Capitolo 1 dagli imperi coloniali PDF

Summary

Questo documento presenta un'analisi della nascita e della morte della nuova diplomazia all'inizio del XX secolo, focalizzandosi sulle tensioni e sulle alleanze tra gli Stati europei. Vengono discussi il ruolo degli imperi e l'emergere di nuove forze economiche e politiche, come gli Stati Uniti.

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Capitolo 1. Nascita e morte precoce della nuova diplomazia 1.1 Una proposta di lettura Gli aspetti più importanti della situazione internazionale all’inizio del XX secolo erano due: 1) il predominio della Gran Bretagna come impero globale 2) lo slancio dinamico della Germania La creazione...

Capitolo 1. Nascita e morte precoce della nuova diplomazia 1.1 Una proposta di lettura Gli aspetti più importanti della situazione internazionale all’inizio del XX secolo erano due: 1) il predominio della Gran Bretagna come impero globale 2) lo slancio dinamico della Germania La creazione di una grande flotta militare tedesca e il progetto di costruire la linea ferroviaria Berlino-Baghdad non erano favorevoli all’impero britannico. Alle alleanze tradizionali che dominavano l’Europa continentale si sostituiva un dinamismo che in pochi anni modificò il quadro: i dissensi con la Francia e con l’impero russo vennero risolti e portarono alla costruzione della Triplice intesa, ostile alla politica tedesca. Il fronte della Triplice Alleanza si sgretolava poiché, fra il 1900 e il 1902 in Italia l’ostilità alla Francia veniva sospinta da accordi economici e politici, tanto che stipulò un patto di amicizia con la Russia. La Germania resta isolata in Europa appoggiata dall’impero austro-ungarico. La funzione dei nuovi schieramenti era quella di impedire che l’imperialismo tedesco avanzasse ancora. I suoi avversari erano le nazionalità balcaniche, l’Austro-ungheria, la Russia, l’Italia, nel disputarsi l’eredità del sultano di Costantinopoli. A queste attese si aggiungono quelle relative alle prime scoperte delle risorse petrolifere, che avrebbero poi trasformato tutto il Medio Oriente in una delle zone strategicamente più importanti del globo. La Germania respinse un piano di spartizione proposto dai britannici. Da quel momento l’impero ottomano venne sorretto dall’intesa con la Germania e divenne l’obiettivo della controffensiva diplomatica inglese. L’Europa era quindi divisa in due coalizioni contrapposte e l’unica posizione non ancora definita era quella dell’Italia. La fibrillazione europea venne resa più intensa fino al 1914, da una serie di incidenti diplomatici. Due elementi si stagliavano sullo sfondo del quadro diplomatico: 1) dilagare in tutta Europa del movimento socialista 2) l’emergere degli Stati Uniti come principale forza economica globale Il pericolo rivoluzionario era endemico, ma la forza degli apparati statali appariva sufficiente e ciò era vero per tutti i paesi europei tranne che per la Russia. Il decollo industriale dell’impero zarista aveva avuto inizio troppo tardi e dal punto di vista militare la sconfitta subita dai russi nella guerra del 1904-1905 contro il Giappone confermava la fragilità del loro potere militare e politico. Il trattato di pace di Portsmouth fra la Russia e il Giappone fu il risultato della mediazione degli USA. La nascita del Giappone come potenza navale emergente nel Pacifico era sanzionata dalla prima affermazione di prestigio internazionale di un altro paese extraeuropeo. Dopo la guerra di secessione (1865), gli Stati Uniti entrarono in una fase di imponente crescita economica e demografica. La loro produzione crebbe da 31 a 100 milioni. Nel 1900 la produzione americana manifatturiera superava quella di tutti gli altri paesi del mondo. Pochi dati mostrano come alla vigilia della prima guerra mondiale gli Stati Uniti fossero già una potenza economica. Fino alla fine del XIX gli americani non si interessavano molto di politica internazionale, perché erano importanti altri due motivi: 1) il desiderio di eliminare alcuni elementi di insicurezza territoriale 2) l’affiorare di una vocazione messianica verso la creazione di un nuovo ordine mondiale Le questioni territoriali riguardavano la presenza spagnola a Cuba e il controllo dei progetti per la costruzione del canale di Panama, risolte nel 1998 con la guerra alla Spagna che portò alla provvisoria occupazione di Cuba. Quelle ideologiche riguardavano il ruolo della politica estera americana nel mondo, principalmente il dilemma fra tradizione isolazionista e presenza internazionale (nel 1897 venne pubblicato un libro "Interest of America in Sea Power. Present and Future”, saggio di geopolitica che avrebbe esercitato una certa influenza anche fuori dal continente come teorizzazione dell’importanza del controllo dei mari per una politica di potenza). Roosevelt seguì senza troppa reticenza una politica espansionistica, il suo successore Taft preferì sviluppare un espansione finanziaria. Il presidente affrontava i problemi internazionali guardando soprattutto all’America Latina e alla Cina. Percepiva la complessità della trama diplomatica mondiale, ma preferiva affidarsi a soluzioni legalistiche. Il suo successore di Taft, Wilson, mediò sul piano concettuale le due anime della nascente politica estera americana. L’Europa precipitava verso la guerra, egli disse “l’America apparirà in piena luce quando tutti sapranno che essa pone i diritti umano sopra ogni altro diritto” Sebbene nei