Summary

This document describes the characteristics of feudal societies, including political, legal, economic aspects and the role of peasants. It also discusses the evolution of population in agrarian societies and the emergence of feudalism after the fall of the Roman Empire.

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**LE SOCIETA FEUDALI** La scarsità è il risultato della crescita della popolazione (popolazione aumenta e diventa difficile sfamare tutti). Con l'aumento della popolazione l'uomo si vide costretto ad intensificare il suo lavoro per ottenere più produzione di alimenti. Cominciarono quindi ad intensi...

**LE SOCIETA FEUDALI** La scarsità è il risultato della crescita della popolazione (popolazione aumenta e diventa difficile sfamare tutti). Con l'aumento della popolazione l'uomo si vide costretto ad intensificare il suo lavoro per ottenere più produzione di alimenti. Cominciarono quindi ad intensificarsi le grandi società agrarie attraverso l'utilizzo di nuove tecniche agricole ma queste non sempre permettevano di migliorare le condizioni della popolazione. Questa scarsità non era solo dovuta all'incapacità di produrre di più ma anche alla nascita di classi dirigenti potenti. Molte società agrarie chiesero la SEDENTARIZZAZIONE (miglioramento attrezzatura, divisione del lavoro) con quest'ultima però nacquero anche delle classi dirigenti che vivevano del lavoro altrui appropriandosi di gran parte della produzione. Si va forgiando quindi il concetto di disuguaglianza e predominio di alcuni uomini su altri, in particolare si può identificare questo tipo di comportamento in una "società feudale" in cui i signori esercitano dominio su terre e su uomini causando una continua disuguaglianza. La nascita del feudalesimo avvenne dopo la caduta dell'impero romano. **Caratteristiche feudalesimo:** -**politicamente** troviamo l'appropriazione da parte di conti, marchesi di terre e imposte, cattedrali, monasteri. -**giuridicamente** invece predomina il concetto di disuguaglianza, tutti gli uomini non sono uguali davanti la legge, i signori hanno diritti e i sudditi hanno doveri. -**economicamente** i signori mantengono diritti sulla terra della signoria. -**situazione contadina**: i servi dipendevano dal padrone ed avevano poca libertà individuale. Vi era la **RENDITA FEUDALE** che permetteva al signore di appropriarsi di una parte della produzione e lavoro dei contadini. I contadini si vedevano costretti a consegnare una quota di denaro e di raccolto (chiamata **CENSO**). Inoltre vi era la **DECIMA**, una imposta che serviva al mantenimento della chiesa. Il contadino poteva ricevere parte della terra solo dopo aver soddisfatti tutte queste premesse ottenendo la cosiddetta "**CONCESSIONE CONTADINA**". Partendo da questa organizzazione, il sistema feudale subì grandi cambiamenti tra proprietà della terra e dipendenza personale. Ad esempio nell'Europa occidentale cominciò la monetizzazione della rendita per i contadini, i quali cominciarono ad ottenere la concessione di terre a lungo termine e ciò gli dava la possibilità di trasformare le terre in aziende. La forma più comune di diritti divisi era **l'ENFITEUSI**i contadini (enfitueti) avevano lo stesso diritto sulle terre ecc. che avevano i proprietari (concedenti). L'enfitueta si impegnava a migliorare le condizioni del terreno e soddisfare le esigenze del signore feudale proprietario. Una volta soddisfatte queste esigenze del proprietario, l'enfitueta poteva vendere, impegnare o lasciare in eredità la terra ceduta. In Europa orientale invece continuava ad essere predominante un regime di servitù. **PROCESSO DI DIFFERENZIAZIONE DEL MONDO CONTADINO** Da quando per i contadini si presentò la possibilità di disporre di fondi in concessione, cominciò questo processo di arricchimento e ascesa di alcune famiglie ed altre invece si ritrovarono in difficoltà a causa di mancanza di terre per la riproduzione familiare. Inoltre i contadini dovevano essere abili nell'ottenere stesso numero di prodotti coltivati e di guadagni ricavati dalla loro commercializzazione. Comincia ad essere anche importante il processo di indebitamento, infatti, il contadino che non aveva abbastanza cereali per passare l'anno chiedeva un prestito di grano ad un vicino ricco per poi sdebitarsi dopo il raccolto con lo stesso valore della quantità di grano ricevuta. Solitamente però dopo il raccolto il prezzo era più basso di quello dei mesi in cui scarseggiava e quindi il contadino si ritrovava a dover restituire molto più grano di quello che aveva ricevuto. Spesso il contadino era costretto a richiedere il prestito molto in anticipo e in quantità maggiore. Si può dire quindi che questo processo di debiti finiva quasi sempre con perdite di terra o vendita di quest'ultima. Alcuni agricoltori possedevano inoltre più terre di quelle che potevano coltivare o troppo lontane per poter essere gestite, così decisero di dedicarsi al commercio o ad altre attività vendendo queste terre a borghesi, religiosi e signori. **EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE NELLE SOCIETA AGRARIE** Ci furono 2 modelli demografici: antico e moderno. Antico corrisponde alle società preindustriali con alti tassi di natalità e altrettanti di mortalità, speranza di vita molto bassa. Si moriva principalmente a causa di epidemie, fame e guerre. Un esempio ne è la PESTE NERA che colpì l'Europa nel 1348. **TETTO MALTHUSIANO** serve a dimostrare come le risorse alimentari disponibili sarebbero state, nel lungo periodo, insufficienti a soddisfare i bisogni dell\'intera popolazione. Questo tetto