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PrudentOnyx5224

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Cicerone

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Roman history rhetoric ancient Rome political science

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This document is an excerpt of the Catilinarian orations by Cicero, a famous Roman statesman and orator. The text provides a summary and analysis of the speeches, focusing on the rhetorical techniques and political context of the time.

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EXORDIUM :CICERONE SMASCHERA CATILINA I CATILINARIA 1-3 Riassunto. Siamo nell’aula del Senato l’8 novembre del 63 a.C., poche ore dopo che Cicerone era venuto a conoscenza di alcuni dettagli importanti sulla congiura grazie ad una delazione. Non essendo in grado di ad...

EXORDIUM :CICERONE SMASCHERA CATILINA I CATILINARIA 1-3 Riassunto. Siamo nell’aula del Senato l’8 novembre del 63 a.C., poche ore dopo che Cicerone era venuto a conoscenza di alcuni dettagli importanti sulla congiura grazie ad una delazione. Non essendo in grado di addurre prove oggettive a sostegno della colpevolezza di Catilina, che gode ancora della fiducia di una parte del Senato, l’oratore punta sulla forza trascinante della sua eloquenza dando il massimo risalto agli indizi a sua disposizione e avvalendosi di tutti gli strumenti retorici atti a suscitare allarme e preoccupazione per le sorti della patria. Il principale scopo perseguito da Cicerone è indurre Catilina a fuggire da Roma e unirsi alle forze armate che il complice Manlio sta raccogliendo in Etruria, dimostrando così a tutti di aver effettivamente concepito e messo in atto un progetto rivoluzionario. Porcio Leca era un importante senatore romano aderente alla congiura di Catilina. GIOVE STATORE :Il tempio aveva questo nome perché nel punto in cui sorgeva il dio avrebbe fermato l’avanzata dei sabini durante la guerra contro Romolo (Stator ha infatti la stessa radice del verbo stare, “stare fermo”). Il luogo era stato probabilmente scelto da Cicerone anche per il suo nome beneaugurante, che sembrava indicare che l’attacco dei catilinari allo Stato sarebbe stato bloccato. 3 Cicerone comincia proprio in questo modo le altre tre Catilinarie. 4 Cioè “all’improvviso”, “bruscamente”. 5 abutere: forma alternativa usata al posto del normale abuteris, seconda persona singolare passiva del futuro semplice del verbo deponente abutor, abuteris, abusus sum, abuti. 6 Quam: avverbio interrogativo, “quanto”. 7 sese … iactabit: letteralmente questa frase si tradurrebbe con “getterà sé stessa”, ma è meglio tradurla in italiano col verbo “arrivare”. 8 audacia: è una vox media, ovvero un termine che può assumere valori positivi (“coraggio”) o negativi (“sfrontatezza”) in base al contesto in cui si trova. In questo caso prevale il secondo significato, dal momento che Cicerone non è qui interessato a fare un ritratto paradossale di Catilina come quello compiuto da Sallustio nel De Catilinae coniuratione, ma solo a rendere il suo nemico agli occhi dei senatori presenti un delinquente privo di sfumature positive e di rara crudeltà. 9 -ne: la particella enclitica -ne serve semplicemente a introdurre una frase interrogativa quando non ci sono altri avverbi, pronomi, aggettivi interrogativi. 10 nocturnum praesidium Palati: si tratta dei soldati posti a guardia del tempio di Giove Statore dove si stava riunendo il senato 11 vigiliae: è un termine della prima declinazione che muta il proprio significato in base al contesto in cui si trova. Quando è al singolare, generalmente significa “turno di guardia” (seguendo un uso militare, la notte veniva divisa in quattro veglie, ovvero turni di guardia). Quando è al plurale (come in questo caso) assume solitamente il significato di “sentinella notturna”. Quella di posizionare sentinelle notturne in città con funzioni di sicurezza (simili a quelle adottate oggi dalla nostra polizia) non era abituale nella Roma repubblicana (un corpo stabile di vigili venne creato solo da Augusto). Cicerone cita infatti questo particolare per caratterizzare ulteriormente il clima di anormalità che vigeva in città a causa di Catilina. 12 munitissimus habendi senatus locus: “habendi” è gerundivo concordato con “senatus” (genitivo singolare della quarta declinazione). Habere senatum è un gergo tecnico che indica l’azione di “adunare il senato”. 