casi pratici Wilson non esitasse a favorire l’uso della forza, verso ciò che accadeva in Europa si ergeva come paladino della pace. La guerra europea esplose senza che nessuno prevedesse la sua portata e la sua durata. Apparve come il tentativo dell’impero asburgico di sconfiggere definitivamente il nazionalismo serbo, che minacciava entrambi gli Imperi Centrali. L’immediata reazione russa mostrò che nella penisola balcanica e nella lotta per la supremazia nel Mediterraneo orientale si erano concentrati troppi interessi. Anche gli interessi britannici erano coinvolti nella regione. Riguardo alla crisi europea, gli USA non presero subito posizione, perché ritenevano che la guerra non fosse durata ancora a lungo. Per gli Stati Uniti la guerra offrì prospettive nuove dal punto di vista commerciale e finanziario: fra il 1914 e il 1917 le esportazioni verso l’Europa raddoppiarono in valore. Sul piano politico, non vi era da parte di Wilson una preoccupazione verso la Germania. Tuttavia l'affondamento del piroscafo inglese Lusitania, nel quale morirono anche 128 passeggeri americani, fu la prima di una serie di schermaglie che sospinsero Wilson verso le potenze occidentali. Il presidente appariva ispirato alla considerazione delle opportunità offerta dalla guerra agli Stati Uniti. Il fatto che i paesi europei di combattessero con una violenza mai vista prima e con messi che contenevano dosi di tecnologia attribuiva al conflitto un carattere disumano. Nel gennaio 1917 Wilson espose al Senato i suoi principi: - ci doveva essere una pace senza vincitori, perché una pace imposta avrebbe contenuto in sè gli elementi di un’altra guerra - doveva essere una pace basata sull’uguaglianza delle nazione - autogoverno dei popoli - libertà dei mari I metodi della diplomazia dovevano essere cambiati e per assicurare la pace sarebbe stato necessario costruire una lega di tutte le nazioni pacifiche. Il Consiglio imperiale tedesco decretò la ripresa della guerra sottomarina. Era una prima risposta ai progetti wilsoniani. Un’altra risposta venne quando a Pietroburgo scoppiò la prima rivoluzione russa: il governo provvisorio aprì la strada alla dissoluzione dell’impero. L’entrata in guerra degli USA tra il 6 e 7 aprile 1917 ebbe luogo in un contesto internazionale mutato. Il primo intervento degli Stati Uniti in una guerra europea si scontrava contro due nemici diversi: - l’avversario da battere sul campo di battaglia - l’avversario da battere sul terreno ideologico L’Europa si preparava a resistere alla rivoluzione non appena fosse stato posto termine alla guerra. Il pericolo della sovversione sociale accelerava lo scontro e favoriva l’influenza di Wilson. L'irruzione delle forze americane sul campo di battaglia provocò una svolta nelle operazioni militari. La Germania e l’Austria-Ungheria furono sconfitte sul terreno delle risorse economiche e delle ripercussioni che le idee di Wilson provocarono in tutti gli imperi multinazionali. I 14 punti nei quali Wilson condensò gli obiettivi di guerra americani erano la risposta al decreto per la pace. L’8 novembre 1917 il Congresso dei Soviet approvò unanimemente un documento nel quale si chiedevano ai popoli di tutti i paesi in guerra e ai governi, l’immediata apertura di negoziati per una pace giusta e duratura, senza vincitori militari, come presupposto per attuare la rivoluzione proletaria. D’altra parte i sovietici avevano fatto pubblicare e continuavano a far pubblicare il testo dei trattati segreti, dei quali aveva portato alla guerra, proprio per mettere in difficoltà tutti i governi della società capitalistica. Il linguaggio del presidente americano era condizionato dall’intenzione di assorbire l’effetto dell’appello dei Soviet. Esso appariva all’opposizione conservatrice in America, contrastante con gli interessi di guerra degli Stati Uniti. Tuttavia una volta attuato, esso rese manifesti i suoi obiettivi, che puntavano a mettere in difficoltà non solo i nemici delle potenze occidentali, ma anche le potenze occidentali stesse. Con la presentazione dei 14 punti, Wilson cercò di semplificare e chiarire i suoi disegni eludendo i rischi dell’appello dei Soviet per la pace. I 14 punti erano intrisi di dogmatismo da meritare un’attenzione anche letterale. Prima della loro enunciazione vi era un preambolo dove si spiegava che gli Stati Uniti non erano entrati in guerra per interessi propri, ma per far sì che il mondo fosse reso sicuro per ogni nazione pacifica. Wilson affermava di essere il solo a possedere le chiavi per la pace nel mondo. Si proclamava: - la fine della diplomazia segreta - la libertà di navigazione - la soppressione delle barriere al libero commercio - la limitazione degli armamenti - si prometteva alla Russia che tutti i suoi territori sarebbero stati evacuati dalle truppe nemiche e che il popolo russo avrebbe potuto scegliere il proprio governo - si dava al Belgio la piena indipendenza - alla Francia si restituirono l’Alsazia e la Lorena - la Romania, la Serbia e il Montenegro dovevano essere evacuati - alla Serbia è stato concordato un libero accesso al mare - i Dardanelli sarebbero dovuti restare aperti in permanenza, sotto controllo internazionale - nei territori abitati da popolazioni polacche, doveva essere ricostruita una Polonia indipendente, con libero accesso al mare - sarebbe stata formata la Società delle Nazioni, come mezzo per assicurare l’indipendenza a tutte le potenze - lasciare ai