si allontana se la distribuzione del reddito è meno disuguale sia se la capacità di produzione di cibo aumenta. CHIEDI Dalla caduta dell'impero romano la popolazione crebbe. L'agricoltura tradizionale dipende da: fattori di produzione (terra, lavoro e capitale), tecniche disponibili, dalla terra che è limitata e non omogenea con differente valore in base all'ubicazione (zone con acqua e abitate). **DIFFERENZE AGRICOLTURA&PRODUZIONE SETTENTRIONE E MERIDIONE** La produzione viene organizzata diversamente tra Europa settentrionale e meridionale. Si passa dall'uso dell'aratro romano al meridione fino a giungere al bosco e all'allevamento per il nord (aratro a ruote, più caro di quello romano, mulino idraulico, ferratura, collare per cavalli). Inoltre si organizzava diversamente anche la produzione: nel meridione la terra coltivata veniva sfruttata in forma individuale dal contadino e i campi erano irregolari rettangoli in pianura o terrazze poste su pendici montuose, mentre al nord i campi erano comuni, era il paese infatti a decidere quali terre si dovessero lavorare e cosa si doveva coltivare, le terre erano organizzate in grandi campi divisi in particelle lunghe e strette per ciascun contadino (lo scopo di questa suddivisione in grandi campi era quello di poter avere più pascoli in estate quando l'erba è più scarsa). **ANALOGIE TRA AGRICOLTURA NORDICA E MERIDIONALE** Troviamo però anche delle analogie tra queste due agricolture come ad esempio **l'ISOLAMENTO**. Le popolazioni erano scarse e vivevano in piccoli insediamenti, avevano un'economia chiusa a causa di pericolosità e costo eccessivo dei trasporti con lo scopo di assicurare la riproduzione umana e animale e non di aumentare la produzione e il reddito. Inoltre vi era una grande concorrenza per le terre tra agricoltura e allevamento dato che le terre destinate alla coltivazione erano le stesse destinate al pascolo del bestiame. **GERARCHIE SOCIALI E GERARCHIE DELLE APPARENZE** La moda ebbe origine in età medievale e si sviluppò nel corso del 500 e 600. Essa si impone come parte integrante della cultura delle corti europee divenendo un tratto esclusivo delle elite sociali ma allo stesso tempo interessa ampi stati della popolazione urbana. Questo duplice aspetto viene spiegato dalla divisione della società che caratterizzava il 200 e il 300, una società estremamente gerarchizzata e divisa in classi sociali. In questa prima età medievale non si parla di moda ma di ABBIGLIAMENTO (identifica e distingue donna sposata da quella nubile, contadino da cittadino ecc.) in questa società vi era un divario sociale molto forte, non solo tra ricchi e poveri ma anche tra coloro che svolgevano professioni diverse. Spesso le famiglie nobili erano indicate con l'uso di colori specifici ed abiti distintivi del loro status. Il costo per la produzione di un abito però aveva un costo elevato. **ABITI&TESSUTI** tessuti più comuni erano lana e lino, prodotti in casa e filata da mogli e figli e tessuta dai mariti. In seguito venivano infeltriti e poi tinti in laboratori. Per quanto riguarda la produzione di tessuti e abiti più pregiati, veniva effettuata in città all'interno di botteghe di commercianti, pellicciai. **CONFEZIONI** la confezione incideva in misura minore ma aveva comunque un processo lungo. La maggior parte del vestiario era confezionato in casa o su misura da sarte. Spesso il confezionamento di un nuovo abito veniva fatto coincidere con festività, funerali o matrimoni, insomma, non era un capriccio. La differenziazione tra abiti maschili e femminili avvenne nel corso del 300. Con un'analisi approfondita di dipinti tra il 300 e il 400 riusciamo ad individuare i cambiamenti degli abiti maschili. I giovani in particolare preferivano abiti corti con calzoni di maglia attillati e giubbini imbottiti. Le donne invece preferivano abiti lunghi con strascico, copricapo di veli semplici di lino per le appartenenti a una bassa classe sociale e materiale più sofisticati come merletto per quelle di ceto elevato. Questa differenziazione fu possibile grazie alle innovazioni nel settore, come ad esempio gli abiti venivano realizzati con processi di cucitura. Abito a casacca rimpiazzato da abiti più aderenti al corpo che richiedevano maggiore attenzione e competenze da parte dei sarti. Si diffusero tecniche di **MAGLIA** e **UNCINETTO** per la realizzazione di capi in maglia. Più comuni divennero anche bottoni spilli e altri tipi di allacciature. Questa differenziazione si impose grazie ai nuovi contesti in cui mostrare e indossare la moda. **NASCITA DELLE CITTA E DELLA MODA** Fra anno 1000 e 1348 popolazione aumentò, nacquero nuovi centri urbani che permisero la diffusione di nuove attività artigianali. Le città divengono quindi luogo di dinamismo sociale, produzione di artefatti di vario tipo e commerci. Roma, Milano, Venezia, Napoli formavano vere e proprie "megalopoli". Città europee erano i migliori centri per l'acquisto e il consumo. Città erano luogo dove poter sfoggiare i nuovi abiti per la gente elite. La moda diventa uno strumento di competizione sociale all'interno di una società in cui vige ancora la legge di gerarchia. La costante competizione si basa sull'obiettivo di apparire migliori di quel che si è. Molti storici definiscono la moda come un fenomeno che interessava solo i ceti urbani più alti. Altri invece mettono in risalto il grande cambiamento apportato dalla moda. La corte in particolare ricoprì un ruolo di grande importanza nella nascita della moda sia per la creazione di nuove mode e nuovi codici di comportamento. L'abito nella corte ricopriva grande