials, such as the head of government and the council of ministers. It explains the concept of delegation and the various risks that go along with it, particularly in the selection of candidates and the conduct of politicians. The document emphasizes the importance of competition and monitoring in democratic systems to mitigate these risks.

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Un leader investe in beni pubblici o privati in base a quanti sostenitori sono necessari a quest’ultimo per rimanere al potere (coalizione vincente), perciò data una quantità finita di risorse, se deve essere distribuita a un grande numero di persone, diminuisce la quantità: Maggiore sono i membri...

Un leader investe in beni pubblici o privati in base a quanti sostenitori sono necessari a quest’ultimo per rimanere al potere (coalizione vincente), perciò data una quantità finita di risorse, se deve essere distribuita a un grande numero di persone, diminuisce la quantità: Maggiore sono i membri di V, minori sono le quantità di benefici di beni privati. Al crescere del numero di sostenitori di V, diminuisce la convenienza di beni privati, parallelamente aumenta la convenienza di investire in beni pubblici. S+ e V+ —> tanti investimenti in beni pubblici. S- e V- —> tanti investimenti in beni privati. S+ e V- —> pochi investimenti di beni privati. ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Forme di governo democratico: (lezione 16) Quei regimi similmente democratici possono assumere diverse forme specifiche, per questo si parla di varietà di democrazia, con diversi assetti istituzionali, funzionando in maniere diverse. Il governo: Governare uno stato significa prendere decisioni pubbliche e autoritarie (es. leggi), che valgono per tutti i cittadini e sono vincolanti. Invece il governo è un insieme di individui (organo collettivo) intitolati a gestire lo stato e per il suo conto: Capo del governo, ha il compito di formare il governo e la sua direzione politica, attraverso la proposta e l’esecuzioni delle leggi (potere esecutivo). Ne fanno parte: - Primo ministro. - Premier. - Presidente del consiglio dei membri. - Cancelliere. - Presidente. Consiglio di ministri, in cui ogni ministro ha l’incarico di amministrare uno specifico settore di politiche pubbliche (es. istruzione, salute). Talvolta vengono anche nominati ministri senza portafoglio incaricati di gestire questioni importanti che sono trasversali a vari dicasteri (ministeri). Nel momento in cui i cittadini assegnano il potere di essere governati, sta avvenendo una delega: si verifica quando una persona o un gruppo (cittadini ~ principale) affida ad un’altra persona o gruppo (politici ~ agente) il compito di agire per suo conto. Tenendo sempre in considerazione i rischi e i vantaggi: Vantaggi, - benefici legati all’avvalersi di competenze altrui. - riduzione di costi personali e dello sforzo. Costi d’agenzia, ci sono due tipi di rischi: - selezione avversa, al momento della scelta spesso il candidato scelto, si rivela come qualcuno diverso da quello che si pensava quando si ha votato. - azzardo morale, dopo aver scelto, non sempre è facile sapere l’operato dei politici. Per questo le democrazie hanno adottato alcuni strumenti per ridurre questi rischi: Competizione elettorale, per assegnare il ruolo di agente. Monitoraggio dell’agente, a cui viene assegnato il compito di delegarci. Forme di governo: In base alla forma di governo, le democrazie si differenziano in base alla persona al governo, come sale e come rimane al potere, per questo possono essere classificate in: Democrazia parlamentare: La forma di governo più diffusa al mondo, in cui il capo del governo è il primo ministro nominato dal capo dello Stato (CdS non è parte del governo e non è responsabile) e sostenuto da un parlamento eletto dai cittadini, che rimarrà in carica finché avrà il sostegno di una maggioranza del parlamento, oppure non oltre successive elezioni. Il centro del potere politico risiede nel parlamento, eletto dai cittadini, determina la sopravvivenza politica di un governo —> responsabilità legislativa. Il governo deve godere della fiducia del parlamento (50% + 1), che può essere ritirata in qualsiasi momento e senza nessuna ragione specifica, attraverso il voto di sfiducia con la stessa maggioranza, successivamente prova a formare un nuovo governo, ma se non è possibile, il capo dello stato sceglierà il parlamento imponendo il ritorno alle elezioni: questo è lo strumento con cui mostra la propria superiorità. In alcuni paesi (es. Germania, Spagna) utilizzano il voto di sfiducia costruttivo, in cui il parlamento propone un voto di sfiducia indicando un governo alternativo e una maggioranza, così da instaurare immediatamente un nuovo governo. Al contrario in Italia, viene previsto il voto di fiducia, ma è uno strumento in mano al governo per ricompattare una maggioranza divisa o forzare il passaggio di leggi su cui non tutta la maggioranza è d’accordo, temendo il rischio di nuove elezioni in caso il governo non ottenga la maggioranza in questo voto, che successivamente si dovrà dimettere. La necessità di formare un nuovo governo emerge in due principali circostanze: Successivamente alle elezioni legislative, quindi si insidia un nuovo parlamento. Nel periodo di due elezioni legislative, in seguito alla caduta di un governo (sfiducia). Viene scelto un formatore (PM designato, solitamente il leader del primo partito che ha ottenuto il maggiore dei voti), il quale compito è di formare un governo: una volta disegnato in alcuni paesi vi è un voto di investitura, tramite cui si verifica che sia effettivamente sostenuto dalla maggioranza del parlamento, successivamente il CdS nomina ufficialmente il governo, che sarà libero di esercitare le sue funzioni fino alla prossima elezione legislativa o per un voto di sfiducia: questo passaggio della nomina di un nuovo governo, si ha attraverso un governo provvisorio, che per consuetudine si occupa solo degli affari correnti. Democrazia presidenziale: Il capo del