popoli dell’Austria-Ungheria la possibilità di uno sviluppo autonomo La diplomazia aperta era un'illusione che lo stesso Wilson abbandonò, dopo la costruzione del Consiglio dei 4 (USA, GB, Francia e Italia) che decise le clausole dei trattati di pace. La fine dell’impero ottomano apriva al colonialismo ango-francese il controllo del Mediterraneo orientale, lasciava scoperta la situazione della penisola arabica. La Standard Oil Company of New York aveva ottenuto concessioni petrolifere dal governo del sultano. Durante la guerra risultò evidente che il petrolio era diventato una materia prima di importanza vitale. Il tema fu oggetto di controversie quando venne discusso il futuro dei territori ottomani e apparve chiaro che la politica della porta aperta era uno degli argomenti forti grazie ai quali gli americani contestavano l’esclusivismo britannico. Quanto alla fine dell’impero austro-ungarico, divenne un obiettivo di guerra quando, sia da parte italiana che americana, si diede un forte incoraggiamento alle aspirazioni nazionali dei popoli governati dagli Asburgo. Fu Wilson a promuovere la nascita dello stato serbo-croato-sloveno come entità indipendente. Nel nuovo stato furono collocati popoli di nazionalità macedone, albanese, bulgara, croata,bosniaca, slovena, montenegrina, ungherese. All’interno del nuovo stato esistevano popolazioni che si contendevano la supremazia o che proiettavano in un forte nazionalismo l’impossibilità di trovare una vera integrazione. Si volevano creare Stati abbastanza forti da servire come cordone ombelicale. Nemmeno il modo con il quale Wilson condusse con la Francia e l’Italia esprimeva la volontà di tener conto delle aspettative di questi due paesi: - Con l’Italia, Wilson attirò la polemica sia rispetto all’Alto Adige/Sud Tirolo sia rispetto al confine orientale, respingendo le intese del patto di Londra del 1915, sulla base del quale l’Italia era entrata in guerra e si rivolse direttamente alla popolazione italiana, criticando il comportamento della delegazione a Parigi - Con la Francia, era ben noto che il più tangibile risultato affidato alla vittoria era, la completa cancellazione del pericolo tedesco. Wilson si oppose in modo intransigente a tale ipotesi e fece accettare ai francesi un compromesso basato sullo scambio con un trattato di garanzia cinquantennale che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna concedevano alla Francia rispetto al pericolo tedesco. Si aggiungeva il fatto che Wilson impose l’inserimento del testo del patto costitutivo della Società delle Nazioni, nel trattato di Versailles del 28 giugno 1919. Questo modo di pensare poteva forse avere successo, ma a condizione che gli Stati Uniti davvero intendessero dare al loro internazionalismo un contenuto concreto. Tuttavia nell’ottobre 1919, Wilson fu colto da un colpo apoplettico e non poté difendere il trattato di Versailles e l’istituzione della Società delle Nazioni. Il 19 novembre 1919 l’opposizione repubblicana segnò una prima vittoria. L’aggravarsi della malattia impedì a Wilson di recuperare il controllo della situazione e il Senato non fu più in grado di ritornare sulle decisioni già prese. Gli Stati Uniti non entrarono nella Società delle Nazioni, il trattato anglo-americano di garanzia alla Francia non entrò in vigore, l’assetto europeo non ricevette alcuna tutela esterna: - i francesi avvertirono il problema della sicurezza e vissero traumaticamente ogni fase delle loro successive relazioni con la Germania; - gli italiani risentirono delle conseguenze dell’impossibilità di far valere le promesse contenute nel patto di Londra del 1915 rispetto alla questione del confine con il regno serbo-croato-sloveno e il mito della «vittoria mutilata; - i britannici preferirono scegliere l’isolamento rispetto a un sistema geo- politico europeo Il nuovo ordine dell’Europa centro-orientale non ricevette alcuna forma di garanzia esterna adeguata ad assicurare che esso non sarebbe stato posto subito in discussione. Il primo massiccio intervento degli Stati Uniti in Europa non riuscì a dare vita a quella «nuova diplomazia» che sarebbe stata la premessa di pace e contribuì fortemente, a disseminare in Europa gli elementi di squilibrio nei rapporti di forza. L’Unione Sovietica, si presentava come un potenziale alleato dell'Europa e come un avversario dell’ordine politico-economico-sociale del mondo capitalista. Essa avrebbe potuto trasformarsi nella grande speranza per un futuro globale, ma anche in una mortale minaccia per le posizioni politiche delle forze che ancora dominavano il mondo. 2. Il diagramma evenemenziale 2.1 La formazione delle alleanze contrapposte in Europa Nel 1914 l'impero britannico occupava circa un terzo della superficie terrestre: - in Africa esso si estendeva in senso nord-sud dall'Egitto all'Unione sudafricana - in Asia occupava l'India, la Birmania, la penisola malese, Singapore - in Oceania controllava l'Australia e la Nuova Zelanda - nell'emisfero occidentale il Canada era un dominio britannico mentre i territori di minori dimensioni erano ancora sottoposti a un regime coloniale sia nel centro America sia nell'America meridionale La gran Bretagna possedeva una serie di colonie strategiche nel Mediterraneo, nell'Oceano Indiano e nel Pacifico. Sinché Bismark rimase cancelliere dell'impero di Germania, la politica estera tedesca fu caratterizzata dalla volontà di rendere la Germania sicura rispetto allo