13 nihil: all’interno di questa interrogativa troviamo una sequenza anaforica di ben sei nihil. NIhil in questo caso ha valore avverbiale (come succede spesso ai pronomi in forma neutra). 14 constrictam: participio perfetto del verbo constringo, constringis, constrinxi, constrictum, constringere, composto di cum e stringo (letteralmente “stringere assieme”). Il participio ha valore di attributo ed è concordato a “coniurationem”. Il participio regge l’ablativo “scientia”, con valore di complemento di causa efficiente. 15 teneri: infinito passivo del verbo teneo, tenes, tenui, tentum, tenere, retto dal verbo “vides”, con soggetto in accusativo “coniurationem tuam”. Il verbo“teneo”, che solitamente vuol dire “tenere”, assume il significato di “tenere sotto controllo”. 16 Proxima: l’aggettivo può avere sia valore spaziale (“più vicino”) che temporale. Nel secondo si intende un periodo di tempo non lontano da chi parla, che può trovarsi nel passato (come in questo caso) o nel futuro. 17 quid consilii: “consilii” è genitivo partitivo retto da “quid”. 18 nostrum: il pronome personale nos possiede due genitivi: 1)“nostri”, usato come normale complemento di specificazione (“di noi”); 2) “nostrum”, usato come partitivo (“tra noi”). 19 quem nostrum ignorare arbitraris: si tratta della frase principale interrogativa che regge le cinque precedenti subordinate interrogative indirette (Quid...quid...ubi...quos...quid). 20 O tempora! O mores!: L'esclamazione, divenuta quasi proverbiale, viene ripresa da Cicerone anche in altre opere (In Verrem II, 4,56, Pro rege Deiotaro, 31). Il porre il passato sotto una luce ideale, soprattutto se messo a confronto con un presente corrotto e degenerato, e quindi l’assumere i panni del laudator temporis acti (“celebratore del tempo passato”) è scelta tipica della storiografia contemporanea a Cicerone. Basti pensare alla introduzione del De Catilinae coniuratione di Sallustio o allo spirito che anima l’intera opera di Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C.), gli Ab Urbe condita libri. 21 vivit. Vivit?: Si tratta di una anadiplosi, ovvero una figura retorica che ripete dell’ultima parola di una frase all’inizio di quella successiva 22 fortes viri: Il termine in questo caso ha funzione ironica. Gli “uomini forti” infatti non stanno facendo nulla per fermare Catilina. 23 istius: Il pronome dimostrativo iste, ista, istud viene generalmente usato per indicare qualcosa che è lontano sia da chi parla (in questo caso Cicerone) che da chi ascolta (ovvero i senatori). Questo pronome con funzione deittica indica grammaticalmente la lontananza fisica (e non solo morale) che separava Catilina dagli altri senatori, che infatti si erano allontanati lasciando liberi i posti attorno al fautore della congiura. 24 P.Scipio: Publio Scipione Nasica aveva ucciso nel 133 a.C. in toga e come privato cittadino il cugino Tiberio Gracco, il famoso rivoluzionario che aveva tentato una riforma agraria tesa a sollevare le sorti dei cittadini romani indigenti, ma che andava contro gli interessi dei senatori che avevano ampi interessi nell’agricoltura. Cicerone fa questo esempio perché Scipione aveva agito senza ordine, rischiando un’accusa di “incostituzionalità”, ma in maniera rapida. Esattamente il contrario del comportamento dei consoli (e quindi dello stesso Cicerone) che stavano ritardando l’esecuzione di Catilina, anche se avevano un mandato per farlo, coem indica il successivo: “habemus senatus consultum in te”. 25 incendiis: tra le accuse rivolte ai catilinari c’era quella di voler appiccare incendi nei quartieri popolari e nelle botteghe degli artigiani. L’accusa era probabilmente infondata, dato che non c’era nessun motivo pratico nel compiere una simile azione, mentre al contrario Catilina rischiava di attirarsi l’odio della popolazione di Roma, che temeva (giustamente) gli incendi. 26 C. Servilius Ahala Sp. Maelium: Nel 440 Spurio Melio aveva fatto delle largizioni di grano alla popolazione di Roma durante una carestia. Caio Servilio, comandante di cavalleria (magister equitum) del dittatore Cincinnato, temendo che queste donazioni venissero fatte per fini rivoluzionari, uccise di sua mano Melio. 