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aristotle philosophy ancient greek history

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Aristotele: Aristotele nacque nel 384/383 a.C. a Stagira dal padre Nicomaco il quale era medico alla corte del re Aminta (padre di Filippo il Macedone). ↓ Nel 367 a.C., Aristotele si trasferì ad Atene per entrare nell'Accademia dove vi rimase per quasi vent'anni fino alla morte di Platone. -...

Aristotele: Aristotele nacque nel 384/383 a.C. a Stagira dal padre Nicomaco il quale era medico alla corte del re Aminta (padre di Filippo il Macedone). ↓ Nel 367 a.C., Aristotele si trasferì ad Atene per entrare nell'Accademia dove vi rimase per quasi vent'anni fino alla morte di Platone. - Dopo la morte di Platone, Aristotele lasciò l'Accademia e si recò ad Asso, nella Troade, dove fondò una scuola. Liceo: In seguito alla vittoria di Filippo a Cheronea (338 a.C.), Aristotele tornò ad Atene dove fondò il Liceo, vicino al tempio di Apollo Licio, anche noto come Peripato. ↓ A differenza dell'Accademia, il Liceo era solo un centro di studio e ricerca (e non di politica/ vita comune). Esilio e morte: Accusato di empietà, Aristotele si ritirò in Eubea per evitare una condanna a morte, affidando la guida del Liceo a Teofrasto. ↓ Morì nel 322 a.C. Le opere: Gli scritti di Aristotele sono suddivisi in due gruppi principali: 1. Scritti essoterici (da ἔξω - fuori): destinati alla pubblicazione, Aristotele nel passato era noto per queste opere. 2. Scritti acromatici (o esoterici, da ​ἔσω - dentro): questi contengono gli appunti delle lezioni di Aristotele e dovevano rimanere all'interno della scuola. ↓ Questi scritti venivano spesso rivisti e aggiornati da Aristotele, sono gli unici che si sono conservati, riscoperti nel I sec. a.C. da Andronico da Rodi. Gli scritti essoterici: Tra le opere essoteriche ricordiamo: 1. Protrettico: un'esortazione alla filosofia. 2. Della filosofia: trattato in cui si discute della metafisica (si cita Platone). 3. Eudemo: sull’immortalità dell’anima (sul modello del Fedone). Gli scritti acromatici: Gli scritti esoterici sono suddivisi in gruppi, basati sulla classificazione delle scienze fatta da Aristotele: - Opere di logica: 1. Categorie 2. De interpretatione 3. Analitici primi 4. Analitici secondi 5. Topici 6. Confutazioni sofistiche - Opere di filosofia della natura: 7. Fisica 8. De caelo 9. De generatione et corruptione 10. Meteorologica 11. De anima 12. Parva naturalia 13. De partibus animalium 14. De incessu animalium 15. De generatione animalium 16. De motu animalium 17. Metafisica: composta da 14 libri, esplora la filosofia prima. - Opere di filosofia pratica: 18. Etica Nicomachea 19. Etica Eudemia 20. Politica 21. Costituzione degli ateniesi - Opere sulle scienze poietiche: 22. Poetica 23. Retorica Immanuel Bekker: L'edizione di riferimento delle opere aristoteliche è quella di Immanuel Bekker. L’evoluzione di Aristotele: Il filologo tedesco Jaeger suddivide l’operato di Aristotele in tre fasi: - Anni di apprendimento: anni dell'Accademia platonica. - Anni di viaggio: Aristotele inizia a prendere le distanze da Platone. - Anni di insegnamento nel Liceo: qui Aristotele sviluppa il suo pensiero più maturo. L’enciclopedia del sapere: Aristotele voleva fornire un quadro complessivo delle scienze dove tutto il sapere veniva raccolto. ↓ Il filosofo distingue le scienze in tre gruppi: - Scienze teoretiche. - Scienze pratiche. - Scienze poietiche. Scienze teoretiche: Le scienze teoretiche (da θεωρειν, osservare, contemplare) sono basate sulla ricerca teorica e il loro oggetto d’analisi è: - Ciò che è necessario e non può essere diverso da com’è. - Ciò che avviene sempre allo stesso modo. Lo scopo delle scienze teoretiche è la conoscenza disinteressata, quindi la conoscenza è un fine in sé. Le categorie delle scienze teoretiche: In questa prima categoria di discipline possiamo distinguere: 1. Fisica: studia il mondo naturale e il movimento. 2. Matematica: studia il numero e quindi l’essere come quantità. 3. Filosofia prima: studia l’essere in quanto tale. ↓ La filosofia prima è passata alla storia con il nome di Metafisica anche se Aristotele non la chiamò mai così. La vita contemplativa: Da queste scienze deriva la vita contemplativa che è basata sulla ragione e quindi è autosufficiente perché trova la sua realizzazione nell’esercizio di sé stessa. Scienze pratiche e poietiche: Scienze pratiche e poietiche hanno entrambe come oggetto di studio ciò che può essere diverso da com’è. ↓ Esse seguono un metodo valido “per lo più” (e non sempre). - Scienze pratiche (da πρᾶξις, azione): studiano l’azione umana con lo scopo di valutare il comportamento. ↓ Le scienze pratiche hanno valore normativo ossia indicano le norme per orientare l’agire umano. 1. Etica: regola il comportamento individuale. 2. Politica: regola il comportamento collettivo. - Scienze poietiche (da ποιεω, fare): queste sono le azioni produttive che hanno lo scopo di produrre ciò che la natura non offre. ↓ Qui troviamo discipline come: 1. Tecniche: architettura, medicina, agricoltura. 2. Arti: poetica, pittura, scultura. La logica: La logica non è inclusa in nessuna delle tre categorie di scienze perché è da considerare come il presupposto metodologico di tutte le scienze. ↓ La logica studia il modo in cui vengono elaborati i ragionamenti in un linguaggio. - Essa viene definita come lo strumento (da qui lo scritto Organon, strumento) di cui si servono tutte le altre scienze. Critiche alla teoria delle idee: Aristotele accusa Platone di aver duplicato la realtà e di aver ubicato l’essenza della realtà nel mondo ideale. ↓ Per Aristotele non esistono due realtà, esiste solo l’essere che è. La Metafisica: Gli scritti di filosofia prima sono stati ordinati da Andronico da Rodi nel I sec. a.C. in 14 libri sotto il nome di Metafisica. ↓ La Metafisica indaga le cause prime (che sono anche le cause ultime) ossia ciò da cui tutto deriva e ciò a cui tutto tende. ↓ Nello studiare le cause prime della realtà, la Metafisica si occupa dell’Essere in quanto Essere. ↓ Studiare l’essere significa studiare le modalità in cui l’essere si determina e Aristotele dà 4 definizioni differenti: 1. Ontologia: studio dell’essere in quanto tale. 2. Usiologia: studio della sostanza. 3. Aitiologia: ricerca delle cause prime e ultime. 