governo è anche il capo dello stato chiamato presidente, eletto direttamente e talvolta indirettamente, dai cittadini per una durata di tempo prestabilita. Inoltre il governo non ha alcun tipo di rapporto di interdipendenza con il parlamento (≠ democrazia parlamentare), ma dipendono solo dai cittadini. Il parlamento non può sciogliere la legislatura e quest’ultima non può rimuovere il presidente (solo per infermità o atti criminali). Elezioni presidenziali —> sono sempre il punto di partenza nella formazione di un governo. Formazione del governo —> il presidente è sempre il formatore del governo, poiché non è necessario il sostegno della maggioranza legislativa, quindi quest’ultimo ha più discrezionalità e libertà nella scelta dei ministri, tanto nella capacità di sostituirli. Così però si formano dei governi divisi, cioè governi di minoranza in cui una maggioranza della legislatura si oppone esplicitamente al presidente. Durata del governo —> il presidente rimane in carica fino alla fine del mandato, in caso di decesso/ dimissioni, viene sostituito dal vicepresidente (no Zambia). È anche presente un limite di mandato in costituzioni di molti paesi, che stabiliscono il massimo di volte che un presidente può candidarsi. Democrazia semipresidenziale: In un sistema semipresidenziale (governo misto) il potere del governo è (con-)diviso tra: Primo ministro, tenuto in carica da un parlamento. Presidente, eletto dal popolo. L’equilibrio di potere tra presidente e PM varia molto da paese e paese. - Sistemi a tendenza parlamentare, il potere del governo è nelle mani del primo ministro, in cui il presidente non può destituirlo, che risponde solo al parlamento (es. Irlanda). Il nuovo parlamento avrà come compito quello di stabilire un nuovo governo (voto di investitura). - Sistemi a tendenza presidenziale, il governo dipende sia dal parlamento sia dal presidente, il quale ha potere di licenziare il governo (responsabilità presidenziale), quindi il presidente in carica è la carica politica più potente (es. Francia). La natura duale dei sistemi semi presidenziali implica la possibilità che si verificano periodi di coabitazione, ovvero quando il presidente e il primo ministro appartengono a diversi partiti e non alleati; però il partito del presidente non controlla la maggioranza del parlamento. Questa situazione si verifica quando le elezioni parlamentari e presidenziali non avvengono simultaneamente, che portano a conflitti, quindi il presidente può sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni. Forme di governo democratico parte due: (lezione 18) Durante la formazione di un nuovo governo, il PM designato propone nuovi ministri, ma la cui discrezionalità varia in base: Un singolo partito controlla la maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento, quindi il PM disegnato avrà ampia discrezionalità, ma viene considerato abbastanza raro, poiché è più frequente nei sistemi presidenziali, per formare un governo monopartitico. Nessun partito controlla la maggioranza del parlamento, il PM designato avrà un margine di scelta più limitato, poiché dovrà trovare un accordo con i leader di altri partiti, così da formare un governo di coalizione, raggiungendo la maggioranza in parlamento. Governo di coalizione —> un governo composto da esponenti di due o più partiti, sostenuto dai suoi parlamentari, tipico in situazioni di dissenso in cui nessun partito controlla da solo la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. Si forma attraverso un accordo tra il PM e vari leader di uno o più partiti, in cui: vengono offerte alcune cariche politiche e in cambio i leader offrono il sostegno dei vari parlamentari, così da raggiungere la maggioranza necessaria ad approvare il sostegno del governo. —> Legge di Gamson (regola della proporzionalità), le cariche politiche (i ministeri) sono spartite in maniera tendenzialmente proporzionale al peso (in seggi) di ciascun partito della coalizione, per raggiungere la maggioranza. Per capire quale coalizione sia la migliore, bisogna tener conto: Principio della parsimonia, cioè un PM vorrà cerare un’accordo con il minor numero possibile di partiti, poiché bisognerebbe dare maggiore sacrifici e quindi concedere maggior potere, per formare: - coalizione minima vincente (CMV), senza aggregare nessun partito ulteriore al necessario. - coalizione minima vincente minore (CVM minore), per ridurre anche il numero di seggi in eccesso. Ideologia, un PM designato preferirà allearsi con partiti ideologicamente vicini, da facilitare accordi sulle politiche di governo (coalizione connessa). Ideologia + parsimonia, il PM designato sceglierà una coalizione connessa minore e vincente (CMV connessa e minore), in cui la coalizione connessa sarà la più piccola possibile (pochi partiti, pochi seggi). Governo in Germania ovest 1987 Scenario 1: I leader interessati solamente alle “poltrone”, cioè a massimizzare il numero di portafogli ministeriali sotto controllo, il PM avrà come unica priorità la parsimonia, cercherà di minimizzare il numero di altri partiti all’interno della coalizione, anche a costo di allearsi con partiti ideologicamente distanti, per formare una coalizione minima vincente minore. Scenario 2: I leader sono interessati solamente a realizzare il loro programma di governo e le politiche pubbliche promesse agli elettori, quindi il PM designato sarà più interessato all’ideologia, stringendo accordi solo con partiti con ideologie simili, riducendo i sacrifici in termini di concessioni sull’agenda di governo che dovrà fare agli altri partiti, sempre attraverso una coalizione minima vincente connessa e minore (ideologia + parsimonia). Coalizione pre elettorali: Accordo stipulato prima delle elezioni, in cui due o più partiti si accordano per impegnarsi a lavorare insieme in caso di elettorale sfavorevole. In modo tale da: Benefici: - Favorire governi ideologicamente omogenei. - Ridurre tempi di negoziazione post - elettorale per formare un governo di coalizione. - Aumenta la trasparenza del