ruolo diventando una grande manifestazione di ricchezza e potere. **CORTIGIANO**: uomo di cultura, di origini nobili o di una ricca casata, abile in arti e battaglie capace di plasmare la propria immagine al fine di acquisire potere. "**IL CORTEGIANO DI BALDASSARRE CASTIGLIONE**" descrive perfettamente il cortigiano. (SUPERUOMO). Nel corso del 400 cominciano una diffusione di colori sgargianti e gioielli, nel 500 comincia l'abbigliamento più elegante e raffinato, senza materiali sfarzosi ma pur sempre trasmettendo un senso di lusso e splendore. L'abbigliamento è solo una parte di questa nuova cultura delle apparenze, Castiglione infatti si concentra sulle maniere e azioni dell'uomo di corte. Non è sufficiente indossare abiti costosi e pregiati ma vi sono elementi come la cultura e l'educazione che non possono acquistarsi col denaro. Il vero gentiluomo rinascimentale deve essere in grado di avere tutte queste qualità che lo rendano superiore ad un uomo comune. Necessario è anche conoscere l'etichetta. Essa è un insieme di comportamenti che ci permette di raggiungere un determinato tipo di raffinatezza. L'uomo e la donna rinascimentali definiti **ELEGANTI** non lo diventano solo grazie all'abito ma anche grazie a questo congiunto di buone maniere. **ETICHETTA** uno dei maggiori processi di cambiamento avvenuti nel corso della storia che ha portato alla costruzione di una società ritenuta effimera ed artefatta. **500** Fino ai primo del 500 Italia ricoprì il ruolo di modello per tutta Europa riguardo alla creazione della moda. Proprio nel momento di trionfo della moda, l'Italia entrava in un grande periodo di debolezza politica con l'alternarsi di controlli della penisola da parte dei francesi e in seguito dei spagnoli. Francesco I re di Francia nei primi del 500 fu impegnato in campagne militari nel nord Italia, al suo ritorno in Francia dopo essere stato sconfitto decise di imporre a tutta la sua corte nuove mode e nuovi oggetti di lusso di origine italiana. prima ondata di successo della moda italiana. Nel corso del 500 Francia e Spagna furono due tra le grandi potenze di spessore. Francia emerge nel 600 con una propria moda. Nel realizzare la corte di Versailles (Luigi XIV) si diede vita ad un palcoscenico in cui la famiglia reale trascorre le sue giornate in una rigida etichetta e rispettando protocolli. Moda francese simbolo di ostentazione, moda spagnola era più modesta. **INGHILTERRA**: Tudor, colori pastello, tenendosi lontano dalle influenze spagnole e francesi. **600** corte diviene luogo di creazione moda anche nei nuovi stati emergenti di Prussia, Russia e Svezia. A fine 600 si assiste alla nascita del vocabolo moda in diversi stati europei. **LA GERARCHIA DELLE APPARENZE** Abbigliamento ha sempre ricoperto grande importanza come indicatore di social status, età, professione e genere. Queste gerarchie sociali rispecchiavano le gerarchie delle apparenze. L'abbigliamento svolgeva una grande funzione sociale e creava uno stretto legame tra abito ed appartenenza sociale. Molti filosofi e scrittori ribadivano quanto fosse corretto che gli abiti dei nobili si differenziassero da quelli plebei. L'abito faceva anche parte delle tradizioni nelle diverse comunità alle quali era doveroso attingersi. Ne "Il Cortigiano" si menzionavano per esempio caratteristiche tipiche del vestire fiorentino e veneziano e si criticavano gli eccessi dello stile francese e tedesco ma allo stesso tempo si criticava la mancanza di uno stile italiano. L'abito era inoltre considerato un mezzo di comunicazione e rappresentazione dell'appartenenza, ciò era testimoniato dai "trattati illustrati sull'abbigliamento" dove venivano mostrate gallerie, costumi, sfilate su carta di abiti classificati per geografia, sesso, età e condizione sociale degli indossatori. Queste pubblicazioni di trattati erano state fatte probabilmente per i popoli lontani curiosi di scoprire nuovi modi di interpretare i vestiti. Alcuni dei trattati illustrati sull'abbigliamento in cui venivano proposte vere e proprie gallerie di costumi, sfilate su carta di abiti classificati per sesso, età, area geografia e condizione sociale di chi li indossava etc. **HABITI ANTICHI E MODERNI DI TUTTO IL MONDO** trattato di Vecellio considerata punto culminante della trattatistica, passerella iconografica che presentava tradizioni vestimentarie delle varie località. La gerarchia delle apparenze diviene quindi un criterio di classificazione comune in tutte le terre comprese quelle scoperte oltreoceano. **L'AVVENTUROSO SIMPLICISSIMUS** Germania, protagonista visita mondo formatosi sotto superficie dei laghi in cui si conducevano forme di vita parallele a quelle della terra, proprio come in un libro di costumi. Anche Giovanni Della Casa considerava con prudenza l'adozione di cambiamenti radicali nel modo di vestire e metteva in guardia dalla tentazione di proporsi come consumatori della novità. **UTILIZZO DEL NERO NEL 500** Nel 500 l'ostentazione passa da forma fisica e materiale a capacità di esibire la propria cultura ed esigenze. Questo cambiamento si manifestava rifiutando qualsiasi tipo di esagerazione, si dava precedenza a virtù che non potevano essere comprate con il denaro come si comprano oggetti e tessuti pregiati. Queste virtù erano fatte attraverso l'educazione e la formazione personale. Questa rinuncia al superficiale si esprime in specie con l'utilizzo del **NERO**. I colori erano molto importanti per identificare il rango sociale di appartenenza. Nero: colore dominante ceti elevati nei maschi, con il nero si identificavano i gentiluomini dell'età moderna. Le