4. Teologia: studio di Dio e della sostanza immobile. L’ontologia: L’ontologia studia l’essere in quanto tale ossia riflette su che cosa significhi affermare che qualcosa è. ↓ Secondo Aristotele c’è piena corrispondenza tra le forme dell’essere, del pensiero e del linguaggio. - Quindi noi ragioniamo con le stesse strutture con le quali è organizzato il mondo e questo spiega perché lo possiamo conoscere così bene. L’essere si dice in molti modi: L’essere in quanto tale non ha un solo significato (come pensava Parmenide) ma, secondo Aristotele, l’essere si dice in molti modi. ↓ Quindi, interrogandosi su cosa sia l’essere, Aristotele individua quattro significati: 1. L’essere come categorie 2. L’essere come accidente (caratteristiche che l’essere può avere o non avere). 3. L’essere come atto e potenza. 4. L’essere come vero o falso (logica). L’essere come categorie: Secondo Aristotele sono 10 le modalità in cui l’essere si determina: 1. Sostanza (chi/ che cosa?): categoria prioritaria che rende possibile tutte le altre determinazioni (che esistono solo se riferite ad una sostanza). ↓ Essa indica l’ente a cui si fa riferimento. 2. Quantità (quanto?): essa rappresenta la misura (“il banco pesa 7kg”). 3. Qualità (come?): sono gli attributi di un ente (“la foglia è verde”). 4. Relazione (in quale rapporto?): indica il rapporto tra diversi enti (“Lucia è più alta di Franco”). 5. Luogo (dove?): indica il luogo in cui si trova l’ente (“Paolo è in classe”). 6. Tempo (quando?): indica il momento in cui si trova un ente (“Paolo è in classe oggi alle 13”). 7. Agire (che cosa fa?): indica l’azione compiuta attivamente dall’ente (“Paolo studia”). 8. Subire (che cosa subisce?): indica l’azione subita passivamente dall’ente (“Il cane è accarezzato”). 9. Stato (in che posizione?): indica la situazione specifica dell’ente (“Paolo è sdraiato”). 10. Avere (che cos’ha?): indica ciò che l’ente ha (“Il soldato ha le armi”). Le categorie “Stato” e “Avere” sono superflue, sembrano essere state introdotte da Aristotele solo per giungere al numero 10 (perfetto). L’essere non è un genere: L’essere non è un genere perché è ciò che rende possibile ogni categoria. Usiologia: Abbiamo detto che la categoria della sostanza è la più importante. ↓ Possiamo definire la sostanza come la natura necessaria di un ente (τοδε τι) che esiste di per sé. ↓ La sostanza è un soggetto e gli accidenti sono i suoi predicati (attributi). ↓ Per spiegare ciò ricorriamo ad un esempio: per Aristotele non esiste il verde se non esiste una foglia di colore verde. - La foglia (sostanza), invece, esiste indipendentemente dall’attributo “colore verde” e quindi è più importante. Materia e forma: Per Aristotele la sostanza è il “τοδε τι” ma per capirla al meglio bisogna comprendere come essa è composta. ↓ Nel I libro della Metafisica, Aristotele nota che: - Per i presocratici la sostanza è la materia di cui è composto un ente. - Per i platonici, invece, la sostanza è la forma (ossia l’idea). Aristotele sintetizza le due posizioni, la sostanza è un sinolo = insieme indissolubile di materia e forma. - Materia: ciò di cui è fatta una sostanza. - Forma: struttura della sostanza, fa in modo che il “τοδε τι” sia quello che è. ↓ Bisogna ricordare che la forma non è l’aspetto esteriore (infatti un elastico può darsi in tanti modi: in tensione, a riposo). Forma aristotelica - Idea platonica: A differenza di Platone, Aristotele riteneva che l’essenza (forma) di una sostanza è sempre interna alla sostanza stessa. ↓ Quindi non può esistere un iperuranio che raccolga tutti gli universali in quanto siamo noi che con un’operazione di astrazione “tiriamo fuori” i caratteri universali dai particolari. Tre generi di sostanza: Per Aristotele esistono tre generi di sostanza: 1. Sensibili e soggette al cambiamento. 2. Sensibili ed eterne (Sole, pianeti, cieli). 3. Immateriali ed eterne. L’essere come atto e potenza: A partire dalle nozioni di materia e forma Aristotele affronta il problema del divenire (ossia il movimento e il cambiamento). ↓ Aristotele deve rispondere alla domanda: “in che modo gli enti divengono, e dunque cambiano, pur rimanendo sè stessi?” Atto e potenza: Per rispondere a questa domanda Aristotele usa le nozioni di atto e potenza. - Potenza: essa è l’insieme delle possibilità (in alcuni casi necessarie) della materia di assumere una nuova forma. - Atto: esso è la realizzazione della potenzialità ossia ciò che effettivamente l’ente è in base alla sua forma (Aristotele lo chiama entelecheia = completa realizzazione). Così come la coppia materia-forma spiega la sostanza, la coppia potenza-atto spiega il divenire dove la potenza è l’inizio e l’atto la fine. ↓ Questo cambiamento non è libero ma necessario: l’uovo di gallina potrà diventare gallina, ma non aquila o corvo = diventerà un atto preciso. La priorità dell’atto sulla potenza: L’atto, secondo la logica, viene prima della potenza perché conoscere la potenza implica conoscere prima l’atto. ↓ Anche cronologicamente possiamo dire che un ente in potenza è stato necessariamente generato da uno in atto. Aiziologia: L’aiziologia si occupa di indagare e ricercare le cause prime e ultime. Le cause: Il passaggio da potenza ad atto, necessita la presenza di alcune cause. ↓ Aristotele individua quattro cause: 1. Causa materiale: risponde alla domanda di cosa sia fatto l’ente, ↓ La causa materiale della statua è il marmo. 2. Causa formale: risponde alla domanda che forma ha l’ente. ↓ La causa formale della statua è la sua forma ossia quell’essenza che la rende tale da essere una statua. 3. Causa efficiente/ motrice: risponde alla domanda chi lo ha fatto. ↓ La causa efficiente della statua è lo scultore che ha dato origine al cambiamento dal marmo alla statua. 