processo di formazione dei governi e la legittimità del futuro governo, quindi i cittadini al momento del voto conoscono già, avendo maggiore controllo di questa alleanza. Criticità: - Non sono accordi vincolanti, poiché possono essere sciolte dopo le elezioni. - Il contenuto dell’accordo può essere molo preciso (es. liste elettorali comuni) o molto superficiali (es. impegno pubblico a governare insieme). Governi di minoranza: Nelle democrazie parlamentari, un governo di minoranza rimane in carica solo finche l’opposizione non voterà la sfiducia, così da farli cadere, anche se spesso sopravvive a lungo, per appoggio esterno di altri partiti (o anche di solo alcuni parlamentari), nessun partito vuole entrare a far parte del governo, ma allo stesso tempo sono disposti a votare a favore det. leggi o provvedimenti attraverso le maggioranze parlamentari ad hoc. ‣ Attenzione!! Il governo diviso dei sistemi presidenziali è una forma di governo di minoranza, ma nei sistemi parlamentari non può esistere un governo diviso. Queste forme di governo tendono ad essere più frequenti: quando non ce un formale voto di investitura per un nuovo governo, di conseguenza i partiti di opposizione non lo devono sostenere pubblicamente; oppure quando al governo non ce un partito di centro, che può trovare supporto sia da destra sia da sinistra, dato che nei partiti di opposizione non capita poiché troppo distanti ideologicamente. Governi a maggioranza eccedente: Il governo include più partiti di quelli necessari per il controllo della maggioranza legislativa, che si forma quando un paese attraversa una fase storica critica (es. governi dopo la WW2), nel momento in cui è necessario cambiare la costituzione, e vengono richieste super maggioranze parlamentari, infine quando può essere strategicamente utile, poiché un PM non si fida della lealtà dei partiti all’interno della coalizione di un governo temendo una defezione. Di conseguenza maggiore è il numero di gruppi discordanti che formano la maggioranza, più arduo è soddisfarli tutti, quindi più debole e instabile sarà il governo —> ipotesi di Lowell. Elezioni e sistemi elettorali: (lezione 20) Le elezioni rappresentano un’istituzione costante (o quasi) della politica contemporanea mondiale, che assegnano le seguenti funzioni: Assegnano alcune tra le principali cariche politiche, dando la legittimità a chi le detiene. Permettono di esprimere le preferenze dei cittadini, influenzando la politica con pari opportunità. Connettono governanti e governati, rendendo i primi responsabili nei confronti dei secondi. In modo tale da assegnare il potere, attraverso due tipi di elezioni: Legislative/parlamentari, assegnano i seggi dell’assemblea legislativa (parlamento) ai politici che si candidano al ruolo di rappresentativi dei cittadini. Presidenziali, assegnano la carica di capo del governo (presidente), nei sistemi presidenziali e semi presidenziali. I sistemi elettorali: L’insieme di leggi che regolano la competizione elettorale tra candidati e partiti, fanno riferimento a: Formula elettorale, - Meccanismo attraverso cui i voti sono convertiti in assegnazione delle cariche politiche. - Tre principali forme: maggioritario, proporzionale e misti. Ampiezza del consiglio elettorale, attraverso la manipolazione dei confini dei collegi elettorali volta a favorire un certo candidato o partito politico: - Collegio elettorale: aree geografiche in cui il territorio di uno Stato è suddiviso con seggi elettorali a fini elettorali, quindi tante piccole elezioni nei collegi elettorali. - Ampiezza del collegio: numero di seggi per legge assegnati a ciascun elettorale, che possono essere uninominali (assegnano un seggio) e plurinominali (due o più seggi). Struttura del voto, modalità con cui l’elettore esprime il proprio voto, che può essere: - Voto incentrato sui candidati o sui partiti. - Voto singolo o multiplo, con uno o più voti a disposizione per i cittadini per la stessa elezione. - Possibilità di ordinare le preferenze, rispetto ai candidati nelle elezioni. Ci possono essere delle varianti, ovvero: Sistemi maggioritari, viene assegnata la vittoria ai candidati che ricevono il maggior numero di voti, basati su collegi uninominali, distinti in base al tipo di maggioranza richiesta: - Assoluta, vince chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti (50% + 1). - Relativa/semplice, vince chi ottiene più voti rispetto agli altri anche se non raggiunge il 50% + 1. Sistemi proporzionali, basati sul principio della rappresentanza, assegnano ai partiti una quota di seggi proporzionale alla quantità di voti ricevuti, quindi alla porzione dei cittadini che essi rappresentano. Basati su collegi plurinominali, dato che è impossibile dividere un solo seggio tra più partiti. Sistemi misti, in cui una parte dei seggi sono assegnati in base a un sistema maggioritario e l’altra parte sono assegnati in base a un sistema proporzionale. Sistemi maggioritari uninominali a turno unico (MUTU): Sistema incentrato sui candidati, in base al quale gli elettori esprimono un solo voto in collegi uninominali, dove è eletto il candidato che ottiene la maggioranza relativa dei voti, ovvero almeno un voto in più degli altri candidati —> first past the post. Rappresenta il sistema elettorale maggioritario più utilizzato, come in Uk, India e Canada, dato che è semplice, produce un chiaro vincitore (governo monopartitico) e rafforza il rapporto di responsabilità tra candidato ed elettore nel collegio. Ma molto spesso produce risultati poco rappresentativi della volontà popolare. Sistema maggioritario a doppio turno (SDT): Sistema incentrato sui candidati e basato su collegi uninominali, in cui sono previsti due turni di votazioni. Se un candidato ottiene la maggioranza assoluta (50% +1) dei voti al primo turno, allora viene immediatamente eletto, però se nessun candidato ottiene la maggioranza, allora si svolge un secondo turno: A maggioranza assoluta (ballottaggio), raggiungono solo i due candidati con più voti e vince chi ottiene la maggioranza