sue radici sono molto antiche, derivano da Filippo il buono duca di Borgogna che amava molto questo colore. Con Castiglione si sancì la definitiva propagazione del nero come colore più adatto ad un perfetto cortigiano. Nero divenne colore simbolo dell'eleganza. La diffusione del nero partì dalla Spagna giungendo anche in Inghilterra e Olanda, in quanto ad esso veniva associata anche un aura di serietà e autorevolezza. Il nero è l'unica forma possibile di rappresentare i principi morali che caratterizzano il cortigiano. Si tratta quindi non solo di una scelta dell'abito ma di una scelta morale. A guidare scelte morali del cortigiano vi è la "**MEDIOCRITAS**", uomo virtuoso evita gli estremi per vivere una vita bilanciata. Si evitano quindi forme e colori sgargianti. Il nero è il colore che contiene tutti i colori ed è uno dei più costosi al mondo. In molti ritratti di uomini vestiti in nero possiamo comprendere come il nero sia diventato un colore cosi popolare. Esso veniva utilizzato anche come colore della riforma protestante. Nell'Olanda del 600 il nero diviene colore di uomini e donne, giovani e vecchi, ricchi e poveri. Diviene colore del quotidiano e segno di rispettabilità. Il nero dei commercianti olandesi è quello di una classe moderna che ha bisogno di abiti funzionali per condurre le proprie attività quotidiane, nasce quindi il primo abito da lavoro della classe media. Nei vari stati le leggi suntuarie erano indicatore dello sforzo volto a regolamentare le apparenze in funzione delle gerarchie sociali. Infatti tra gli scopi di queste leggi vi era anche quello di salvaguardare la nobiltà inferiore dalla rovina per le eccessive spese necessarie a mantenere un costume vistoso. Una soluzione per contenere queste spese fu elaborata dal gentiluomo Nicolao Guinigi che propose l'idea di proibire a tutti l'uso di tessuti preziosi e gioielli costosi introducendo come unico elemento di distinzione la **PIUMA D'AIRONE** che avrebbe ornato l'abbigliamento dei soli feudatari dello stato di Milano. **LA GERARCHIA DELLE APPARENZE COMINCIA AD INCRINARSI** Nel corso del XVI secolo cominciarono a venire a galla i segni di un mutamento delle funzioni dell'abito. In varie opere si fanno riferimenti al cambiamento e al come i nuovi vestiti facciano sembrare quelli prima goffissimi. L'attuale maniera di vestirsi fa immediatamente condannare l'antica con una sicurezza così grande da essere considerata una specie di mania. Si contestava principalmente in fatto che ognuno poteva andare vestito come un gentiluomo pur non essendolo. Cessano tutti quegli ideali in cui l'abito era fonte di distinzione ed identificazione dello stato sociale di una persona. **IN SPAGNA**noto era l'eccesso nel vestire in Spagna, specie nei giorni di festa, il fatto che non si riconoscevano un magistrato e sua moglie dalla gente nobile era scandaloso. **IN FRANCIA** anche qui bottegaio vestito come un gentiluomo, unica cosa per riconoscere quest'ultimo era attraverso maniere e modi. Impossibile fare distinzioni in base all'aspetto esteriore. **IN GERMANIA** anche qui vi era difficoltà nel riconoscere principi, conti e nobili da borghesi e contadini. Sorge quindi una preoccupazione generale per il crollo di questa gerarchia delle apparenze. L'abito rappresentava un fondamentale strumento di identificazione e distinzione sociale, ma se ciascuno avesse avuto la facoltà di vestirsi secondo il proprio capriccio, allora sarebbe divenuto impossibile riconoscere le persone e l'ordine sociale di appartenenza. Vi era quindi un pericoloso mutamento in atto. In questo periodo molti politici si impegnarono in un'azione normativa con lo scopo di restaurare l'ordine nella gerarchia delle apparenze. Dietro la questione dell'abito e della disciplina dell'abbigliamento si celavano tensioni sociali complesse e articolate diverse a seconda delle situazioni. L'incrinarsi della gerarchia delle apparenze fu determinato anche dall'ampliamento del consumo di capi di vestiario, in altre parole, da una maggiore possibilità di acquistare capi d'abbigliamento. **CONDIZIONI ECONOMICHE PER IL CAMBIAMENTO** Tra la metà del XVI secolo e la prima metà del XVII si verificò un deterioramento dei salari. Questo fenomeno si presenta con maggiore intensità a seconda delle aree geografiche. Nell'Europa centromeridionale questo fenomeno fu più frequente. Nel corso del XVI secolo i vari ceti emergenti che si erano fatti strada nel commercio, con la propria terra e che aspiravano a riconoscimento sociale più alto si preoccupavano di consolidare i vantaggi conseguiti dalla loro classe sociale sul piano dello status sociale. Questi ceti emergenti non volevano abbattere la gerarchia delle apparenze ma solo essere inclusi in essa. Con l'avvento della moda tutto ciò sarebbe stato più facile in quanto "essere alla moda" sarebbe il criterio di distinzione alla portata di chi disponeva i mezzi per poterselo permettere. Questo deterioramento dei salari si innalzò a causa dell'aumento dei prezzi, di conseguenza le condizioni di vita dei lavoratori si inasprirono, provocando una estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri. Mentre i salariati incontravano crescenti difficoltà a fronteggiare i prezzi dei beni di prima necessità come cibo, casa e riscaldamento, i ceti maggiori sfruttavano sia l'incremento dei prezzi agricoli e i servizi del cosiddetto consumo vistoso che occupavano parte del loro budget con arredamento, servitù, abbigliamento. Nel corso del 600 invece ci fu un abbassamento dei prezzi dei tessuti e dell'abbigliamento perché i produttori estesero e diversificarono