spirito di revanche francese mediante una serie di alleanze che isolasse il rivale. Quando Bismarck fu estromesso dal potere i punti fermi del sistema incominciano a vacillare, questi erano l'alleanza del 1874 e la Triplice Alleanza del 1882 che estendeva all'Italia l'influenza bismarckiana per impedire che la penisola fosse riassorbita dalla Francia. Il caposaldo della concezione era la volontà di tenere uniti i tre imperi conservatori che dominavano l'Europa centrale e i governanti tedeschi seguirono la strada opposta: non prestare un ascolto alle esigenze del vicino orientale e iniziarono una vera e propria guerra contro di esso. Il governo francese favorì la politica dei prestiti alla Russia e strinse un'Alleanza fra il 1891 e il 1893. La Francia del 1893 vedeva aprirsi la strada della revanche e la Germania rischiava di perdere l'elemento dominante del sistema internazionale. Negli anni dal 1870 il 1914 la popolazione tedesca salì da 41 milioni di abitanti a poco meno di 68 milioni. Si svilupparono le linee ferroviarie, la produzione di carbone, la produzione di acciaio, la nascita della grande industria elettrica e quella chimica. Una forza così imponente alimentava una grande fiducia nei propri mezzi e il risultato si fece sentire nelle relazioni con le altre potenze in particolare con la Gran Bretagna. Le due manifestazioni più esplicite di questi cambiamenti furono: 1) il rinnovato impegno coloniale della Germania 2) i programmi per la preparazione di una grande flotta militare il mutamento dei rapporti di forza e la nascita dell'Alleanza franco russa venne accelerata dal processo decisionale britannico, quando il ministro per le colonie britannico propose la stipulazione di una vera e propria alleanza con la Germania. La risposta fu accolta con grande diffidenza. Il governo tedesco si trovava ad affrontare un problema nuovo: l'alternativa fra la Gran Bretagna e la Russia. La scelta presupponeva un'analisi comparativa delle convivenze dei pericoli. Il ministro degli Esteri tedesco sottovalutava l'importanza di un'intesa con i britannici, poiché riteneva che l'isolamento britannico sarebbe continuato senza rischi per il riequilibrio europeo e ne riteneva che il severo contrasto che divideva la Gran Bretagna dalla Russia avesse scavato sulle due potenze un fossato incolmabile. Da questi presupposti Bulow traeva la conclusione che le proteste di Chamberlain potevano essere lasciate cadere senza grave rischio e nessun danno. Egli giudicava più utile un miglioramento delle relazioni con i russi, le quali non erano state esteriormente peggiorate nemmeno dal mancato rinnovo del Trattato di coassicurazione. Ma anche questo era infondato perché l'alleanza franco russa era solida e veniva sempre più resa tale dalla rete di interessi finanziari che stringeva i paesi. Chamberlain ritornò sull'argomento manifestando la speranza di raggiungere un'intesa angolo tedesca. Bulow replicò proponendo a sua volta un accordo alla Gran Bretagna con la Triplice si trattava di un prezzo troppo alto poiché esso presupponeva la disponibilità britannica a fare propria la causa dell'impero austro-ungarico rispetto alla quale non si nutrivano a Londra previsioni molto ottimistiche. Il superamento del contrasto angolo russo era difficile e lontano, ma l’avvicinamento alla Francia era già nell'aria e venne completato nel 1904 quando i due paesi raggiunsero una completa Intesa per la soluzione dei loro punti diversi e coloniali. L'errata valutazione dell'evolvere delle reazioni fra le potenze europee portava la Germania a valutare la propria forza e la propria libertà d'azione. In occasione di un viaggio dell'imperatore Guglielmo II a Tangeri, il Kaiser rivolse allo zio del sultano una serie di espressioni che suonavano come un monito alla Francia. Queste vennero fatte circolare dopo che la Francia aveva iniziato un'azione diplomatica tendente a porre il Marocco sotto il suo protettorato. I primi effetti delle minacce tedesche furono favorevoli al progetto tedesco e la Francia dovette accettare che la questione marocchina venisse discussa in una conferenza internazionale e si chiuse con un compromesso che dilazionava l'esito definitivo della controversia, ma che rappresentò una sconfitta per l’operazione diplomatica tentata da Bulow. Durante i lavori della conferenza la Francia ebbe l'appoggio inglese, russo e italiano ed era il segno di un pericoloso isolamento della Germania. Questo deterioramento divenne ancora più grave dopo l'agosto 1907 quando la politica navale della Germania e la penetrazione dell'impero Ottomano diedero una spinta definitiva al progetto da qualche tempo perseguito in Gran Bretagna verso l'intesa con la Russia. Nel 1907 lo schieramento dei paesi europei passava da una fase di fluidità a una fase di irrigidimento. Per la diplomazia tedesca fu un amaro risveglio quando poi tra dicembre 1908 e l'ottobre 1909 anche l’Italia ebbe sottoscritto un accordo segreto con la Russia in virtù del quale, veniva ribadito il mutuo impegno e mantenimento dello status quo nei Balcani, l'ultimo spiraglio venne chiuso. 