dei voti, molto comune nei sistemi presidenziali. A maggioranza semplice, di cui ne partecipano i candidati che superano una soglia stabilita, quindi vince chi ha il maggior numero dei voti (es. elezioni legislative francesi). In questo caso i sostenitori hanno più possibilità di scelta, di conseguenza i candidati al secondo turno sono incentivati a stringere degli accordi con altri leader sconfitti, ma allo stesso tempo bisognerà sostenere maggiori costi sia per organizzare nuove elezioni ma anche per gli elettori. Elezioni e sistemi elettorali parte due: (lezione 21) Nei sistemi proporzionali, i seggi in parlamento vengono distribuiti in base alla percentuale di voti ricevuti dai partiti, rendendo il sistema più rappresentativo delle preferenze elettorali. Questi seggi vengono assegnati in collegi plurinominali, dove ogni partito presenta una lista di candidati. Per determinare quanti seggi spettano a ciascun partito, esistono diverse formule: quote, ovvero il numero di voti necessari affinché un partito ottenga un seggio nel collegio (es. Quota Hare), oppure i divisori, in cui i voti di ciascun partito vengono divisi per una serie di numeri (divisori) assegnati ai partiti con i quozienti più alti. L’effettiva proporzionalità del sistema può però variare in base all’ampiezza dei collegi e alle soglie elettorali: la soglia naturale, che si verifica quando un partito non ottiene abbastanza voti per conquistare un seggio, e la soglia legale, stabilita dalla legge per impedire ai partiti molto piccoli di accedere al parlamento, così da ridurre la frammentazione politica. Inoltre ci sono anche diverse tipi di liste di partito: - Lista chiusa, l’ordine dei candidati è determinato dal partito stesso e gli elettori non possono esprimere una preferenza per un det. candidato (Italia). - Lista aperta, gli elettori possono indicare non solo il partito preferito, ma anche il candidato preferito all’interno della lista di quel partito. - Lista libera, gli elettori hanno più voti a disposizione, che possono assegnare all’interno di un’unica lista di partito o anche tra liste di partiti diversi. I sistemi elettorali misti: I membri del parlamento sono eletti attraverso due sistemi: maggioritario, sono assegnati un certo numero di seggi (a livello collegio) e quelli proporzionali, sono assegnati la restante parte dei seggi (livello regionale/ nazionale). Si differenziano in: Indipendenti, le componenti maggioritarie e proporzionali sono applicate in maniera indipendente l’una dall’altra, in cui l’equilibrio tra componente maggioritaria e proporzionale varia da paese a paese. Dipendenti, in cui l’applicazione della componente proporzionale dipende dall’effettiva distribuzione dei seggi prodotti dalla componente maggioritaria, finalizzata a compensare la differenza prodotta dalla componente maggioritaria a livello di collegio. Partiti e sistemi di partito: (lezione 22) I partiti politici sono attori centrali nella vita politica dei paesi democratici e non, composti da un gruppo di persone che si aggregano e coordinano le proprie azioni con lo scopo di partecipare alle elezioni per ottenere e/o mantenere il controllo sulle cariche politiche, influenzando le scelte del governo relative alle politiche pubbliche, ne fanno parte: alcuni funzionari del partito e i cittadini che lo sostengono (attraverso il voto). Tale coordinamento faciliterà il raggiungimento di alcuni obbiettivi: Vote seeking, i partiti partecipano alle elezioni e competono tra loro per il voto dei cittadini. Office seeking, i partiti mirano ad ottenere o mantenere il controllo sulle cariche politiche. Policy seeking, i partiti mirano ad influenzare le politiche pubbliche. Le loro funzioni possono essere raggruppate in tre categorie principali: Funzioni a livello della società, - Mobilitazione, i partiti incoraggiano i cittadini a votare ed a partecipare ad eventi pubblici di carattere politico, incluse le proteste. - Rappresentanza, poiché i partiti rappresentano i cittadini: ‣ Fungono da agenti politici, svolgono le funzioni per cui i cittadini non hanno tempo/abilità. ‣ Articolano e promuovono gli interessi, parlano e agiscono per conto dei loro sostenitori. ‣ Strutturano le preferenze degli elettori, cioè gli indicano come pensarla riguardo det. questioni. Funzioni a livello delle istituzioni, - Socializzazione, i partiti rappresentano un luogo di socializzazione per il personale politico, imparando il mestiero lavorando a stretto contatto con quest’ultimi. - Coordinamento dei parlamentari, mantengono la disciplina all’interno del proprio gruppo parlamentare attraverso un capo gruppo. ‣ Gruppo parlamentare: insieme di parlamentari che appartengono allo stesso partito. ‣ Disciplina: partecipare ai lavori del parlamento, votando secondo le indicazioni del partito. Funzioni di collegamento società-istituzioni, - Competizione elettorale, i partiti svolgono un ruolo centrale nelle lezioni, che a loro volta rappresentano l’istituzione che lega i governanti e i governati. ‣ Reclutano e selezionano il personale politico. ‣ Sviluppano programmi politici per attrarre gli elettori. ‣ Conducono le campagne elettorali. Modelli di partito politico: Possono essere identificati quattro modelli principali di partito politico: Partiti d’élite (XIX secolo), la prima forma di partito politico moderno, in cui la partecipazione politica era molto limitata e ampie fasce della popolazione erano escluse; si formavano su iniziativa di alcuni membri del parlamento attraverso un’azione politica coordinata, composta da esponenti del ceto medio-alto. Poiché così ristretta non c’era la necessità di organizzare alcun tipo di propaganda. Partiti di massa (XIX - XX secolo), si sono formati grazie alla necessità di mobilitare e organizzare grandi masse di cittadini esclusi dalla vita politica, per indurle a sostenere i leader che rappresentavano i loro interessi, era composta da: - Sede centrale nazionale. - Apparato burocratico che collegava sedi locali, servizi e organizzazione del partito. Partiti elettorali (metà XX secolo), i partiti hanno perso buona parte del loro radicamento nel territorio, perciò hanno adottato un’organizzazione più leggera, focalizzandosi sulla comunicazione e sui leader: - Partiti pigliatutto, le ideologie e la difesa degli interessi di classe sono rimpiazzati dalla ricerca di consenso in diversi gruppi sociali. - Partiti personali, spesso creati da uomini d’affari, che reclutano il personale politico. - Partiti cartellizzati, tendenza dei gradi partiti a formare insieme una sorta di “cartello” per difendere la loro posizione privilegiata e l’accesso al potere. Partiti non mainstream (ultimi decenni), nuove forme di partito molto diverse fra loro, che condividono due elementi importanti: si distinguono dai partiti tradizionali e mirano al sentimento della frustrazione diffuso nei cittadini a causa di quest’ultimi. - Partiti anti cartello, mirano a rappresentare il cittadino comune, focalizzandosi su problemi molto specifici (es. immigrazione), proponendo soluzioni semplici a problemi complessi (es. p. populisti). - Partiti di nicchia, si concentrano sulla rappresentanza di gruppi sociali minoritari (es. p. estremisti). La teoria dei cleavages: Lipset e Rokkan (1967) riducono la nascita delle principali famiglie politiche (insieme di tratti ideologici che accomunano alcuni partiti) ad alcune fratture (cleavages) durante il XIX-XX secolo: queste fratture sono conflitti sociali o culturali storicamente determinanti che tendono a dividere i membri di una società in fazioni caratterizzate da differenti interessi a preferenze, in particolare ce ne sono state: Formazione stati-nazione, - Frattura centro-periferia, a causa della centralizzazione del potere politico, molti stati erano popolati da gruppi con diversa etnia e lingua, entrano in conflitto con lo Stato centrale per cause amministrative e culturali, dando vita a partiti regionalisti e etnici. - Frattura stato-chiesa, i governi cercarono di porre fine o limitare i privilegi del clero, soprattutto il suo ruolo nell’istruzione e la sua influenza politica, così da portare alla nascita della formazione di partiti conservatori e religiosi. Fratture emerse dalla rivoluzione industriale, - Frattura città-campagna, gli agricoltori furono favorevoli a politiche economiste protezionistiche contro gli imprenditori favorevoli al libero mercato, creando partiti agrari e contadini. - Frattura capitale-lavoro, tra la borghesia imprenditoriale-industriale e la classe operaia, in cui veniva chiesto la promozione dei diritti sociali e la richiesta di provvedimenti di wellfare, che portò alla nascita dei partiti socialisti. Altre fratture, - Frattura comunismo-socialismo, di conseguenza alla rivoluzione sovietica in Russia, che portò alla formazione dei partiti comunisti all’interno dei partiti socialisti. - Frattura materialismo-post materialismo (‘60-‘70), emerso dopo il boom economico della WW2, in cui si formò una divisione tra le generazioni del popolo, formando i partiti della nuova sinistra. - Frattura della globalizzazione, dopo la penalizzazione di gruppi sociali, si formarono partiti localisti, nativisti e neo-protezionisti. Partiti e sistemi di partito parte due: (lezione 23) I sistemi partitici, sono l’insieme di partiti operanti nell’arena politica di un certo paese, classificati in base alla loro forma, che a sua volta dipende dal numero e dalla dimensione dei partiti: in termini di voti (sostegno popolare), seggi e la loro influenza in un paese. Per stabilire i partiti rilevanti si utilizzano due strategie: Valutare la rilevanza strategica dei partiti, a prescindere dai voti e seggi, ma in base al potenziale di: - coalizione, essere rilevanti nel formare i governi di coalizione. - di ricatto, essere capaci di influenzare le decisioni del governo. Misurare il numero effettivo di partiti (NEP), tramite un’indicatore basato sulle dimensioni dei partiti in termini di voti o seggi (maggiormente oggettivo), tramite: - Numero effettivo di partiti elettorali (NEPE), quanti partiti riescono effettivamente ad attrarre i voti. - Numero effettivo di partiti parlamentari (NEPP), quanti partiti riescono ad entrare in parlamento. Esempio: numero effettivo dei partiti Indice che conta i partiti solo se guadagnano voti (NEPE) o seggi (NEPP), tenendo conto di quanti ne ricevono. I partiti più grandi pesano di più rispetto ai partiti più piccoli nel conteggio complessivo del numero effettivo di partiti presenti nel sistema partitico di un paese. NEPE: i partiti sono contati e esaminati in base ai voti che ricevono alle elezioni: 1/(Σv2) —> (somma dei quadrati delle percentuali di voti ottenuta alle elezioni)/1 NEPP: i partiti sono contati e esaminati in base ai seggi che ricevono alle elezioni: 1/(Σs2) —> (somma dei quadrati delle percentuali di seggi ottenuta da ciascun partito)/1 Varietà di sitemi di partito: Si possono distinguere quattro forme di sistema politico: Sistemi apartitici, non è presente alcun tipo di partito politico ufficiale, infatti si trova in un limitato numero di paesi, caratterizzati da popolazioni molto piccole (es. Micronesia). Sistemi a partito (pre)-dominante, presenza di due o più partiti, ma di fatto un partito ha realistiche possibilità di vincere le elezioni e governare, infatti un è partito (pre)-dominante se è in grado di vincere ripetutamente le elezioni con maggioranze assolute (es. India 1947-1975, Congress Party) Sistemi bipartitici, presenza di due o più partiti, ma di fatto solo due partiti hanno realistiche possibilità di vincere le elezioni e governare, in cui c’è una frequente alternanza al potere tra i due partiti (es. Usa). Sistemi multipartitici, presenza di più di due partiti che hanno realistiche possibilità di vincere le elezioni o per formare un governo, con delle sotto categorie: - moderati, limitata distanza ideologica tra i partiti, con una convergenza verso il centro (es. Germania, periodo Merkel). - polarizzati, grande distanza ideologica tra i partiti, spesso caratterizzati dalla presenza di partiti di estrema destra e