4. Causa finale: risponde alla domanda perché è stato fatto (individuata da Aristotele). ↓ La causa finale della statua è lo scopo per la quale è stata creata. Il finalismo aristotelico: Le quattro cause si comprendono bene pensando a un manufatto artificiale come la statua. ↓ Tuttavia nel caso di enti naturali, causa formale, efficiente e finale coincidono: - Pianta: la pianta è causa formale, efficiente e finale del seme. - Genitore: il genitore è causa formale, efficiente e finale di un neonato. ↓ Il bambino ha la stessa organizzazione della materia del genitore (causa formale), è stato procreato da un adulto (causa motrice) e il suo scopo è crescere e diventare adulto come il genitore (causa finale). Si evince la prospettiva finalistica di Aristotele dove le cause formali e finali sono prioritarie mentre le altre (materiali ed efficienti) sono dei mezzi in vista del fine. Teologia: Secondo Aristotele la materia non ha in sé la possibilità di muoversi per cui deve essere mossa da qualcos’altro. ↓ Quindi tutto si muove per una causa e ogni causa è un effetto di un’altra causa ma questa concatenazione deve avere un punto iniziale (si rifiuta l’infinito). Materia pura: Per non andare all’infinito dovrà esistere la materia pura, priva di forma e in pura potenza. ↓ Questa materia pura diverrà perché ne ha la possibilità e si trasformerà in atto. Atto puro La fine di questo processo di cause ed effetti sarà una forma pura, priva di materia e completamente in atto. ↓ Questa sostanza che non può diventare nulla è una sostanza priva di materia = atto puro. - L’atto puro è la causa ultima del divenire di tutto l'universo ma anche la causa prima = Dio. Dio: Dio è la causa ultima del divenire dell’universo il quale è atto puro e forma pura. Motore immobile: Come fa Dio ad essere la causa ultima del movimento se si muovesse? ↓ Se Dio si muovesse non sarebbe più la causa ultima in quanto potrà diventare altro. - Quindi Dio è un motore che muove rimanendo immobile = Dio è il motore immobile dell’universo. ↓ Dio è la causa finale che attira a sé le cose per amore stando fermo in quanto le cose si muovono verso la perfezione di Dio. Pensiero di pensiero: Dio è pensiero di pensiero in quanto, essendo massima bellezza e perfezione, non può pensare ad altro ma solo a sé stesso. ↓ Inoltre se pensasse a qualcosa che non è se stesso, egli si muoverebbe e ciò è impossibile. Logica: La logica studia la struttura dei ragionamenti e del linguaggio. ↓ Questa disciplina è: - Formale: si occupa delle forme del ragionare e non del contenuto - Normativa: spiega come dovrebbe funzionare il pensiero. Corrispondenza tra essere e linguaggio: Gli scritti aristotelici sulla logica sono raccolti nell’Organon (strumento) e non a caso la logica è definita come quello strumento utile per ragionare correttamente in tutte le scienze. ↓ Per Aristotele l’ontologia e la logica sono discipline parallele in quanto c’è piena corrispondenza tra pensiero (il livello logico), e realtà (livello ontologico). - Ciò significa che il linguaggio esprime il pensiero che, a sua volta, rispecchia la realtà. Le categorie come predicati: Nelle Categorie (parte dell’Organon) Aristotele afferma che le categorie, dal pov della logica, sono i predicati attribuibili ad un soggetto. La tripartizione della logica: Aristotele divide la logica in tre parti principali: 1. Logica dei concetti. 2. Logica delle proposizioni. 3. Logica dei ragionamenti. Logica dei concetti: Il concetto è l'insieme dei significati che attribuiamo all’immagine mentale che ci formiamo quando percepiamo un ente. ↓ I concetti sono gli stessi per tutti, perché le forme del pensiero sono le stesse anche se la lingua cambia. ↓ In ogni lingua esprimiamo un concetto con un termine. ↓ Aristotele fa notare che i termini hanno una doppia funzione: 1. Si riferiscono a qualcosa che è stato pensato (concetto). 2. Si riferiscono a qualcosa che esiste (la sostanza). Genere e specie: Aristotele ordina i concetti secondo una scala di maggiore o minore universalità, secondo un rapporto di genere e specie. - Genere: esso è un insieme più ampio della specie che contiene un maggior numero di individui (perché richiede un minor numero di caratteristiche). ↓ È il contenitore = insieme. - Specie: essa è un insieme più ristretto del genere che contiene un minor numero di individui (perché richiede un numero maggiore di caratteristiche). ↓ È il contenuto = sottoinsieme. Scale di concetti: Disponendo i concetti secondo il loro grado di estensione riusciremo a costruire delle scale di concetti (“cane” è genere di “bassotto” e specie di “mammifero”). ↓ Alla fine di questa cala troveremo degli individui (il nome proprio del cane). Sostanze prime e seconde: Dal pov ontologico gli individui sono sostanze prime ossia possono essere solo sostanze e non le altre 9 categorie (dal pov logico gli individui sono soggetti e mai predicati). ↓ Le sostanze seconde sono invece gli accidenti che corrispondono alle 9 categorie (dal pov logico le sostanze seconde sono predicati). Logica delle proposizioni: Nel De Interpretatione (parte dell’Organon) Aristotele si dedica allo studio delle proposizioni ossia frasi composte da più concetti. ↓ L’insieme di più proposizioni forma i ragionamenti. Giudizio: Le proposizioni, per Aristotele, sono solo quelle che esprimono giudizi. ↓ Aristotele chiama giudizio l’atto mentale attraverso cui uniamo o separiamo concetti, affermando o negando qualcosa. Pensare significa formulare giudizi partendo da una struttura base formata da due concetti: 1. Primo concetto: a questo si attribuisce o si nega una caratteristica. 2. Secondo concetto: questo rappresenta quella caratteristica. ↓ Ad esempio, il concetto di “cane” e quello di “mammifero”. Proposizione = giudizio: La proposizione è la trasposizione linguistica di un giudizio ossia è la combinazione di termini con cui esprimiamo i giudizi. Cosa è oggetti di logica: Chiaramente non è oggetto di logica la proposizione nella sua struttura base (soggetto, verbo e predicato) in quanto è ambigua. ↓ Oggetto della logica sono invece le proposizioni dichiarative (o apofoniche). Qualità e quantità: Le proposizioni si distinguono in base a: 1. Qualità: qui la proposizione può essere: - Affermativa: “Fido è stanco”. - Negativa: “Fido non è stanco”. 2. Quantità: qui le proposizioni possono essere: - Universali: il soggetto è universale (“tutti i cani"). - Particolari: il soggetto si riferisce ad una classe specifica (“i cani bassotti”). - Singolari: il soggetto è un ente specifico (“Fido il bassotto") = il soggetto, nome proprio. Sei tipi di proposizioni: Mettendo insieme quantità e qualità troviamo sei tipi di proposizioni (in cui indichiamo con S il soggetto e con P il predicato). ↓ La struttura di queste proposizioni più complesse è composta da quattro termini: 1. Quantificatore (tutti, alcuni, nessuno, qualcuno, questo). 2. Soggetto. 3. Verbo. 4. Predicato. L’essere come vero o falso: Termini, concetti, sostantivi, verbi e aggettivi, presi singolarmente non sono veri né falsi. ↓ Essi diventano veri o falsi se combinati tra loro in proposizioni. - Esempio: “Fido” non è vero né falso, lo diventa quando gli viene attribuito il predicato “nero”. Possiamo quindi distinguere: - Proposizioni vere: le proposizioni sono vere quando: 1. Congiungono due termini che corrispondono a sostanze congiunte. 