2.2 La penisola balcanica e l’impero ottomano, palcoscenico della prova generale La prima occasione nella quale i nuovi schieramenti europei vennero messi alla prova fu la crisi bosniaca del 1908. Al Congresso di Berlino del 1878 il territorio della Bosnia Erzegovina venne lasciato sotto la sovranità dell'impero Ottomano, ma fu affidato in amministrazione all'Impero austro-ungarico. Era uno dei mezzi per interporre un ostacolo all'espansionismo serbo senza modificare la distribuzione dei diritti sovrani. Il 5 ottobre 1908 il governo di Vienna decise che l'amministrazione era trasformata in completa annessione. Il ministro degli Esteri austriaco agirono con una certa spregiudicatezza. Una serie di impegni assunti negli anni precedenti con la Russia. Tuttavia nel 1903 un colpo di stato in Serbia aveva portato la caduta della dinastia degli Openovich e all'ascesa al trono dell'antica dinastia rivale e fu l’inizio di una politica più nazionalistica e filorussa. Gli anni successivi furono caratterizzati dalla crisi della rivalità tra le due grandi potenze dei Balcani sui problemi dell'Indipendenza della Bulgaria e sull'ipotesi di una completa annessione della Bosnia Erzegovina all'Austria-Ungheria. Durante un incontro fra Arhendtal e il ministro degli Esteri Russo, il Ministro russo mostrò una certa disponibilità ad accettare l'attuazione di progetti dell’altro salvo però cercare di convogliare verso di essi un senso più generale. Proprio durante questo viaggio rese noto il 5 ottobre che la Bosnia Erzegovina veniva annessa all'Impero austro-ungarico. Esso ebbe una portata assai vasta, poiché presupponeva l'ipotesi che la situazione balcanica potesse essere modificata. I serbi protestarono con tre grandi manifestazioni violente, gli italiani consideravano che fosse stato violato il testo della Triplice alleanza, secondo il quale non si dovevano attuare mutamenti nella penisola balcanica senza un preventivo accordo. Negli anni successivi la percezione della crescente rivalità si approfondiva ulteriormente e a partire dal 1911 investì l'impero Ottomano un'ondata nazionalistica esasperava di rivalità. Le spinte militaristiche e le ambizioni coloniali completavano il quadro e l’incuirsi della crisi ebbe inizio in Marocco nel 1911: sul Marocco si proiettavano le ambizioni francesi e rese ineccepibili dalla volontà del sultano di Costantinopoli. Il pretesto per far precipitare la situazione fu offerto dalla decisione tedesca di porre in essere un altro colpo di scena mediante l'invio di una cannoniera nelle acque del porto marocchino con il compito di tutelare i commerci germanici nell'area. Dopo alcune settimane durante i negoziato, i tedeschi dovettero accettare il principio della preminenza degli interessi francesi in Marocco, sulla base del quale il Marocco diventava della Francia e come compenso i tedeschi ottennero concessioni coloniali nel Camerun e nel Congo francese. Il compromesso lasciava uno straccio di rivalità tra gli italiani dal 1887: gli italiani avevano lentamente preparato le estensioni del loro dominio coloniale in Cirenaica e Tripolitania. In Italia il tema della politica colonialista aveva ripreso forza sotto la spinta dell'opinione nazionalista e appariva quindi vitale che la Francia non ampliasse le sue aree di controllo nell'africa del Nord. Inoltre dopo che la Francia aveva colto il risultato dei suoi accordi internazionali si profilava il timore che essa potesse svincolarsi dalle intese che legavano il destino del Marocco a quello della Libia. Così il 29 settembre 1911 ebbe inizio l'azione militare italiana in Tripolitania e Cirenaica. Le operazioni militari furono facili sulla costa, ma molto più impegnativi nel deserto. Per costringere il governo di Costantinopoli a subire un’ulteriore sconfitta, fu necessario che la Marina italiana si impegnasse nelle isole più vicine alla penisola turca. Il governo Ottomano dovette cedere all'Italia e accettare la cessione nella Libia sancita con il Trattato di Losanna del 12 ottobre 1912. La nuova sconfitta accelerò il processo di disintegrazione dell'impero e avvicinò alla guerra generale. La Grecia, la Bulgaria, la Serbia, il Montenegro e i nazionalisti albanesi erano preparati a combattere insieme contro l'impero: nel 2012 Serbi e Bulgari si accordarono segretamente per dividersi il territorio della Macedonia in caso di guerra e in ottobre iniziarono la guerra contro l'impero Ottomano. Nel 1913 i turchi furono costretti a cedere a rinunciare a tutti i territori che ancora stavano sotto la loro sovranità e il governo di Costantinopoli nel 1913 iniziò un'azione militare che determinò la reazione tutti gli altri paesi della penisola. La pace di Bucarest determinò per il momento, la nuova distribuzione territoriale: la Bulgaria venne ridimensionata a vantaggio di tutti i suoi vicini e anche dell'impero Ottomano, l'Albania venne stabilita in un principato autonomo. 2.3 La prima guerra mondiale: gli sviluppi militari L'assassinio dell'arciduca austro-ungarico Francesco Ferdinando avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo per mano di un'estremista nazionalista serbo di cittadinanza austro-ungarica, fu la scintilla che provocò l'incendio. L’arciduca era un simbolo dei progetti di contenimento del nazionalismo serbo esistenti nell'Impero e dunque l'eccidio di Sarajevo non era solo un gesto terroristico, ma anche un'azione politica. Per la prima volta passarono al vaglio completamente i protagonisti, è però da osservare che esso nacque dal modo con cui si vuole che l'alleanze entrassero in vigore e venne alimentato dal fatto che la guerra ebbe un primo motore, ma si estese per ragioni molto più radicate nella storia. Nei 14 punti di Wilson non venne poi esplicitato una dichiarazione di colpevolezza della Germania e