sinistra, di un partito relativa grande al centro (es. Italia 1946-1992). - bipolari, simili al sistema bipartitico, ma i due principali sfidanti sono costituiti da coalizioni di partiti più o meno stabili (es. 1994-2013). La teoria di Duverger: le determinanti dei sistemi partitici Il numero effettivo di partiti politici presenti in un paese è il risultato di due fattori: Fratture sociali, esistenti in un paese determinano la domanda per i partiti politici di rappresentare gruppi sociali derivati da tali fratture: maggiore il numero di fratture, maggiori sono i partiti e rappresentanza politica, se le fratture sono trasversali, aumenteranno i partiti politici. Istituzioni elettorali, influenzano il numero effettivo di partiti in parlamento. Nei sistemi non proporzionali (es. MUTU), le divisioni sociali tendono a trasformarsi meno in nuovi partiti politici, poiché in questi sistemi sono presenti due ostacoli: Effetto meccanico, poiché i voti non si trasformano in seggi in modo uguale per tutti i partiti, dato che i partiti grandi sono favoriti (più seggi che voti) e penalizzando quelli piccoli (più voti che seggi). Effetto strategico, gli elettori tendono a votare per i partiti che hanno più possibilità di vittoria, invece di scegliere un partito più piccolo che rischia di non ottenere i seggi, riducendone il numero. Bicameralismo, costituzionalismo, federalismo: (lezione 24) Le democrazie contemporanee prevedono diverse istituzioni che contribuiscono alla limitazione del potere del governo, in particolare: parlamenti, costituzioni e federalismo. Parlamento e bicameralismo: I principi e funzioni del parlamento riguardano la rappresentanza degli interessi dei cittadini presso le istituzioni, approvando le leggi e controllando il governo. In base al numero di camere da cui sono composti, i parlamentari si distinguono in: Parlamenti unicamerali, le deliberazioni avvengono in una singola assemblea. Parlamenti bicamerali, le deliberazioni avvengono in due assemblee distinte. - Camera bassa, tutti i suoi membri sono eletti direttamente dai cittadini. - Camera alta, possono essere molto diversi e cambia in base al paese, che può includere: ‣ Eletti, la maggior parte dei membri, con requisiti di eleggibilità (es. più di 40 anni). ‣ Nominati, in base a determinate qualità o nominati dagli Stati regionali. ‣ Ereditari, una piccola parte (es. Camera dei Lord, UK). La creazione del bicameralismo risale dal’Inghilterra nel XIV secolo, in modo tale da attribuire la rappresentanza sia agli aristocratici sia la gente comune, per migliorare il processo legislativo con maggiori controlli; in alcuni paesi, soprattutto quelli federali, il bicameralismo ha una seconda funzione, ovvero di creare una camera delle regioni, come una camera alta che rappresenta gli interessi delle diverse regioni. Ci sono paesi che sono caratterizzati da bicameralismo: Congruente, le due camere hanno una composizione politica simile, quando vengono elette con lo stesso metodo e nello stesso momento. Incongruente, le due camere hanno composizione politica differente, con la camera bassa che rappresenta gli elettori a livello nazionale e la camera alta rappresenta le unità regionali. Inoltre viene distribuito in maniera diversa anche il potere: Simmetrico, le due camere svolgono lo stesso Asimmetrico, la camera bassa ha più potere di tipo di funzione (es. Italia, Svizzera) quella alta, ma mai il contrario. Costituzionalismo: La costituzione fornisce la fonte dell’autorità statale e detta le “regole del gioco”: codificata, scritta in un unico documento, e non codificata, si basa su diverse fonti che possono essere scritte o non scritte, anche se la principale distinzione riguarda la modificabilità: Flessibile, non prevede procedure di modifica speciali e può essere cambiata in qualsiasi momento con il sostegno di una maggioranza parlamentare. Le leggi costituzionali hanno lo stesso status giuridico di qualsiasi altra legge. Rigida, può essere modificata solo attraverso una procedura speciale di revisione (es. referendum), in cui le leggi costituzionali hanno uno status giuridico superiore alle leggi ordinarie, attraverso la legge sovraordinata, in cui tutela alcuni principi, diritti e regole che non possono essere modificati con il 50%+1. Sistemi di giustizia costituzionale: I sistemi di giustizia costituzionale servono a garantire che le leggi e le decisioni rispettino la costituzione, in particolare attraverso l’annullamento di leggi, provvedimenti giudiziari o di sentenze: Tipo, - Astratto, controllo delle leggi in assenza di un conflitto reale e specifico. - Concreto, controllo delle leggi per una caso giuridico specifico. Tempistica, - A priori, avviene prima che una legge sia promulgata. - A posteriori, avviene successivamente all’emanazione di una legge. Giurisdizione, - Centralizzato, può essere esercitato solo da un’apposita corte costituzionale. - Decentralizzato, può essere attuato da qualsiasi giudice o corte. Così da formare il modello: Americano, controllo concreto, con tempistica a Europeo, sia concreto che astratto, sia a posteriori e decentralizzato (es. USA). posteriori sia a priori, e centralizzato (es. Italia). Federalismo: In uno stato federale, la sovranità è ripartita su almeno due livelli territoriali (centrale e regionale), in cui ognuno di essi ha una sua autonomia e potere finale su almeno un settore specifico. Vengono definiti tre requisiti strutturali: Divisione geopolitica, il paese è diviso in regioni con i propri governi, che non possono essere eliminati dal governo centrale. Indipendenza, il governo centrale e i governi regionali sono eletti in modo separato e non dipendono l’uno dall’altro. Governance diretta, ogni livello di governo può prendere decisioni in modo autonomo negli ambiti delle politiche pubbliche. Il federalismo è relativamente raro e può comprendere sia paesi molto grandi sia molto piccoli (es. Brasile e Belgio), inoltre democrazia e l’autocrazia possono adottare questo tipo di struttura federale (es. EAU). Esistono