27 novis rebus: per una società conservatrice come quella romana, la novità veniva vista con sospetto. Res novae (letteralmente “le cose nuove”) è termine che viene usato per indicare la rivoluzione, dal momento che chi voleva stravolgere l’ordine costituito ne voleva chiaramente costruire uno “nuovo”. Per ovvi motivi questo non poteva destare piacere in chi, come in Cicerone e il senato, si vedevano all’interno del vecchio ordine, da loro identificato con il bene. 28 studentem: participio presente del verbo studeo, studes, studui, studere. Il participio ha valore di attributo ed è concordato a “Maelium”. Il verbo studeo regge il dativo (in questo caso “novis rebus”). 29 Fuit, fuit: si tratta di una geminatio intensiva, che dà ritmo all’invettiva di Cicerone contro Catilina. 30 senatus consultum: con questo termine si può indicare qualsiasi decreto proveniente del senato. In questo caso Cicerone si sta riferendo al “Senatoconsulto ultimo” che era stato emesso dal senato contro Catilina in una precedente riunione nel 20 ottobre dello stesso anno. Il “Senatoconsulto ultimo” in pratica decretava lo stato di emergenza all’interno della città e dava pieni poteri al console, che poteva addirittura mettere a morte cittadini romani all’interno della città senza processo. 31 nos, nos: si tratta di un’altra geminatio intensiva. La prima Catilinaria è la redazione scritta dell’orazione tenuta da Cicerone di fronte al senato l’8 Novembre del 63 a.C. Il 7 Novembre di quell’anno, Catilina e i suoi complici si erano riuniti nella casa di Leca 1 e avevano deciso di uccidere il console all’interno della sua abitazione. Ma Cicerone venne a sapere del complotto grazie alla propria informatrice Fulvia 2 e pose l’ingresso di casa sua sotto stretta sorveglianza, facendo così fallire l’attentato. Il mattino dopo Cicerone decise di convocare d’urgenza il senato per denunciare pubblicamente Catilina e la sua congiura. La riunione avvenne in un clima molto teso. Non appena Catilina entrò in senato, tutti i senatori si allontanarono in segno di disapprovazione, lasciando liberi i posti al suo fianco.A questo punto il console cominciò a pronunciare la prima Catilinaria, che viene considerata da molti commentatori antichi e moderni come il capolavoro della retorica ciceroniana. La qualità dell’opera si mostra sin dall’esordio: per una orazione di questo tipo infatti la retorica classica richiedeva un inizio dimesso 3 e una captatio benevolentiae nei confronti dei presenti. Cicerone al contrario non si rivolge ai senatori che lo circondano, e parte ex abrupto con una apostrofe 4 rivolta allo stesso Catilina: Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? 5 A questa apostrofe segue una sequenza incalzante 6, composta da ben cinque interrogative retoriche, che terminano infine nella celebre esclamazione “O tempora! O mores!” 7. Il fine del console era probabilmente quello di mettere Catilina sotto pressione, per fargli credere di possedere più prove nei suoi confronti di quelle che realmente aveva, con la segreta speranza che in questa maniera l’accusato avrebbe fatto passi falsi mostrando a tutti la propria colpevolezza. Altrettanto frequente è l’apparente accusa rivolta a se stesso di non far nulla contro Catilina, sebbene la storia passata sia piena di esempi di cittadini che in casi simili hanno fatto il proprio dovere, sia da magistrati che da privati cittadini. Per accrescere la drammaticità del momento, Cicerone inserisce nell’opera ben due prosopopee (o personificazioni) della patria. Nella prima il console si immagina che la repubblica si rivolga allo stesso Catilina, invitandolo ad andarsene da una città che non lo vuole più. Nella seconda lo stato si rivolge allo stesso Cicerone, accusandolo di non fare abbastanza per salvarlo. Proprio in risposta a queste parole, Cicerone svela ai senatori per quale motivo si stesse comportando in questa maniera: il console non poteva attaccare Catilina in maniera ufficiale, dato che in senato sedevano molte persone che in passato avevano favorito involontariamente Catilina e che senza prove certe si sarebbero levati ancora una volta ad aiutarlo. In secondo luogo eliminare Catilina non avrebbe salvato la repubblica, dato che sarebbero rimasti ancora in vita i suoi complici. Ma se Catilina avesse abbandonato Roma portandosi dietro tutti i suoi compagni, la