2. Disgiungono due termini che corrispondono a due sostanze che nella realtà non sono congiunte. - Proporzioni false: il contrario. Bisogna sottolineare che per Aristotele il vero o il falso non è mai degli enti, ma solo nel “giudizio sugli enti”. ↓ Ad esempio, se io dico “la parete è bianca”, questa proposizione può essere vera, se la parete è effettivamente bianca, o falsa, se la parete è di un altro colore. - La verità o la falsità non è però nel colore della parete (essere). Rapporti tra proposizioni: Si possono instaurare quattro tipi di relazioni tra le proposizioni: 1. Contraddittoria: una proposizione è vera, l’altra falsa e si escludono a vicenda perché sono in riferimento allo stesso soggetto (il cane). ↓ Una afferma e l’altra nega lo stesso predicato (colore nero) = forma più radicale di opposizione (porterà al principio di contraddizione). 2. Subalterna: relazione tra due proposizioni entrambe o affermative o negative. ↓ Qui vale il principio dell’inclusione quindi l’universale include il particolare perché se dico che tutti i cani sono neri (universale), sarà anche corretto dire che alcuni cani sono neri (particolare). - Tuttavia non vale il contrario, non si può dedurre l’universale (se qualche cane è nero non è detto che tutti siano neri). 3. Subcontraria: relazione tra due proposizioni particolari (stessa quantità, diversa qualità). ↓ Qui c’è una relazione di disgiunzione: possono essere entrambe vere ma non entrambe false. Grazie a queste relazioni è possibile formulare delle inferenze ossia catene logiche che portano a conclusioni valide. Logica dei ragionamenti - Ragionamento deduttivo: Negli Analitici primi e secondi, Aristotele si dedica al ragionamento deduttivo, procedimento logico che va dall’universale al particolare. ↓ Per Aristotele noi iniziamo a ragionare nel momento in cui connettiamo proposizioni in modo che alcune diventino premesse e altre conseguenze. - Aristotele chiama questo procedimento deduttivo sillogismo. Sillogismo: Il sillogismo è il ragionamento attraverso cui, partendo da due premesse, si giunge ad una conclusione. ↓ I logici hanno individuato, all’interno del sillogismo, dato l’esempio, tre elementi: 1. Termine maggiore: ha un’estensione maggiore (raccoglie più cose nel suo insieme). ↓ Nell’esempio è “mammifero” e la proposizione in cui si trova questo termine maggiore è detta premessa maggiore. 2. Termine medio: ha un’estensione media e si trova in entrambe le premesse (ma è assente nella conclusione). ↓ Nell’esempio il termine medio è “cane” perché è il termine che unisce i concetti di mammifero e bassotto. 3. Termine minore: ha un’estensione minore. ↓ Nell’esempio il termine minore è “bassotto” e la proposizione in cui si trova questo termine è detta premessa minore. Tre forme di sillogismo: A seconda del ruolo del termine medio nelle due premesse (come soggetto o predicato) Aristotele individua tre forme di sillogismo: 1. Sillogismo di tipo primo: in questo caso il termine medio è il soggetto della premessa maggiore e predicato della premessa minore. 2. Sillogismo di secondo tipo: Il termine medio funge da predicato in entrambe le premesse. 3. Sillogismo di terzo tipo: Il termine medio funge da soggetto in entrambe le premesse. Sillogismo dialettico e scientifico: Validità di un ragionamento: Un sillogismo si dice valido se e solo se è costruito nel modo corretto. ↓ La validità corrisponde alla correttezza formale del ragionamento. - La verità (o falsità), invece, ha a che fare con il contenuto e dipende dalla corrispondenza di una certa cosa rispetto la realtà. ↓ Esempio: un sillogismo può essere valido e falso ossia è corretto formalmente ma le sue premesse non sono vere. La struttura assiomatica delle scienze: Negli Analitici secondi Aristotele spiega che per arrivare a una conoscenza scientifica (ossia certa e indubitabile) bisogna seguire una struttura: - Deduttiva: perché solo partendo dalle conoscenze generali è possibile giungere a conoscenze particolari. ∧ - Assiomatica: perché per essere certi che le conoscenze siano vere bisogna partire da assiomi = princìpi primi non dimostrabili in quanto evidentemente veri. Sillogismo apodittico: Aristotele afferma che il sillogismo apodittico è vero in quanto, partendo da premesse vere, giunge necessariamente ad una collisione vera. ↓ Per Aristotele il sillogismo apodittico è l’unico tipo di ragionamento che porta a conclusioni scientifiche. Il problema: Aristotele si interroga su come garantire la verità delle premesse. ↓ Dimostrarle con altri sillogismi porterebbe a una catena infinita di sillogismi. - Quindi, per evitare ciò, è necessario fondare i sillogismi su premesse assiomatiche. Le definizioni: Bisogna innanzitutto stabilire delle definizioni ossia ciò che identifica le caratteristiche fondamentali e comuni a tutte le sostanze individuali di uno stesso gruppo. ↓ Cerchiamo di definire il sillogismo: “se i cani sono mammiferi” “e i bassotti sono cani” “allora i bassotti sono mammiferi”. Per definire il bassotto indichiamo il suo genere prossimo ovvero “cane”. ↓ Dopo aver trovato il genere prossimo del termine da definire, cercheremo la differenza specifica (del bassotto) che lo distingue dalle altre specie del suo genere. Induzione e intuizione: I ragionamenti scientifici si basano su principi indimostrabili quali: - Induzione: processo logico che dal particolare ricava l’universale. ↓ Tuttavia si stabiliscono conclusioni probabili e non certe. - Intuizione: processo dell’intelletto che coglie la verità senza bisogno di dimostrazione. I principi comuni: Esistono dei principi che sono comuni a tutte le scienze: 1. Principio di non contraddizione: non si possono attribuire predicati contrari allo stesso soggetto nello stesso momento. ↓ Formalizzato: è impossibile che, allo stesso tempo, A sia A e ㄱA. 2. Principio di identità: qualsiasi ente è necessariamente uguale a sé stesso (perché sennò violerebbe il principio di non contraddizione). 3. Principio del terzo escluso: è impossibile che, nello stesso tempo, ad A appartenga e non appartenga la caratteristica B. ↓ Esempio: non possono essere vere sia la proposizione “Fido ha il pelo nero” sia “adesso FIdo non ha il pelo nero”. - Una è necessariamente vera e una necessariamente falsa, non c’è una terza opzione. Il principio di non contraddizione e i suoi derivati sono: - Univoci: hanno un solo significato, non possono essere interpretati. - Universali: valgono in tutti i casi. - Necessari: ovvero non possono essere altrimenti. - Indimostrabili: ne intuiamo la loro verità solo con l’intelletto ma non possiamo dimostrarla. Le confutazioni sofistiche: Aristotele, in questo breve testo, descrive le strategie con cui i sofisti riescono a prevalere nelle discussioni senza portare verità. ↓ Lo Stagirita spiega che i sofisti si servono del sillogismo eristico che ha il solo scopo di persuadere l’uditorio, confutando le tesi avversarie. Spesso però la confutazione è apparente per tre motivi: 1. Basata su premesse che però sono solo opinioni autorevoli. 