dell'impero austro-ungarico, mentre tale colpevolezza venne sancita dall'inserimento dell'articolo 231 con il quale la Germania fu costretta a riconoscere di essere responsabile dell'aggressione e tenuta a pagarne i costi. Gli austriaci non decisero subito di attaccare la Serbia, ma si prepararono a farlo qualora fossero emerse responsabilità del governo di Belgrado. Chiesero garanzie di solidarietà da parte della Germania che li promise aiuto qualora la Russia avesse appoggiato la Serbia. Il 23 luglio da Vienna partí un ultimatum nel quale si esigeva che entro 48 ore il governo serbo rendesse pubblica una dichiarazione di condanna di ciò che era accaduto e un impegno a procedere con rigore verso responsabili della propaganda anti-asburgica, poi l'ultimatum aggiungeva dieci richieste concepite per provocare una risposta negativa. Il governo di Belgrado si adeguò a tutto ciò che venne chiesto, ma respinse l'ipotesi che i rappresentante austriaci partecipassero alle inchieste serbe. Ci fu l’immediata rottura delle relazioni e: - il 28 luglio la dichiarazione di guerra dell'impero austro-ungarico alla Serbia - il 30 luglio il governo Russo decretó la mobilitazione generale. Lo Stato Maggiore tedesco era ben conscio del fatto che se la guerra fosse stata combattuto su due fronti con la Francia e contro la Russia alleate era necessario liquidare i francesi prima che la mobilitazione russa fosse conclusa. I militari tedeschi avevano predisposto un piano di operazione in virtù del quale una guerra contro la Francia avrebbe potuto essere combattuta mediante un attacco dal Belgio. Il 31 luglio il capo di stato maggiore delle Forze Armate tedesche sostenne che fermare la Russia era necessaria per la salvezza della Germania, così il 31 luglio Il governo tedesco intimava quello russo di sospendere la comunicazione entro 12 ore. Dopo il rifiuto il primo agosto - la Germania dichiara guerra alla Russia - il 2 agosto i tedeschi chiesero al Belgio di poter attraversare il suo territorio, ma gli fu negato, - il 3 agosto la Germania dichiarava guerra alla Francia - il 4 agosto la Gran Bretagna dichiarava guerra alla Germania - il 6 agosto l'Austria Ungheria dichiarava guerra alla Russia - l'Italia dichiarò la neutralità il 2 agosto e sviluppò una serrata polemica fra i partiti: alcuni ispirati a favore degli imperi centrali, altri dalle potenze occidentali e altri favorevoli alla neutralità. Solo nel 1915 con il segreto Patto di Londra firmato il 26 aprile, l'Italia fece la sua scelta a favore dell'intesa. Il 26 maggio 1915 dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, ma solo il 26 agosto 1916 contro la Germania. - la Bulgaria entrò in guerra nel 1916 a fianco degli imperi centrali - l'impero Ottomano sottoscrisse il 3 agosto un'alleanza con la Germania e attese il primo novembre 1914 prima di entrare in guerra a fianco degli imperi centrali il conflitto fu esteso a tutto il Medio Oriente poiché il sultano di Costantinopoli proclamò la guerra Santa contro britannici e francesi in estremo Oriente il Giappone si schierò con l’intesa entrando in guerra il 23 agosto. L’avanzata delle truppe germaniche fu fermata lungo il fiume Marna e i tedeschi dovettero adattarsi a una guerra di logoramento. Sul fronte orientale l'offensiva russa venne firmata dalla vittoria tedesca in Polonia mentre i russi riuscirono a bloccare l'offensiva austriaca in Galizia. Tra il 1915 il 1917 la guerra continuò in modo logorante e sanguinoso: sul fronte occidentale Verdun divenne il simbolo della spinta territoriale tedesca, ma anche della capacità di resistenza francese. In Italia il fronte lungo il confine del Veneto fu teatro di una guerra combattuta nelle montagne senza grandi spostamenti. A oriente il fronte si mosse con spinte alterne che dimostravano la superiorità degli imperi centrali, ma non riuscivano a prevalere sulle masse russe. Nel 1917 le posizioni di stallo vennero sbloccate da eventi militari, politici e sociali. Sul piano militare la decisione imposta dallo Stato Maggiore tedesco di riprendere la guerra sottomarina provocò la rottura delle relazioni diplomatiche contro gli Stati Uniti e poi l'intervento di questi nella guerra. Dopo la Rivoluzione d'ottobre che terminò il regime moderato di Kerenskij e diede potere al partito bolscevico guidato da Lenin e Trotsky e decretarono la loro volontà di pace. La distruzione dell'esercito impose l'accettazione della durissime clausole imposte dalla Russia dal Trattato di Brest-litovsk con il quale l'impero germanico e l'austria-ungheria toglievano il controllo del governo rivoluzionario sui territori degli stati baltici, della Finlandia, della Polonia e dell'Ucraina. La sconfitta della Russia non diede agli imperi centrali i benefici attesi, ma il trionfo del Movimento comunista in Russia favorì il dilagare in tutta Europa della speranza rivoluzionaria. I primi a sentire questo cambiamento furono i tedeschi e gli austriaci: dopo l’ultima offensiva le forze d'Intesa potevano riprendere iniziativa contro avversari ormai prostrati. È importante tenere conto che mentre l'impero Ottomano sopravviveva l'Austria-Ungheria era in preda delle soluzioni. I vincitori si accingevano a stimolare la pace con soggetti diversi da quelli contro i quali avevano combattuto. 