diversi tipi di federalismo: Origini, - Associativo, stati precedentemente sovrani accettano di rinunciare parte della loro sovranità e mettono da parte alcune delle proprie risorse in comune (es. Svizzera). - Dissociativo, il governo di uno Stato unitario sceglie di decentralizzare parte del proprio potere ai governi subnazionali (es. Belgio). Composizione demografica, - Congruente, le unità territoriali hanno una composizione demografica simile, dal punto di vista etnico, culturale e religioso (es. USA). - Incongruente, unità territoriali con diversa composizione demografica (es. Belgio). Poteri, - Simmetrico, le unità territoriali hanno identici poteri (es. USA). - Asimmetrico, alcune entità territoriali dispongono di poteri più estesi rispetto ad altri per soddisfare le esigenze di specifiche comunità (es. Quebec in Canada). Il funzionamento del federalismo dipende dal decentramento del potere, cioè da quanto i governi regionali possono agire indipendentemente dal governo centrale. Anche se è molto legato alle risorse fiscali: più tasse gestiscono le regioni, maggiore è il decentramento e minore il controllo dello Stato centrale. La teoria dei veto players: (lezione 26) Questa teoria sviluppata da Tsebelis è necessaria per capire i processi decisionali sulle politiche pubbliche. I veto players sono attori con potere di veto, quindi impedire al governo di uno stato di prendere delle decisioni (es. corte costituzionale) e modificare determinate leggi. Veto players —> un attore individuale o collettivo il cui consenso è necessario affinché si possa modificare lo status quo, quindi lo stato attuale delle cose; viene affidato questo potere ad attori istituzionali (es. governi locali) e attori partitici (es. partiti di opposizione): più sono gli attori che prendono parte a un processo decisionale e più distanti saranno le loro preferenze, quindi maggiori saranno le difficoltà nel giungere ad una decisione, proprio per questo ci sarà una maggiore stabilità delle politiche pubbliche, con meno cambiamenti e meno spazio di manovra per chi controlla il governo. La distanza tra SQ e A indica l’obbiettivo del primo ministro, ma esistono varie alternative allo status quo rispetto al quale esso è indifferente, che si rappresenta con una curva di indifferenza, ovvero quel cerchio in cui tutte le posizioni sulla curva sono equidistanti dal punto ideale di A. Inoltre A preferisce qualsiasi posizione all’interno della circonferenza poiché si avvicinano di più alla sua idea, al contrario le posizioni più distanti dalla curva favoriranno lo status quo (non cambia la situazione). Sono presenti degli attori C e B con cui A (primo ministro) si deve confrontare per decidere se cambiare lo status quo, in questo modo entrambi hanno una propria curva dell’indifferenza, tutti passanti per SQ: l’area in grigio (winset) è il risulto dell’insieme delle curve, che costituiscono l’insieme vincente. Il primo ministro A stabilisce l’agenda del governo e formula le proposte, tenendo conto che deve ottenere il consenso di B e C, perciò dovrà utilizzare la manovra del winset (WSa), quindi il punto più vicino al punto ideale di A e per cui è accettabile anche dagli altri attori. Di conseguenza le dimensioni dell’insieme vincente (winset) influenzano: l’esito dei processi decisionali e la capacità dell’agenda setter di modificare lo status quo a suo piacimento. Al diminuire delle dimensioni del winset Al contrario, al crescere delle dimensioni del - Aumenta la stabilità delle politiche pubbliche. winset: - Diminuisce l’entità dei cambiamenti nelle - Aumenta la probabilità di cambiamenti, anche politiche pubbliche. più radicali. - Diminuisce la capacità di manovra dell’agenda - Maggiore capacità di manovra dell’agenda setter. setter (primo ministro). Ci sono dei fattori principali che determinano la grandezza del winset: il numero dei veto players, che può diminuire o rimanere invariata, e la distanza dell’ideologia tra essi, che prob. diminuirà la sua grandezza. Le politiche pubbliche: (lezione 27) Le politiche pubbliche sono azioni, o più frequentemente gruppi di azioni perché collegate, che un governo decide di compiere per raggiungere alcuni obbiettivi pre determinati e per risolvere dei problemi, in cui se ne distinguono tre principali, in base al diverso tipo di obbiettivo che vogliono raggiungere: Distributive, creano nuove risorse per poi distribuirle a determinati gruppi destinatari. Redistributive, trasferiscono risorse esistenti da un gruppo sociale ad un altro. Regolative, fissano condizioni e limiti di comportamento in specifici settori. La formazione delle politiche pubbliche: Il processo di formazione delle politiche pubbliche può essere suddiviso in cinque fasi (policy cycle): 1. Definizione dell’agenda, fase iniziale in cui un governo identifica quali sono i problemi da affrontare per inserirli nell’agenda, in cui viene stabilito l’ordine di priorità in base all’urgenza e alla gravità, oppure in base alle preferenze politiche. Definiti attraverso tre modalità: - Outside initiation, i cittadini richiamano l’attenzione del governo sui problemi. - Mobilization, il governo inserisce un’iniziativa direttamente nell’agenda e tenta di mobilitare il pubblico sulla sua importanza. - Inside initiation, un certo problema guadagna l’attenzione del governo grazie alle pressioni da parte dei diversi gruppi influenti che sfruttano le loro connessioni con il governo per inserirli nell’agenda, ma molto spesso si tratta di questioni di interessi privato. 2. Formulazione, di proposte di soluzione a tali problemi consultando esperti. 3. Scelta, di una delle soluzioni proposte, in base ai costi e benefici, modificandone anche quelle già esistenti che comportano ulteriori costi (path dependence) e infine agli interessi/preferenze politiche. 4. Attuazione, della soluzione (messa in opera), creando nuove leggi e predisponendo un budget. 