2. Le conclusioni non sono dedotte in modo valido. 3. I termini vengono usati in modo ambiguo. Fisica: La fisica aristotelica studia diversi aspetti del mondo naturale. ↓ Questo modello aristotelico, anche se ormai è stato falsificato, è stato accettato per quasi due millenni grazie alle sue spiegazioni ragionevoli. Le due branche della fisica: La fisica aristotelica si divide in due branche: 1. Studio delle sostanze inorganiche. 2. Studio delle sostanze viventi. Potremmo quindi dire che la fisica aristotelica è una filosofia della natura perché non solo descrive i fenomeni ma cerca anche la causa per cui si verificano. La scienza del movimento: La dottrina contenuta nei testi: - Fisica (otto libri). - Cielo (quattro libri). - Generazione e corruzione (due libri). - Meteorologia (quattro libri) Può essere definita scienza del movimento. ↓ Aristotele si accorge che ogni mutamento avviene tramite un passaggio da un contrario all'altro ↓ Aristotele definisce: 1. Privazione: Socrate non musico - Socrate in potenza. 2. Forma: Socrate musico - Socrate in atto. 3. Sostrato: Socrate. (ciò che rimane identico a sé nel cambiamento). I quattro tipi di mutamento: Aristotele identifica quattro forme di mutamento: 1. Movimento secondo il luogo: una cosa è in A ma è in potenza in B. 2. Mutamento secondo la qualità: cambiamento di una determinata qualità. 3. Mutamento secondo la quantità: cambiamento della massa di un determinato corpo. 4. Mutamento secondo la sostanza: generazione e corruzione. ↓ Qui si ha un cambiamento della sostanza quando un ente viene generato o muore. - In questo caso non muta solo un accidente (come in 1, 2, 3) ma la sostanza vera e propria. I luoghi naturali: Per aristotele, il mutamento secondo il luogo può essere: - Violento: qui si ha una causa artificiale del movimento (calcio il pallone) - Spontaneo: qui si ha una causa naturale del movimento. Per aristotele gli enti sensibili sono composti dai quattro elementi empedoclei che si muovono con moto rettilineo verticale in due direzioni: 1. Dall’alto verso il basso. 2. Dal basso verso l’alto. Quindi ogni elemento ha il suo luogo naturale e tende verso di esso = finalismo aristotelico. I quattro elementi sono disposti dal basso verso l’alto secondo quest’ordine: terra, acqua, aria, fuoco. ↓ Per Aristotele la collocazione spaziale è riferita al peso di ogni elemento. Il moto dei quattro elementi: Per Aristotele: - Terra e acqua: si muovono dall’alto verso il basso. - Fuoco e aria: dal basso verso l’alto. La fisica del cosmo: Qui si tratta della seconda forma di movimento spontaneo ossia il movimento circolare, proprio dei corpi celesti. ↓ Per Aristotele il comso è diviso in realtà: - Celeste: corpi celesti. ↓ Questa realtà è composta da etere. - Sublunare: Luna e Terra (che si trova al centro dell’universo, geocentrismo). ↓ Questa, invece, dai quattro elementi. L’etere: Il mondo celeste è formato dall’etere (quinta essenza). ↓ L’etere si differenzia dagli altri elementi perché: - Segue un moto circolare (quindi non ha luogo in cui dirigersi). - È incorruttibile: il filosofo immagina che gli astri sembrano sempre uguali perché costituiti da un elemento che non cambia mai. La struttura dell’universo: Per spiegare il cosmo, Aristotele adotta il modello geometrico di Eudosso. ↓ Per Aristotele i pianeti si muovono in maniera irregolare e per spiegare ciò egli ipotizza che ciascun pianeta sia fissato su una sfera. Ognuna di queste sfere subisce: 1. Il moto del proprio motore immobile. 2. Il moto delle altre sfere a cui è collegata. ↓ Questo prevede che ci siano cinquantacinque sfere concentriche che girano l’una dentro l’altra. Le stelle fisse: Sulla sfera estrema, che contiene tutte le altre, sono poste le stelle fisse (che costituiscono il limite esterno del cosmo). ↓ Da qui si deduce che l’universo è finito perché le stelle fisse pongono il confine. Gli attributi dell’universo: Possiamo quindi dire che l’universo è: - Finito. - Unico. - Eterno. - Ingenerato. Vuoto: Avendo detto che ciascun elemento ha il suo luogo naturale, Aristotele ipotizza che il vuoto non esista. ↓ Per Aristotele i corpi hanno tre dimensioni: 1. Larghezza. 2. Altezza. 3. Profondità. Quindi ogni corpo occupa uno spazio e quando si sposta non lascia un buco vuoto perché il suo posto viene preso dall’aria. Spazio: Per Aristotele lo spazio è il luogo dove si verifica il movimento ossia il limite entro il quale i corpi esistono. ↓ Aristotele definisce lo spazio come misura del movimento secondo il luogo. Infinito: Per Aristotele l’infinito esiste soltanto in potenza come possibilità di aggiungere sempre qualcosa. ↓ Tuttavia, in atto, l’infinito non esiste ed esistendo solo in potenza è imperfetto. - Al contrario, tutto ciò che è finito, avrà il massimo grado di perfezione. Il tempo: Il tempo è definito come numero del movimento secondo il prima e il poi ossia è l’ordine che diamo alle fasi di un cambiamento in relazione al passato e al futuro. ↓ Il tempo al di fuori del cosmo non esiste in quanto è una misura del movimento. - Inoltre il tempo è colto solo da noi grazie alla nostra anima (tuttavia questo non rende il tempo soggettivo bensì lo rende una condizione oggettiva esterna all’anima). Natura e tecnica: Nella Fisica di Aristotele, emerge un’importante analogia tra natura (physis) e tecnica (technê). ↓ Tuttavia, Aristotele sottolinea anche che esistono differenze tra i due ambiti. - Natura (physis): la natura è un principio intrinseco di mutamento negli esseri viventi. ↓ Ha delle caratteristiche: 1. Principio interno: La natura di un essere è ciò che guida il suo sviluppo dall’interno. 2. Finalità naturale: gli esseri naturali agiscono in vista di un fine specifico. - Tecnica (technê): capacità umana di produrre oggetti attraverso un principio esterno, che però è basato sulla conoscenza. ↓ Ha delle caratteristiche: 1. Principio esterno: Il mutamento deriva dall’intervento dell’artigiano o del tecnico. 