la loro offerta proponendo ai consumatori prodotti nuovi e più economici rispetto al passato. L'industria tessile europea si orientò verso la produzione di tessuti più leggeri e meno costosi di quelli tradizionali. Importante è la tendenza emersa in ambito dell'industria della seta, dove appariva in crescita la produzione di **tessuti misti**, in modo che i consumatori potessero accedere a stoffe simili alla seta ma a costi inferiori. Anche nell'ambito dei velluti si adottarono tecniche per contenere il prezzo, ad esempio riducendo le dimensioni dei motivi decorativi dei velluti consentendo un veloce riassetto del telaio nel passaggio tra una lavorazione e un'altra permettendo una contrazione dei tempi e dei costi di produzione. Molto importante fu anche la **RIVOLUZIONE DELLA MAGLIA**, capi lavorati a maglia con gli aghi che andarono a sostituire quelli tradizionalmente confezionati con il tessuto, un esempio è quello delle calze a maglia (primo caso di **PRET A PORTER**) che poteva essere indossato senza passare attraverso il sarto come invece avveniva per le calze in tessuto. Parlando di maglieria si finisce considerando le prime forme di abito confezionato dell'epoca. Esempio più noto di abito confezionato è **l'abito usato**, acquistabile attraverso rivenditori specializzati o vendite all'asta, offriva opportunità di acquistare una grande varietà di capi di abbigliamento. I consumatori dell'epoca potevano inoltre accedere ad una soluzione meno gravosa dell'acquisto, ovvero quella del noleggio degli abiti per partecipare a determinate occasioni. La costante ricerca di innovazioni di prodotto fu contraddistinta dall'allargamento dell'offerta con prodotti sempre meno costosi in modo da raggiungere un maggior numero di consumatori. **L'avvento della moda come istituzione sociale** non avvenne immediatamente ma si considera un processo lento, prodotto da fasi. Nel corso del XIV secolo avvenne la vera rivoluzione, nel momento in cui si abbandonò l'abito drappeggiato per passare a modelli più aderenti. Le novità introdotte intorno alla metà del 300 portarono una ventata di innovazione ma l'abbigliamento continuava ad essere indicatore del ceto di appartenenza e la legislazione suntuaria continuava ad esser utilizzata come strumento di ridimensionamento dell'apparenza. Il 500 fu il secolo in cui la gerarchia delle apparenze fu sfidata a causa della crescita di produttività del settore tessile-abbigliamento che poteva soddisfare i suoi consumatori con nuovi articoli rispetto al passato. Questi prodotti erano soluzioni alternative ai manufatti tradizionali dal punto di vista dei costi ma non erano inferiori dal punto di vista dell'eleganza. Trattandosi di prodotti nuovi, cominciava a delinearsi l'identificazione tra **MODA** e **NOVITA**. La penetrazione della moda nel corso del 500 sarebbe da correlare con una maggiore conoscenza del "sé" dalla quale discendeva l'esigenza di esprimere la propria personalità anche attraverso scelte dell'abbigliamento. La società però ancora si trovava in bilico tra una visione tradizionale rigida della gerarchia delle apparenze e una nuova interpretazione delle funzioni dell'abbigliamento. Inoltre, il ruolo svolto dalla corte rinascimentale italiana come centro di elaborazione di una raffinata cultura si diffuse molto. Il gusto rinascimentale si manifestò anche nell'abbigliamento dei principi e cortigiani che dedicavano molta attenzione alla moda. La funzione che l'abito svolgeva nella corte si inseriva nella tradizionale gerarchia delle apparenze basata tra un netto collegamento tra apparenza e rango di appartenenza. L'abito era divenuto oggetto di analisi dei contemporanei dell'epoca, la moda era stata definita un processo di civilizzazione ossia un codice di comportamento che rispecchiava le "**buone maniere**". Si forma così la cosiddetta civiltà delle buone maniere. Nella prima metà del 600 la situazione cominciò ad essere differente, la moda cominciò ad essere presa in considerazione tanto da far nascere dei dibattiti in tutta Europa. In Francia ad esempio, questo dibattito si sviluppo con grande vivacità. Si pubblicarono diversi testi in cui si esprimeva la preoccupazione per gli eccessi di questo fenomeno. Si considerava la moda come un qualcosa che creava dipendenza e portava di conseguenza ad eccessi, spingendo le persone alla costante ricerca di novità e cambiamento. Venne descritta come un qualcosa di effimero fondato sui principi della vanità. Si mostrava un atteggiamento critico nei confronti della moda, considerandola fenomeno di incostanza e leggerezza. Vi era una costante ricerca di cambiamenti, una moda veniva abolita da un'altra moda e le persone avevano una tale leggerezza nell'adeguarsi a ciò che faceva impressione. Erano del tutto incapaci di sottrarsi alla tirannia della moda. L'abbigliamento comunque contribuiva in maniera determinante alla definizione della reputazione e del prestigio dell'individuo. Colpevole di questa frenesia della moda era la **corte**, che quasi sempre per iniziativa del sovrano, lanciava novità in ambito di abbigliamento, novità che in seguito venivano punto di riferimento per i cortigiani e per il resto della società. Simbolo del centro dell'elaborazione della moda fu la corte del **Re Sole a Versailles**. La corte di Versailles fondò dei modelli di comportamento oltre a innovazioni sul piano moda che richiamavano al buon gusto e all'eleganza. La diffusione delle nuove mode avveniva utilizzando strumenti sempre più diversi: -le poupèe de mode già in uso da secoli. La famosa bambola, un manichino prezioso rivestito delle