2.4 La prima guerra mondiale: gli sviluppi politico-diplomatici Quando la guerra ebbe inizio, pochi pensarono che essa potesse durare così a lungo e che avrebbe trasformato la vita europea. Era inevitabile che la guerra diventasse anche mondiale? sarebbe stato sufficiente che i tedeschi avessero interpretato in senso restrittivo l'alleanza con l'Austria-Ungheria, l'ipotesi di un complotto dei militari tedeschi per provocare uno scontro più vasto non era convincente. L’estendersi della guerra fu la conseguenza del frutto dei sospetti delle percezioni e delle intenzioni altrui. Fino all'autunno del 1918 non vi fu mai fra gli obiettivi quello di provocare una sovversione dell'ordine europeo. Gli accordi di guerra degli imperi centrali con l'impero Ottomano e con la Bulgaria riguardavano il contenimento e le ridimensionamento della Serbia. Ma gli imperi centrali non avevano obiettivi esterni al loro dominio in Europa. Solo la Germania progettava di estendere e mantenere la propria supremazia nel continente ampliandola verso il Medio Oriente e l'Africa. Gli alleati dell'intesa invece definirono le loro rispettive ambizioni dato che dovevano mantenere vivo lo spirito di combattimento dei russi e fecero concessioni importanti: sottoscrissero il comune impiego a non cercare una pace forzata. Nel marzo/aprile del 1915 ebbe luogo uno scambio di note fra le potenze dell'intesa, in base al quale i britannici accettavano che la Russia acquistasse il controllo su Costantinopoli e gli stretti, mentre la Russia riconosceva la missione della zona neutrale dell'Iran all'interno della zona di influenza britannica, mentre i francesi si associarono tali garanzie a condizioni che i progetti del Medio Oriente fossero riconosciuti dai russi. L'accordo prevedeva anche la nascita di uno stato arabo indipendente ed era il risultato del lavoro del colonnello Lawrence che guardava tutta la penisola araba sulla quale la Gran Bretagna estendeva la sua garanzia. Anche le disposizioni italiane erano state soddisfatte con il Patto di Londra, con il quale si prometteva all'Italia il Trentino, l'Alto Adige, la Venezia Giulia senza fiumi e aggiustamenti dei confini coloniali. A completare il quadro si deve aggiungere anche il Trattato di San Giovanni di Mariana con il quale l'Italia accettava gli accordi Skills Picot ma che non entrarono mai in vigore dopo che i russi fecero mancare loro adesione. Infine vi erano le promesse fatte dalla Romania per la sua entrata in guerra al fianco dell'intesa, che prevedevano l'acquisizione di parti dell'impero austro-ungarico. Il 2 novembre 1917 vi fu la dichiarazione Balfour, cioè l'impegno assunto dal ministro degli Esteri britannico in una lettera, nella quale si esprimeva l'auspicio che il popolo ebreo potesse costruirsi una “National home” in Palestina. Dall’insieme di questi accordi si comprende come la guerra desse l'occasione per trasformarsi. La prima area investita dal potenziale cambiamento era quella dell'impero Ottomano. Tutta questa costruzione diplomatica si scontrò con i progetti wilsoniani: sebbene la sconfitta subita in patria da Wilson restituisse alle potenze europee una libertà di manovra, il conflitto tra le affermazioni pubbliche del presidente americano sugli accordi segreti, fu palese anche se meno profondo di quanto apparisse. Infatti Wilson non ostacolò la caduta degli imperi centrali, ma concentrò la sua attenzione contro certi accordi segreti. Il sistema di Wilson si impose, costringendo il governo britannico a dichiararsi svincolato da tutti i trattati segreti stipulati durante la guerra. Wilson si limitò a concentrare la sua solidità verso il Patto di Londra sino a scontrarsi con Vittorio Emanuele Orlando. 2.5 I trattati di pace e la Società delle Nazioni La conferenza di pace iniziata a Parigi il 18 gennaio 1919 aveva il compito di ripescare ciò che rimaneva come impegno politico delle intese fra i vincitori e di conciliarlo con il programma wilsoniano. 1) Wilson impose che si discutesse il Covenant, cioè il patto esecutivo della Società delle Nazioni che sarebbe dovuto servire da garanzia per la nascita del nuovo ordine internazionale. Il compito della Società delle Nazioni sarebbe dovuta essere quello di trasformare la natura dei conflitti in natura giuridica, avrebbe dovuto prevenirli o risolverli pacificamente e prevedeva che avrebbero potuto risolvere i conflitti più semplici 2) che entrasse in funzione un sistema di sanzioni economiche commerciali e militari alla cui esecuzione ciascuno dei paesi membri della Società avrebbe dovuto dare il suo contributo. Tutto ciò era affidato a tre organi: - segretario con poteri burocratici - un assemblea un - consiglio che avrebbero potuto occuparsi di tutte le controversie suscettibili di mettere in pericolo la pace del mondo. Questo mostrò subito i limiti del wilsonismo, perché inglesi e statunitensi si accordarono per dare soddisfazioni alle attese britanniche: gli inglesi ottennero che la flotta tedesca fosse ancorata nella baia britannica dove nessuno potesse controllarla se non il governo di Londra. Ottennero infine che fosse ideata la formula del mandato, cioè dell'amministrazione di ex colonie tedesche o di parte dell'impero Ottomano affidata a potenze coloniali per conto della Società delle Nazioni. In virtù di questi accordi esterni alla Conferenza, il Consiglio dei Quattro ebbe da occuparsi in prevalenza della questione tedesca, della questione del confine orientale dell'Italia, dei problemi relativi all'eredità dell'impero austro-ungarico e di quelli dell'evolversi della situazione dell'impero Ottomano. IlTrattato