2. Finalità tecnica: il fine della tecnica è definito dall’artigiano. Analogie tra Natura e Tecnica Aristotele stabilisce un’analogia tra natura e tecnica osservando che entrambe: 1. Operano in vista di un fine. ↓ La differenza è che il fine della natura è interno, quello della tecnica è dall’esterno. 2. Richiedono un processo ordinato 3. Impiegano mezzi proporzionati al fine Biologia: La Fisica aristotelica si occupa anche delle sostanze viventi (piante ed animali). ↓ Per Aristotele la biologia è una scienza basata su osservazione, ricerca e classificazione. Organi e funzioni: Aristotele vuole capire la funzione degli organi. ↓ Questa funzione corrisponde alla causa finale degli organi, ossia perché sono fatti in questo modo e non in un altro. Per Aristotele ogni organo svolge una determinata funzione (alcune sono più importanti, altre meno). ↓ Aristotele definisce come funzioni primarie: - Respirazione. - Riproduzione. - Movimento. - Percezione. Laddove Aristotele non riesce a identificare la funzione di un organo (es: milza) egli lo rubrica come eccezione o errore. La classificazione: Per classificare, Aristotele usa un modello dicotomico, ma successivamente si rende conto che la divisione in due non rispecchia complessità del mondo animale. ↓ Il filosofo adotta una classificazione secondo il genere e la specie. Aristotele classifica le specie viventi in ordine crescente seguendo un criterio di complessità delle funzioni che quella specie può svolgere. ↓ Maggiore sarà il numero di organi che possiedono gli individui della specie x, maggiori saranno le funzioni che la specie x potrà svolgere. - Alla sommità di questa piramide c’è l’essere umano = visione antropocentrica. Ingenuità di Aristotele: In questa trattazione Aristotele commette degli errori (che a noi sembrano banalità): - Respirazione: Aristotele è convinto che la respirazione serva soltanto a raffreddare gli organismi. - Specie eterne: per Aristotele le specie sono eterne e immutabili ma ciò è sbagliato stando alla teoria evoluzionistica di Darwin. La generazione: Secondo la prospettiva aristotelica, influenzata dalle credenze del tempo, la madre fornisce soltanto la materia (sangue mestruale). ↓ Ogni essere vivente sarà dunque un sinolo in cui la forma è fornita dal padre e la materia dalla madre. L’anima: Aristotele affronta il tema dell’anima nel “De anima" e nei “Parva naturalia”. ↓ La psyché (anima/ mente) è il principio che anima e vivifica i corpi. - Quello che distingue un corpo vivo da uno morto è il soffio vitale (= teoria dell’anima molto vicina alla biologia). L’anima è causa: L’anima è: - Causa finale del corpo: in quanto dà uno scopo al corpo (che vive solo grazie alla sua presenza). ↓ Ricordiamo che anima e corpo sono indivisibili ma il corpo è solo il sostrato materiale che in potenza può vivere. - Causa formale del corpo: in quanto l’anima è la forma che, unita con il corpo che è materia e potenza, danno la vita in atto. - Causa motrice del corpo: in quanto è l’anima ciò che fa muovere il corpo. Atto primo: Per Aristotele l'anima è atto primo in quanto realizza la possibilità di vivere, solo per il fatto di essere posseduta dal corpo. No metempsicosi: Aristotele non crede nella metempsicosi in quanto quando muore il corpo muore anche l’anima. Tre tipi di anima: Per Aristotele l’anima ha diverse funzioni che caratterizzano tre tipi di anima: 1. Vegetativa: ogni essere possiede l’anima vegetativa (anche i vegetali). ↓ La funzione di quest’anima è il nutrimento, la crescita e la riproduzione. 2. Sensitiva: tutti gli animali hanno l’anima sensitiva (contiene in sé anima vegetativa). ↓ La funzione di quest’anima è provare sensazioni, desideri e procura la possibilità di movimento. 3. Intellettiva: questa è l’anima propria degli esseri umani (contiene in sé anima vegetativa e sensitiva). ↓ Essa è ulteriormente suddivisa in: - Logistikon: facoltà calcolante e deliberativa, legata alle decisioni pratiche e alle virtù etiche. ↓ Il logistikon determina il giusto mezzo e guida l’azione virtuosa. - Noetikon: facoltà razionale pura dedicata alla contemplazione. La skepsis: La skepsis è quell’indagine che ci permette di giungere ad una conoscenza corretta. ↓ Possiamo differenziare tra la skepsis di: - Aristotele: per lo Stagirita la skepsis è uno strumento del logistikon perché ragiona e delibera. - Pirrone: per il filosofo scettico la skepsis è il risultato dell’epoche (sospensione del giudizio). Il processo gnoseologico: Il processo gnoseologico è collegato all’anima e si articola in tre momenti: 1. Percezione (anima sensitiva): Aristotele è un empirista (a differenza di Platone) e crede che il processo conoscitivo parta dalla conoscenza sensibile data dai sensi e dal senso comune. La percezione è la capacità di ricevere le forme degli oggetti percepiti (grazie agli organi di senso) senza prendere la loro materia. ↓ I sensi sono inoltre in potenza in quanto hanno la possibilità di cogliere tutto e diventano in atto quando percepiscono un oggetto. 2. Immaginazione: è la capacità di produrre immagini mentali a partire dalle percezioni sensibili. ↓ Per Aristotele l’immaginazione non è la capacità di inventare, essa ha solo funzione ricettiva e rielaborativa degli stimoli esterni. Caratteristiche dell’immaginazione: - Movimento e desiderio: l’immaginazione è legata al movimento e al desiderio (facoltà appetitiva) in quanto un essere umano può muoversi in base a immagini mentali di un oggetto desiderato. - Vera o falsa: l’immaginazione può essere vera o falsa perché può rappresentare sia immagini veritiere sia ingannevoli. - Memoria: le immagini mentali prodotte con l’immaginazione permangono nella mente anche quando non percepiamo più un determinato ente. 3. Conoscenza intellettiva: questa lavora per induzione ossia estrae dal particolare il concetto universale. ↓ Con la sensibilità conosciamo i singoli individui ma con l’intelletto possiamo giungere all’universale. L’intelletto: Nell’ultimo libro del “De anima” si tratta dell’intelletto (ciò che caratterizza gli esseri umani) e viene detto che questo è duplice: 1. Intelletto passivo (o potenziale): questo intelletto può solo conoscere (è in potenza). 2. Intelletto produttivo (o attivo): questo intelletto permette all’intelletto passivo di passare da una conoscenza in potenza a una in atto. ↓ L’intelletto produttivo è quindi la causa motrice del processo gnoseologico in quanto realizza le potenzialità dell’intelletto passivo. - Esempio: per Aristotele l’intelletto produttivo è come la luce che permette di vedere i colori. Etica: L’etica è una scienza pratica il cui fine è indagare lo scopo dell’agire umano. ↓ Aristotele tratta di etica nel: 1. Etica Eudemia (VIII libri). 