ultime mode. -la stampa -le incisioni, avevano un grande vantaggio sulle bambole, erano meno fragili e meno costose, -antichi repertori di costumi **DIFFUSIONE DELLA STAMPA DI MODA E FEMMINILIZZZIONE DEL SETTORE** Uno tra gli aspetti più emersi tra le forme di comunicazione della moda della seconda metà del 600 fu la **STAMPA DI MODA**. Il processo di femminilizzazione della moda fu avviato da quello che si può definire il primo giornale di moda "**LE MERCURE GALANT**". Esso trattava di aspetti della vita di corte, con tutti i suoi avvenimenti, pettegolezzi e mode. Il fondatore aveva un'idea strettamente gerarchica piramidale delle vie di diffusione della moda che si propagavano dalla corte alle periferie. In particolare la moda passava attraverso un pubblico di diffusione prettamente femminile, dalla corte alle dame delle città, dalle dame alle ricche borghesi e in seguito alle **GRISETTES** che erano giovani donne di condizioni modeste, operaie o sartine. Gli articoli pubblicati sul **MERCURE** prendevano anche tendenze dell'abito maschile quanto quelle femminili ma nonostante ciò, il giornale era orientato su una via della moda come ambito femminile. La argomentazione fondamentale che era alla base di questa rappresentazione era che le donne avevano una maggiore cura del loro aspetto esteriore rispetto agli uomini. In seguito questo giornale cominciò a pubblicare articoli accompagnati da illustrazioni e indirizzi di alcuni fornitori, costruendo cosi la **1° FORMA PUBBLICITARIA MODERNA IN QUESTO SETTORE.** **RE SOLE, COSTRUZIONE DELL'IMPERIALISMO CULTURALE** Il processo di maturazione della moda iniziato nel corso del 500 proseguiva nel 600, trovando in **Francia** un ambiente favorevole. In particolare con **Luigi XIV** le strategie dell'apparire erano in pieno utilizzo. Egli seppe servirsi consapevolmente della moda come mezzo per la costruzione di una supremazia culturale francese in Europa. Il confronto sulla moda, specie dopo la diffusione della stampa di moda ebbe origine in Francia e in essa fu particolarmente vivace. La diffusione e la rappresentazione della moda si fecero strada anche in altri paesi come Inghilterra. In Inghilterra, nel corso del 600, il discorso sulla moda si basava sulla denuncia degli eccessi prodotti dalla passione per le novità e i cambiamenti in ambito di vestiario. Si accusava la moda di essere effimera e di costituire una fonte di vacuità e di superficialità. Ci si chiedeva cosa ne sarebbe stato di tutta quella moderazione nel vestirsi che aveva caratterizzato una volta questa terra, quando tutti andavano secondo le proprie condizioni economiche e gradi sociali, mentre oggi, cose costose possono essere indossate da persone molto umili. Ad aggravare questa situazione ci fu anche l'assimilazione della moda al lusso e allo spreco, che trovavano terreno fertile nella corte. In **Inghilterra**, gli Stuart, sovrani dell'epoca, adottarono uno stile incentrato sullo sfarzo e sull'ostentazione. La corte divenne quindi il principale obiettivo di critica e di attacchi, luogo in cui si celebravano i rituali del consumo vistoso. Dietro questa polemica contro la moda e le feroci critiche alla corte si celava l'opposizione politica alla **MONARCHIA**, la cui immagine veniva associata a comportamenti pericolosi che non erano limitati al consumo vistoso ma arrivavano fino alla corruzione e alla **TIRANNIDE**. Molti erano coloro che si opponevano a questa tirannide della moda e della monarchia. La diffusione della moda era una sorta di **cavallo di troia** attraverso il quale la civiltà francese con il suo sfarzo e assolutismo monarchico cercava di conquistare l'Inghilterra. Il confronto con la Francia continuò per quasi tutto il secolo a fasi alterne, anche in concomitanza di vicende politiche e con le sorti degli Stuart considerati troppo vicini al gusto francese. Anche in **Olanda**, la moda era espressione delle diverse identità politiche. La necessità di rappresentare attraverso l'abbigliamento il rigore morale degli individui era un tratto comune delle religioni riformate, spesso tale necessità si esprimeva attraverso il colore, eliminando il nero che era stato segno della severità cattolica spagnola. In olanda vediamo schierati da una parte la **casa D'Orange con lo Stadhouder** **e l'aristocrazia** da un lato, e le **città con interessi commerciali** e i loro amministratori dall'altro. Queste parti si rappresentavano con modelli vestimentari diversi e la prevalenza politica di una o dell'altra fazione finiva per favorire la diffusione di uno o dell'altro stile. Anni **20 e 30 del 600** furono gli anni in cui la corte degli Orange esercitò una maggiore influenza sui gusti degli olandesi. In questi anni la corte olandese aveva abbandonato l'uso di abiti scuri che aveva caratterizzato il periodo della guerra contro la Spagna ed aveva introdotto mode ispirate alle corti francesi ed inglesi con tessuti lussuosi, colori vistosi e decorazioni. Soltanto i più anziani continuavano a mantenere il tradizionale decoro dell'abito scuro. Negli anni centrali del secolo il peso politico degli Stadhouder e della casa d'Orange crollò drasticamente e la vita di corte si contrasse e si ridimensionò l'influenza del gusto cortigiano sulla società olandese. In questo periodo però l'iniziativa politica della fazione repubblicana si fece sempre più rilevante e i suoi rappresentanti avevano riadottato l'abito nero tradizionale inducendo anche i nobili ad adeguarsi. Gli uomini politici, intellettuali e aristocratici quindi adottarono l'uniforme semplice degli olandesi. In realtà dietro all'uniformità