di Versailles del 28 giugno 1919, prevedeva la restituzione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena, il disarmo della Germania dalla Saar, la smilitarizzazione della Renania e la sua occupazione per un arco di tempo che andava da 5 a 15 anni. Quanto al confine orientale i punti più delicati della situazione riguardarono la determinazione della linea di confine con la Polonia. A queste condizioni si aggiungevano anche quelle predeterminate relative alla flotta e alle colonie, ma soprattutto si aggiungeva l'obbligo che la Germania pagasse i vincitori. Le riparazioni loro dovute per i danni provocati dalla guerra furono la base per una disputa durata sino all'inizio degli anni 30 che provocarono nel mondo germanico il rifiuto di condizioni considerate ingiustamente onerose. I tedeschi, che non erano stati chiamati a discutere del loro trattato di pace, ottennero solo la concessione di poter formulare in un documento scritto dei loro obiezioni, ma furono costretti a rinunciare a quelle che avessero un carattere sostanziale. La pace con l'Austria venne firmata a Saint Germain il 10 settembre 1919 e l'Austria rimase circoscritta al suo territorio a popolazioni di lingua tedesca. Il Trattato di pace con la Bulgaria venne firmato il 27 novembre 1919, il 4 giugno 1920 venne firmato il Trattato di pace con l'Ungheria indipendente e stabiliva la cessione di quasi un terzo del territorio ungherese prebellico. Il caso più complesso fu quello dell'impero Ottomano il cui trattato di pace venne firmato a Sevrès il 10 agosto 1920 ed imponeva all'impero Ottomano clausole severissime: - doveva rinunciare a tutti i territori esterni alla penisola anatolica, - l'Armenia otteneva l'indipendenza e l'autonomia, - le finanze imperiali erano poi sotto il controllo della Francia, della Gran Bretagna e dell'Italia, - gli stretti restavano sotto le autorità del sultano ma la navigazione lungo di essi era posta sotto il controllo di una commissione internazionale I militari si scontrano con il sultano e iniziarono una guerra contro l’autorità imperiale e contro le forze occidentali che avevano messo piede nella penisola anatolica con il programma politico di rinunciare a ciò che di fatto non esisteva più. Prima gli americani poi francesi e gli italiani rinunciarono a resistere alle forze di Kemal e ritirarono le loro truppe dal territorio turco. La convocazione di una grande assemblea nazionale ad Ankara portò alla nascita di una repubblica turca, ma perché ciò accadesse, fu necessario che le truppe greche fossero sconfitte da quelle turche e poi costrette a fuggire. Kamal era riuscito a rompere l'isolamento diplomatico stringendo il primo trattato anticoloniale con il governo rivoluzionario Russo. Grazie a questo accordo il destino dell'Armenia veniva segnato, poiché il suo territorio fu diviso fra la Turchia e la Russia rivoluzionaria. Davanti ad una nuova situazione anche in inghilterra si dovette rinunciare alla politica di di una grande Grecia e subire la supremazia del regime di Kamal, ciò venne poi sanzionato dal Trattato di Losanna del 24 luglio 1923. 3. Una guerra rivoluzionaria? La Prima Guerra Mondiale fu rivoluzionaria perché venne condotta in modo del tutto diverso rispetto a ogni conflitto del passato e provocò cambiamenti socio economici non temporanei. 66 milioni di giovani furono travolti dall'impegno bellico e per sei anni una generazione di giovani si consumò in un inutile strage. L’irruzione delle masse nella vita sociale ebbe luogo in modo traumatico: dare alla guerra un carattere ideologico e caricarla in modo esasperato di valori nazionali per esprimere in modo semplice il dovere di sacrificarsi che in sé era privo di senso per l'individuo. Il sistema delle comunicazioni viene messo a dura prova e conobbe una rapida accelerazione. L'uso dei mezzi aerei nei combattimenti fornì il primo importante incentivo a una delle più nuove strategie di combattimento, ma anche di trasporto di persone e merci. Le conseguenze del taylorismo furono caratterizzate da approfondire del senso di proletarizzazione dei lavoratori e dal loro avvicinarsi alle cause più fortemente ideologizzate. La Guerra lasciava sia dei sentimenti esasperati che avrebbero favorito il diffondersi di un clima rivoluzionario e il timore delle teorie più usate. Il relativismo scientifico metteva in crisi i sistemi radicati, ma ci fu la necessità di semplificare la fase dell'idea di socialismo rivoluzionario e ordinazionismo estremistico. Il primo era vissuto come speranza di rinnovamento sociale, il secondo come mito di avanzamento nazionale. L'importanza del controllo delle materie prime veniva esaltata non solo per la sua valenza economica generale, ma anche per il peso strategico militare che le materie prime avevano acquistato durante la guerra. Infine il carattere rivoluzionario della guerra in relazione al ruolo dell'Europa nel mondo appare oggi in tutta la sua portata: la posta in gioco riguardava l'egemonia degli imperi centrali o quella delle potenze dell'intesa, ma più in generale riguardava il futuro dell'Europa stessa. Nel momento in cui con la distribuzione dell'impero Ottomano si avviava l'estinzione degli imperi tradizionali, aveva inizio un cammino che gli Stati Uniti avrebbero favorito e rispetto al quale anche l'Unione Sovietica avrebbe poi preso posizioni ben chiare e convergenti con quelle americane.

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