5. Valutazione, dell’impatto della politica pubblica, tenendo in considerazione, per esempio il funzionamento degli strumenti predisposti e la soddisfazione dei destinatari. Questo processo può portare al policy learning, attraverso la valutazione si può imparare e di decidere le politiche pubbliche future: - Espandere una politica pubblica, in caso di buoni risultati viene estesa l’attuazione da un punto di vista territoriale, temporale e sociale. - Modificare, per correggere alcuni problemi riscontrati. - Terminare, perché il problema è stato risolto oppure perché si è rivelato fallimentare. La dimensione internazionale delle politiche pubbliche: I processi di formazione delle politiche pubbliche nazionali possono essere influenzati da attori internazionali, creando una convergenza, cioè un progressivo aumento della somiglianza delle politiche pubbliche adottate da diversi paesi, che possono portare a vari processi: Imposizione, un attore esterno impone ad altri stati l’adozione di alcune politiche, spesso come condizione per accedere ad alcuni benefici (es. adesione EU) o per evitare sanzioni. Armonizzazione, gli stati appartenenti a una stessa organizzazione internazionale accettano volontariamente un adozione di politiche simili in un det. settore (es. lotta al cambiamento climatico). Trasferimento, più o meno deliberato processo di imitazione che spesso avviene tra paesi che si percepiscono come “simili”. Come decidere le politiche pubbliche? La maggior parte di queste decisioni hanno una natura collettiva, che risultano da un confronto di diversi attori con diverse preferenze, ma molto spesso la razionalità individuale non è sufficiente ad assicurare la razionalità collettiva (paradosso di Condorcet). L’incapacità di arrivare ad una decisione, evidenzia un problema più generale che affligge i processi decisionali di un gruppo: —> Teorema di Arrow: nessuna regola o procedura decisionale può garantire che si giunga a una decisone di gruppo senza fare qualche sacrificio in termini di equità: si estromette qualcuno dal processo decisionale senza considerare le sue preferenze, oppure affidare a qualcuno il potere di definire l’agenda (agenda setter), quindi gli vengono affidati il potere del giorno nei processi decisionali. Modelli di democrazia: (lezione 29) I governi democratici sono l’espressione della volontà del popolo, che riflettono due visioni di democrazia: Visione maggioritaria, decisioni del governo che dovrebbero riflettere la volontà della maggioranza, quindi il potere sarà concentrato nelle mani di chi rappresenta la maggioranza (es. UK). Visione consensuale, decisioni del governo che dovrebbero emergere da un compromesso tra i principali gruppi politici, quindi è disperso tra i rappresentanti dei vari cittadini (es. Belgio). Effettivamente un paese non aderisce ad uno specifico modello, ma possono tendere verso uno piuttosto che l’altro, dipende dalle scelte istituzionali compiute da uno stato. Le istituzioni vengono tenute in considerazione in base alla loro capacità di concentrare (v. magg.) o disperdere (v. cons.) il potere, tra cui per esempio, le leggi elettorali (maggioritario vs proporzionale) e i sistemi partitici (bipartitico vs multipartitico). Forme di governo e democrazia: Le forme di governo sono più difficili da ricollegarle ai due modelli di democrazia: Parlamentare, il collegamento tra esecutivo e legislativo rappresentano un elemento di concentrazione del potere, che potrebbe avvicinarlo al modello magg., ma in molti altri paesi questa forma convive con altre istituzioni tipicamente consensuali. Presidenziale, la netta divisione del potere tra esecutivo e legislativo rappresenta un elemento di dispersione del potere, che potrebbe avvicinarlo al modello cons., anche se in molti paesi sono presenti varie istituzioni magg. Responsabilizzazione del governo (accountability): Misura con cui gli elettori sono in grado di premiare o punire politici/partiti per il comportamento tenuto al governo. Questo sistema funziona grazie: - Voto retrospettivo, se i cittadini sono soddisfatti rivoteranno alle elezioni un certo leader/partito, il contrario accadrà se saranno insoddisfatti. - Chiarezza di responsabilità, la misura con cui gli elettori possono identificare chi è responsabile delle politiche pubbliche eseguite. Rappresentanza: Si può definire in due modi: - Congruenza, si riferisce alla misura con cui il governo e il parlamento catturano la varietà delle preferenze politiche presenti nella società in un det. momento storico. - Reattività, si riferisce alla misura con cui i cambiamenti, che possono avvenire nelle preferenze dei cittadini, portano ad altrettanti cambiamenti nella composizione del parlamento, del governo e dell’influenza dei diversi partiti sulle decisioni politiche. Bisogna tener conto della capacità dei governi di raggiungere diversi obbiettivi, di conseguenza anche il rapporto che viene instaurato tra cittadini e governanti: Democrazie maggioritarie, offrono maggiori livelli dei responsabilizzazione, instaurando un rapporto di delega, in cui i cittadini indicano ai governi quali politiche pubbliche realizzare, poi valutando la loro performance. Democrazie consensuali, offrono maggiori livelli di rappresentanza, instaurando un rapporto fiduciario con i cittadini, che scelgono i propri rappresentanti e così promuovono e difendono i loro interessi. La proposta di riforma premierato: Per affrontare i problemi di instabilità nel governo italiano, è stata proposta la riforma Meloni-Casellati, introducendo il premierato, che è composto da: Elezione diretta, a suffragio universale del presidente del consiglio per 5 anni. Elezione contestuale di camere e presidente del consiglio. Premio se si raggiunge la maggioranza di seggi, in entrambe le camere alle liste. Il premierato è quindi un tentativo di istituire un capo di governo forte in un sistema parlamentale, che può essere fatto con la nomina e la revoca dei ministri, oppure con il voto di fiducia costruttivo; ma resta il volere di non nomina del primo ministro in un sistema parlamentare perché non rafforza il governo.

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