città si sarebbe liberata finalmente da una minaccia mortale. L’orazione si chiude significativamente con una preghiera a Giove Statore, nel cui tempio si stava svolgendo la riunione del senato e a cui si affidava la salvezza della patria. L’esclamazione O TEMPORA, O MORES! , risulta particolarmente cara a Cicerone, che la impiega spesso per deplorare le situazioni più svariate, presentate come sintomo della decadenza e della corruzione del tempo presente Di Catilina si parla in terza persona nei periodi che seguono poichè si tratta di un altro espediente per sottolineare il suo isolamento all’interno del Senato, per contrappore lui, indicato con il pronome iste, di valore chiaramente dispregiativo, a tutti gli altri senatori e consoli, accomunati dal pronome personale nos. Molto efficace è infine l’anadiplosi con correctio nell’espressione hic tamen vivit. Vivit?. La correctio dispone infatti in una climax le azioni che Catilina può compiere indisturbato. Alla sfrontatezza di Catilina si contrappone ancora una volta la debolezza del Senato e dei consoli, definiti ironicamente fortes viri. LA PROSOPOPEA DELLA PATRIA Catilianriae, I, 17-18 CICERONE CICERONE Dati biografici Marco Tullio Cicerone nacque ad Arpino, cittadina del Lazio, nel 106 a.C. da una famiglia di possidenti appartenenti all'ordine equestre: famiglia non "nobile" ma fornita dei mezzi economici necessari. Cicerone studiò a Roma con i migliori maestri greci di retorica e di filosofia e, fin da giovanissimo, frequentò il Foro, sotto la guida di illustri oratori del tempo. Nel 43 a.C. raggiunto dai sicari nei pressi della sua villa di Formia, fu ucciso il 7 dicembre. 60-46 a.C. Negli anni anni successivi il peso politico di Cicerone declinò sensibilmente e nel 58 a.C. fu esiliato per aver mandato a morte i catilinari. CARRIERA E POLITICA 81-75 a.C. Nell'81 a.C. sotto la dittatura di Silla egli sostenne la prima causa (l'orazione Pro Quinctio). Poco dopo lasciò Roma per un lungo soggiorno di studio che va dal 79-77 a.C. in Grecia e in Asia Minore. Al ritorno a Roma intraprese la carriera politica con la carica di questore nel 75 a.C. in Sicilia. La sua carriera politica culminò nell'elezione al consolato nel 63 a.C., ottenuta battendo Lucio Sergio Catilina, rappresentante dei populares. Durante il suo consolato Cicerone si impegno decisamente su posizioni conservatrici, a difesa della legalità repubblicana e degli interssi degli optimates rappresentati dai senatori e cavalieri, contro i populares, sostenuti da Giulio Cesare, i quali promulgavano riforme costituzionali, economiche e sociali a favore dei meno abbienti. 63 a.C. CARRIERA E POLITICA LE CATILINARIAE La prosopopea della patria Catilinariae, I, 17-18 All’interno dell’argomentativo, volta a spingere Catilina ad allontanarsi da Roma, Cicerone riprende un espediente già utilizzato da Platone nel “Critone” nel dialogo tra Socrate e le Leggi: la prosopopea, ovvero la personificazione di entità astratte. Si apre quindi la prosopopea della patria, nella quale il console immagina che questa parli con il reus e lo convinca di essere stato e di essere ancora motivo di terrore. Il tema principale di quest'opera è dunque il degrado ella politica. TESTO LATINO CON TRADUZIONE Testo latino Si te parentes timerent atque odissent tui* te tui: figura etimologica (v.s.) neque eos ulla ratione placare posses, ut opinor, ab eorum oculis aliquo concederes. Nunc te patria, quae communis est parens omnium nostrum, odit ac metuit et iam diu nihil te iudicat nisi de parricidio suo cogitare; huius tu neque auctoritatem verebere nec iudicium sequere nec vim pertimesces? Quae tecum, Catilina, sic agit et quodam modo tacita loquitur: “Nullum iam aliquot annis facinus exstitit nisi per te, nullum flagitium sine te; tibi uni multorum civium neces, tibi vexatio direptioque sociorum inpunita fuit ac libera; tu non solum ad neglegendas leges et quaestiones, verum etiam ad evertendas perfringendasque valuisti. Superiora illa, quamquam ferenda non fuerunt, tamen, ut potui, tuli; nunc vero me totam esse in metu propter unum te, quicquid increpuerit, Catilinam timeri, nullum videri contra me consilium iniri posse, quod a tuo scelere abhorreat, non est ferendum. Quam ob rem discede atque hunc mihi timorem eripe; si est verus, ne opprimar, sin falsus, ut tandem