del nero si celavano tessuti ricchi e sontuosi. In **Italia** invece il dibattito sulla moda non sembra acquisire toni vivaci. Certo, vi sono state anche qui opere che rivolgevano critiche particolari ma non eccessive a questo fenomeno. **LA MODA COME MEZZO PER ENTRARE IN SOCIETA** Abito rappresentava un **potentissimo mezzo di comunicazione**. L'inganno sociale esercitato dall'abuso dell'apparenza sembra suscitare ironia invece di indignazione. Ad esempio nell'avventuroso Simplicissimus ambientato nella Germania seicentesca si apre con un'invettiva contro i falsari dell'apparenza dicendo che "coloro che hanno rubacchiato qualche moneta e che vanno a comprarsi un vestito all'ultima moda vogliono passar per cavalieri e nobili". Nel corso del XVII secolo la diffusione della moda aveva raggiunto la maggior parte delle società europee diventando **un'ISTITUZIONE SOCIALE**. La corte come ho citato prima, giocò un ruolo determinante in questa evoluzione in quanto i sovrani assoluti si servirono di essa per guadagnare potere e per esercitare un controllo sociale. Solo la Francia fu la corte che riuscì ad imporsi a tutte le voci che ne contrastavano la diffusione. I **SALONS PARTICULIERS** di alcune residenze di Parigi divennero punto di riferimento per quella parte dell'elite cittadina che non aveva una collocazione di rilievo a Versailles per l'elaborazione di modelli che si richiamavano al gusto e all'eleganza. Ovviamente l'influenza delle corti fu fondamentale per la diffusione di nuove tendenze ma vi era anche una percentuale di approcci personali alla moda come quello della duchessa di Newcastle che poteva permettersi il lusso di inventare ed adottare uno stile proprio senza mettere a repentaglio la sua posizione sociale. Il sistema moda aiutava molto a far salire e a migliorare la posizione sociale di qualcuno. Offriva **l'opportunità di farsi apprezzare in società**, vestendo alla moda ispirava rispetto e considerazione. Questo flusso di cambiamento partì dalla corte di Versailles fino ad arrivare a Parigi per poi finire alla provincia. Questo flusso viene definito **TRICKLE DOWN** **(GOCCIOLAMENTO DALL'ALTO VERSO IL BASSO)** che permette alle mode di passare da gruppi sociali elevati a gruppi inferiori. **NUOVI ORIZZONTI DELLA MODA** Tra fine 600 e inizi 700 comincia a maturare il funzionamento della moda nella società. Si passò infatti ad un assetto più articolato, in cui creazione e diffusione di nuovi stili erano frutto di diversi aspetti. Il primo aspetto era quello dell'indebolimento della corte come sede principale di manipolazione della moda. **FRANCIA** Con la morte del re Sole infatti si apriva una nuova epoca che spostava il centro della vita mondana da Versailles a Parigi. **SALONS, ACCADEMIE E TEATRI** erano coloro che dettavano la moda. **INGHILTERRA**l'ascesa della corte come luogo di elaborazione delle mode dipendeva dalle vicende della monarchia e in particolare dalle fortune degli Stuart. I ritorno sul trono di un erede riportò in voga modelli vestimentari improntati sul lusso e sullo sfarzo ma la rivoluzione Gloriosa riportò la sobrietà britannica caratteristica. **OLANDA** stile aristocratico portato dalla Francia era molto limitata. Gli olandesi, anche se ricchi, rimanevano fedeli alla sobrietà e alla modestia, nelle campagne vi era un forte attaccamento ai costumi tradizionali regionali. **GERMANIA** anche qui un grande attaccamento alle forme di abbigliamento tradizionale, ostacolando la diffusione della moda. La moda quindi non era più uno strumento esclusivo della politica cortigiana, anzi, era divenuta **AUTONOMA**. A Londra e Parigi, essa aveva assunto un potere tale che neanche i sovrani potevano contrastarlo. La nuova concezione di moda era alimentata dal rapido cambiamento dei gusti e della continua ricerca di novità. Pur essendo Parigi il focolaio di diffusione del fenomeno, la moda era ormai propagata in gran parte del continente europeo. La **NOVITA** era la chiave per comprendere il fenomeno modo. Nel corso del XVIII secolo, il ruolo della corte come luogo in cui venivano create mode andò riducendosi. Vi erano diversi soggetti a tenere viva l'ansia dei consumatori nei confronti della novità. Questi soggetti erano le **MERCHANDES DE MODES**, delle specialiste del gusto che sapevano cogliere ciò che filtrava attraverso i salons, gli hotels particuliers e ciò che stupiva nei teatri per trasformarlo in una combinazione di colori, accessori e manipolazione di acconciature. Il loro lavoro era quindi quello di trasformare i vestiti di signore e signori in modo da essere ammirati in società, conferendo a ciascuno di loro un look originale. Negli ultimi anni del secolo, i primi giornali di moda enfatizzarono ulteriormente il ruolo della merchandes de modes, celebrandole come uniche depositarie del buon gusto e sole artefici delle mode. Loro potevano anche offrire consulenze a domicilio, visitando hotels particuliers oppure ricevevano nelle proprie boutique. L'arrivo mattutino a palazzo della merchandes de modes rientrava nella routine. Tra le merchandes de modes più influenti ricordiamo **ROSE BERTIN**, consulente della regina e soprannominata **MINISTRO DELLE MODE** di Maria Antonietta. In quanto fornitrice della regina e in quanto le tendenze provenissero dalla corte, questo le permetteva di gestire le novità e scandire i tempi in cui una moda poteva essere estesa alla clientela. Le leggi suntuarie avevano ormai esaurito la loro funzione. Anche in Italia e in Inghilterra artigiani e commercianti avevano assunto un ruolo di primo piano nella creazione delle mode. Particolarmente