2. Magna Moralia. 3. Etica Nicomachea (X libri). Dato che l’etica è una scienza pratica, essa differisce dalle scienze teoretiche in base al fine e al metodo. Finalismo etico: Il fine dell’etica è il bene ossia l’agire in modo buono. ↓ Tuttavia non tutti i fini sono fini a sé stessi perché un fine potrebbe essere un mezzo per arrivare ad un altro fine. La scienza architettonica: Aristotele può quindi affermare che l’etica è subordinata alla politica in quanto la seconda stabilisce fini di carattere più generale ed è perciò una scienza architettonica rispetto all’etica. ↓ Con questo Aristotele vuole dire che l’uomo può realizzare il bene solo nella comunità. Il metodo dell’etica: Aristotele osserva che il metodo da utilizzare nell’etica non può essere rigoroso come quello delle scienze matematiche. ↓ Questa scelta metodologica si basa sul fatto che gli eventi morali derivano dalle scelte degli uomini e dunque sono mutevoli e mai uguali. - Tuttavia questa mutevolezza umana non influisce sul metodo dialettico dell’etica perché questa ha per lo più a che fare con le opinioni più diffuse (endoxa). L’eudaimonia: Quindi il fine dell'azione umana è per Aristotele la felicità (eudaimonia) ossia il bene umano. ↓ Per individuare un bene davvero praticabile Aristotele fa riferimento a tre tipi di vita che si distinguono in base a diverse concezioni della felicità: 1. Soddisfazione dei piaceri. 2. Politica. 3. Conoscenza. Aristotele si rifiuta di prendere in considerazione la vita dedita ai guadagni. La natura dell’uomo: Per capire in cosa consiste il bene umano bisogna capire quale sia la natura specifica dell’uomo. ↓ Ciò che distingue l’uomo dagli animali è la razionalità e perciò si può escludere che la vera felicità dell’uomo consista nel soddisfacimento dei piaceri. Beni del corpo: Per Aristotele i beni del corpo sono necessari per perseguire i beni dell’anima. ↓ Essi sono: la salute, la forza, la bellezza, la robustezza e il piacere fisico moderato. Aristotele colloca i beni corporei al di sotto dei beni dell'anima e sottolinea che i primi devono essere utilizzati con moderazione e guidati dalla phronesis. Virtù: Aristotele sottolinea inoltre che per raggiungere il fine, la razionalità deve essere esercitata secondo virtù ossia nel modo più eccellente. ↓ Esempio: se definiamo come fine il suonare la cetra, è ovvio che intendiamo con questo il suonarla bene, e che tanto meglio sarà realizzato il fine quanto meglio riusciamo a suonarla. Felicità e virtù: Per Aristotele, la virtù è necessaria ma non sempre sufficiente per la felicità. ↓ Virtù e felicità coincidono, poiché la virtù consiste nel compiere bene ciò che rende la vita buona. - Tuttavia, per raggiungere pienamente questo scopo, servono anche i beni materiali. Dove si realizza la vita buona? Per Aristotele, la vita buona consiste nell’esercizio della razionalità secondo virtù. ↓ Quindi bisogna capire se la vita buona si realizzi nella vita attiva (politica) o contemplativa (conoscenza). Aristotele riconosce (nel libro X della Nicomachea) che la vita contemplativa sia superiore ma evita un’opposizione netta nel libro I dell’Etica Nicomachea, considerando entrambe come espressioni dell’esercizio della ragione. ↓ Questa posizione si basa sulla divisione delle funzioni dell’anima: - L’anima intellettiva rappresenta la razionalità piena. - L’anima sensitiva, obbedendo alla ragione, partecipa anch’essa alla vita razionale. Così, sia la vita attiva sia quella contemplativa conducono alla vita buona. Vita contemplativa: Nel libro X dell’Etica Nicomachea, Aristotele considera la vita contemplativa superiore per la sua autosufficienza. ↓ Inoltre, nel libro XI della Metafisica e nell’ultima pagina dell’Etica Eudemia, Aristotele identifica il fine più alto nella contemplazione di Dio. Virtù etiche e dianoetiche: Aristotele distingue tra: - Virtù etiche: riguardano il rapporto tra anima razionale e sensitiva. ↓ Esse si configurano nella disposizione, acquisita tramite l’abitudine, di scegliere, attraverso la ragione (in particolare la saggezza) il giusto mezzo (mesothes). ↓ La mesothes non è un equilibrio matematico e può pendere verso l’estremo considerato meno grave. - Virtù dianoetiche: riguardano l’esercizio della facoltà razionale dell’anima. ↓ La facoltà razionale dell’anima si articola in due parti: 1. Facoltà calcolatrice: applicazione pratica del pensiero, da qui si sviluppano le virtù dianoetiche pratiche. ↓ Virtù dianoetiche pratiche: queste virtù riguardano la facoltà calcolatrice e sono: - Arte (techne): la capacità di produrre qualcosa a partire da una conoscenza. - Saggezza (phronesis): l'uso della ragione in ambito pratico. ↓ La saggezza è la più importante virtù dianoetica pratica perché è il presupposto delle virtù etiche. 2. Facoltà scientifico-teorica: riguarda la conoscenza in senso proprio, da qui si sviluppano le virtù dianoetiche teoriche. ↓ Virtù dianoetiche teoriche: queste virtù riguardano la facoltà più conoscitiva e sono: - Intelletto (nous): capacità di cogliere i principi primi. - Scienza (episteme): capacità di trarre deduzioni dai principi. - Sapienza (sophia): unione di intelletto e scienza. ↓ La sapienza, in quanto sintesi di intelletto e scienza, è la virtù dianoetica superiore. Saggezza e sapienza: Aristotele fa una distinzione tra: - Sapienza (sophia): conoscenza di carattere puramente teorico. ↓ Sono sapienti i filosofi come Talete e Anassagora che studiano temi inutili nella pratica ma di livello superiore. - Saggezza/ virtù diagnostica (phronesis): forma di intelligenza pratica. ↓ Saggio può essere un politico come Pericle. Il phronimos: Il phronimos è colui che: 1. Delibera correttamente. 2. Incarna le virtù. 3. Conosce il giusto mezzo. 4. Agisce in modo eccellente. La vita secondo ragione: L’ideale dell’eudaimonia, ossia l’ideale della felicità intesa come sviluppo dell’attività propria dell’essere umano (attività razionale) è l’ideale etico per eccellenza: la vita secondo ragione. L’habitus: Aristotele si differenzia da Socrate e Platone nella definizione di virtù: - Socrate: per Socrate la virtù è conoscenza, e conoscere il bene basta per praticarlo. - Aristotele: lo Stagirita ritiene che la virtù sia un abito, ovvero una disposizione a compiere azioni virtuose che dobbiamo acquisire imitando il saggio. ↓ Quindi la virtù è un'abitudine radicata. Hexis: L'hexis è una disposizione acquisita e stabile che si forma attraverso l’abitudine (ethos). Hexis e virtù: Nell’Etica Nicomachea, la virtù (areté) è descritta come una hexis morale. ↓ La virtù è una disposizione stabile che consente a una persona di agire in modo buono, scegliendo il giusto mezzo tra due estremi. Il vizio: Per Aristotele, il vizio deriva da ignoranza, ma distingue due tipi: 1. L'ignoranza delle circostanze particolari: questo tipo di ignoranza solleva da responsabilità morale. 