aliquando timere desinam.” Traduzione Se i genitori ti temessero e ti odiassero e non potessi calmarli con nessuna spiegazione, come credo, te ne andresti via dai loro occhi in qualche luogo. Ora la patria, che è genitrice comune di tutti noi, ti odia e teme e già a lungo ritiene che tu mediti del suo parricidio; e tu non rispetterai l’autorità di questa, non seguirai la (sua) decisione, non temerai la (sua) forza? E questa, Catilina, così si comporta con te e in questo modo tacita parla: “Ormai da anni non esiste alcun delitto se non mediante te, nessun crimine senza di te; per te solo fu impunita e libera l’uccisione di cittadini, per te la vessazione e il saccheggio degli alleati; tu non soltanto sei stato capace di trascurare le leggi e i tribunali, ma (le) hai anche rovesciate e infrante. Quelle azioni precedenti, sebbene non furono da tollerare, tuttavia, come ho potuto, le ho sopportate; ma ora non si deve sopportare che io sia interamente nella paura a causa di te unico, che io tema Catilina per qualsiasi rumore minaccioso [lett.: che Catilina sia temuto qualsiasi rumore faccia risuonare], che sembri che non si possa intraprendere nessun complotto contro di me che non rifugga da un tuo misfatto. Per questo motivo allontanati e strappa da me questo timore; se è vero, perché non (ne) sia oppressa, se invece è falso, perché io cessi finalmente di temere. ANALISI Si...concederes: periodo ipotetico dell'irrealtà nel presente Nunc...cognitare: la patria, comune genitore di tutti i Romani, teme e odia Catilina. Te è il complemento oggetto di odit ac metuit. il sostantivo parricidium denotava in origine qualsiasi omicidio, ma nel latino classico e postclassico indica in particolare l'uccisione del genitore da parte del figlio. Huius...pertimesces; l'interrogativa retorica si articola in tre cola paralleli e huius, riferito a patria, è il complemento di specificazione. Quae...loquitur: l'espressione introduce la prosopopea della patria. Quam...eripe;: quam ob rem ("pertanto") introduce la conclusione del discorso della patria, presentata coem una logica conseguenza della situazione descritta: Catilina deve andarsene da Roma, liberando la patria dal timore che l'attanaglia. FIGURE RETORICHE Topic ANAFORA: nullum, tibi (18). CHIASMO: mei, me, te, tui, timerent, odissent, odit, metuit (17); multorum civum neces, vexatiodireptioque sociorum (18). CLIMAX: auctoriatem verebere, iudicium sequesre, vim pertimesces (17). IPERBATO: ferenda, tuli, consilium, est ferendum (18). OSSIMORO: tacita loquitur (18). PARANOMASIA: debitum, dubitas (17). POLIPTOTO: metuerent, metuunt, tu tibi, me meis, odissent, odit (17); per te, sine te, tibi (18). VARIATIO: timerent, metuit (17). LE ALTRE OPERE LE OPERE POLITICHE E FILOSOFICHE Il pensiero politico di Cicerone è racchiuso nel De Re Publica e nel De Legibus, che trattano i problemi dello Stato e del diritto da un punto di vista filosofico. La formazione filosofica dell'oratore, avviata da giovane ad Atene e a Rodi e ripresa in tarda età, ha ispirato le opere composte negli ultimi tre anni di vita, tra cui il De Officiis, il De Fato e il De Natura Deorum. L'intento dei suoi scritti filosofici era essenzialmente divulgativo, volto a far conoscere a Roma il patrimonio della speculazione filosofica greca. INFATTI Lo strumento letterario di cui Cicerone si avvale nella sua opera di diffusione della filosofia greca non è la poesia, ma il dialogo. Esso gli consente di esporre argomentazioni opposte, pro e contro una determinata tesi. gran parte dell'opera di Cicerone è pervasa da un difficile tentativo di ricerca di un complesso equilibrio tra istanze di ammodernamento e necessità di conservazione dei valori tradizionali. D'altronde lo scopo stesso delle sue opere filosofiche è dare una solida base ideale, etica , politica a una classe dominante ( gli optimates ) il cui bisogno di un ordine no si traduca in ottuse chiusure, cui il rispetto per la tradizione nazionale ( mos maiorum ) non impedisca l'assorbimento della cultura greca ; una classe che l assolvimento dei doveri verso lo Stato non renda insensibile ai piaceri di un otium nutrito di arti e letteratura , nè , in generale , di quello stile di vita garbatamente raffinato che riassume il termine di humanitas.

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