apprezzato a Londra era il **SARTO**, artefice della distinzione dell'immagine maschile. Parallela al sarto abbiamo la **MANTUA MAKER**, confezionatrice di articoli d'abbigliamento da donna, definita sorella del sarto. Qualche anno dopo anche il **MERCIAIO** acquisì grande importanza, era colui che trattava tessuti preziosi e doveva tenersi in costante contatto con il suo informatore. La moda assumeva dinamiche sempre più difficili da anticipare e prevedere ed era diventato necessario essere aggiornati sulle ultime tendenze per evitare di cadere nel ridicolo a causa di un abbigliamento superato. Come avvenne in altre professioni, nel corso del XVIII secolo le corporazioni della moda allentarono le loro restrizioni dopo una serie di mutamenti che richiedevano un'elasticità organizzativa diversa dalla precedente. La suddivisione tra chi vendeva tessuti e chi tagliava e cuciva diventò fondamentale e cominciarono a diffondersi le **COMMISSIONI**. La trasformazione delle professioni della moda avvenne su 2 fronti: economico e culturale. La necessità dell'apparire non era stata cancellata, ma assunse nuove forme. La vera novità però stava anche nell'attenzione dedicata al lavoro. La capacità professionale era alle stelle, si era diventati in grado di produrre tessuti, abiti, cappelli, scarpe e ornamenti di ogni tipo. La moda si trattava di un'industria sempre più grande e che occupava migliaia di persone e che serviva un pubblico più allargato rispetto a quello singolo della nobiltà di corte. Nacquero varie **corporazioni**: **LINGERES:** con il diritto di fabbricare e vendere biancheria (che nel corso del secolo ebbe un grande aumento grazie anche alle nuove norme igieniche introdotte dall'illuminismo). **MERCIERS** commerciava oggetti e manufatti di lusso legati a diverse mode. L'esigenza di ricevere informazioni ed essere aggiornati sulle nuove tendenze sfociò in numerose iniziative editoriali che diedero origine alla **stampa di moda**, ossia giornali che illustravano le novità nella moda attraverso testi e immagini. Il panorama editoriale più ricco era quello francese con il suo giornale **"CABINET DES MODES",** l'informazione offerta da questo giornale non si limitò alle tendenze ma portò avanti una visione della moda nella società del tempo. La rivista presentava un formato maneggevole, prezzo contenuto, buona qualità tipografica e periodicità garantita. In questo periodo era sempre più accentuato il discorso sulle doti di eleganza e sulla possibilità che queste potessero essere acquisite o se fosse necessarie nascerci. Si poneva l'attenzione su legame tra **BUON** **GUSTO** ed **ELEGANZA**, escludendo l'ostentazione. Tra i criteri considerato per il riconoscimento del buon gusto vi era l'attenzione per la pulizia personale testimoniata dall'uso della biancheria. Nel corso del XVIII secolo infatti il consumo di articoli per l'abbigliamento intimo fu in crescita sia in Francia che Inghilterra interessando vari strati della società. Coloro che indossavano capi della biancheria lasciandoli intravedere dimostravano una maggiore sensibilità per la cura e igiene del corpo ed erano ritenuti più degni di considerazione sociale rispetto ad altri. Essere alla moda veniva quindi considerato **mezzo di distinzione**, la reputazione del buon gusto quindi non dipendeva più dallo status sociale con cui si nasceva ma poteva essere acquisita in base al modo di vestirsi. Altro ambito in cui la stampa francese aiutò la diffusione fu quello del processo di **FEMMINILIZZAZIONE** della moda. La moda era un dominio prevalente delle donne, in quanto, secondo la cultura dell'epoca, le donne erano per natura dotate di una capacità di ricerca di artifizi per apparire sempre belle e desiderabili agli occhi degli uomini; la moda quindi rappresentava un mezzo attraverso cui le donne assecondavano una loro naturale propensione. La femminilizzazione della moda riprendeva temi già affrontati nel 600 e ne riuscì ad ottenere la legittimazione completa da parte della società. Il processo di legittimazione della moda si faceva strada nonostante gli intoppi. In **Francia** si provò anche a privilegiare gli artigiani con uno status sociale che li assimilasse agli artisti ma ciò non fu preso in considerazione. Le critiche della futilità della moda non cessarono però improvvisamente. In **Inghilterra** ad esempio, la spettacolare ampiezza che avevano raggiunto le gonne femminili grazie a delle armature di cerchi (**HOOP PETTICOATS**) suscitò una vivace polemica in quanto considerate troppo eccessive e contro il comune buon senso. La maggiore spinta alla legittimazione nella moda veniva dalla consapevolezza dell'importanza che essa aveva assunto come **SETTORE PRODUTTIVO**. La stampa francese aveva infatti messo a fuoco l'importanza di quello definibile "**SISTEMA MODA**" nell'economia del paese. Nel Cabinet si sottolineava come la diffusione di nuove tendenze avrebbe contribuito a promuovere attività artigianali e commerciali nel settore. La Francia era l'unica ad aver trovato un segreto nei cambiamenti delle mode, comprendendo il meccanismo di alternanza di esse; dopo che i ricchi abbandonano abiti, questi cadono nelle mani dei poveri a basso costo garantendo il cambiamento frequente degli stili. Una visione improntata su un approccio mercantilista ispirandosi al 600. Molti giornalisti poi aiutarono lo sviluppo economico del paese diffondendo una cultura della moda che avrebbe incentivato la domanda di quegli articoli d'abbigliamento il cui consumo era ancora assai limitato.

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