2. L’ignoranza in universale: questa non è giustificabile. Volontarietà e involontarietà dell’azione: Aristotele ritiene che la volontarietà sia necessaria per attribuire l’imputabilità dell’azione. ↓ Si distinguono quindi: - Azioni volontarie: un’azione è volontaria se l’agente ha il principio di movimento del corpo in sé. - Azioni involontarie: un’azione è involontaria se è compiuta per forza o per ignoranza (delle circostanze particolari). Praxis e Poiesis: Aristotele distingue tra praxis e poiesis: Praxis: È un'azione che ha il proprio fine in sé stessa. Riguarda le scelte morali e le attività etiche che sono intrinsecamente buone. Ad esempio, l'esercizio della giustizia o della temperanza è un'azione compiuta per il bene stesso dell'agire virtuoso. Poiesis: È un'azione che ha un fine esterno, cioè il prodotto che ne deriva. Si riferisce a un'attività tecnica o produttiva, come costruire una casa o scrivere un libro. Qui l'azione è strumentale: il valore sta nel risultato, non nell'azione stessa. Questa distinzione riflette la differenza tra il vivere in modo virtuoso e il lavorare per ottenere qualcosa di esterno. Giustizia: La giustizia viene trattata nel libro V dell’Etica Nicomachea. ↓ La giustizia, al tempo di Aristotele, aveva due accezioni: 1. Legalità: in questo caso giustizia significa “conforme alle leggi”. ↓ Rispettando le norme, che regolano tutte le sfere dell’agire umano, noi saremo virtuosi. 2. Equità: in questo caso la giustizia è da intendere come una virtù relazionale (ci si comporta giustamente nei confronti di qualcuno). ↓ La giustizia relazionale può essere di due tipi: - Retributiva. - Distributiva. Giustizia retributiva: La giustizia retributiva può essere di due specie: 1. Commutativa: ha a che fare con relazioni volontarie come lo scambio o l’acquisto. ↓ In questo caso non si considerano chi siano le persone coinvolte bensì si stabilisce la reciprocità aritmetica tra il valore delle merci scambiate. 2. Correttiva: ha a che fare con i rapporti (come i reati) tra individui violenti. ↓ L’autorità interviene, cercando di ristabilire l’equilibrio, attribuendo pene secondo un criterio aritmetico che dipende dall’azione commessa. Giustizia distributiva: La giustizia distributiva ha a che fare con la distribuzione dei beni secondo un criterio che valuti le persone. ↓ In questo caso si considera il valore dell’individuo (e non del bene). Amicizia: Aristotele si dedica al tema dell’amicizia nei libri VIII e IX dell’Etica Nicomachea. ↓ Aristotele si chiede se l’amicizia sia una virtù e giunge alla conclusione che questa è sicuramente vicina alla virtù. L'amicizia per Aristotele: Per Aristotele l'amicizia è quella relazione interpersonale che rende la vita degna di essere vissuta. ↓ La relazione di philia comprende che le persone coinvolte desiderino il bene l’una dell’altra. Tre specie di amicizia: Aristotele individua tre tipologie di amicizia basate sul: 1. Utile: qui lo scopo dell’amicizia è esterno all’amicizia stessa. 2. Piacere: anche qui lo scopo dell’amicizia è esterno all’amicizia stessa. ↓ Il fine del rapporto qui è il godimento e queste relazioni sono poco durature. 3. Bene: qui l’amico è apprezzato in sé e non per il vantaggio o piacere che procura. Politica: Per Aristotele l’uomo è animale sociale per natura, distinto dagli altri per la capacità di porsi fini e deliberare. L’organizzazione sociale: In opposizione alle teorie di Democrito e dei sofisti, Aristotele afferma che l’organizzazione sociale non è una rinuncia alla natura umana, ma il mezzo per realizzarla pienamente. La formazione dello Stato: Il processo di formazione dello stato avviene gradualmente. ↓ Secondo la prospettiva finalistica l’uomo è portato ad unirsi in comunità (in quanto animale sociale). L’oikos: La forma di comunità pre-politica è l’oikos (casa/ famiglia) dove etica e politica sono interconnesse. ↓ L’oikos è una comunità patriarcale dove il paterfamilias ha due poteri: 1. Sui figli. 2. Sugli schiavi. Questo approccio riflette una differenza fondamentale con Platone. ↓ Mentre Platone propone di abolire la famiglia tradizionale, Aristotele parte dalla famiglia così come esiste nella realtà del suo tempo. La crematistica: Aristotele considera la famiglia il nucleo dell’attività economica e la analizza con la crematistica ossia la scienza della gestione delle ricchezze. ↓ Per Aristotele, l’agricoltura è la fonte naturale dei beni, ma in società i beni non sono solo destinati al consumo diretto ma sono anche merci di scambio. - Aristotele ritiene accettabile lo scambio quando migliora la distribuzione dei beni, ma lo condanna quando diventa un fine per l’accumulo di ricchezza. Il villaggio: Il villaggio è la forma pre-politica successiva che si forma dall’unione di più famiglie. ↓ Qui il potere è esercitato dal membro più anziano. - Qui si passa a una forma di produzione elementare in quanto è possibile suddividere il lavoro. Lo Stato: Lo Stato si dà dall’unione di più villaggi e rappresenta l’apice del processo politico dove il potere è detenuto dai governanti. ↓ Lo Stato, tuttavia, diventa tale solo quando è un’entità che dà regole. - Secondo la prospettiva organicista per Aristotele lo stato deve funzionare come gli organi di un corpo: ognuno ha il proprio posto e la propria funzione. Le costituzioni: Nella classificazione delle costituzioni, Aristotele si discosta dal Platone della Repubblica, ma si avvicina alle concezioni del Politico e delle Leggi. ↓ Entrambi propongono una tripartizione delle costituzioni: - Governo di uno: monarchia (buona) - tirannide (negativa). - Governo di pochi: aristocrazia (buona) - oligarchia (negativa). - Governo di molti: politeia (buona) - democrazia (negativa). La differenza principale tra Aristotele e Platone è che il primo non discrimina tra costituzioni buone e cattive per il rispetto delle leggi, ma in base al fatto che i governanti agiscano per il bene comune o per interesse personale. La costituzione mista: La politeia di Aristotele è una costituzione mista (combina elementi democratici e aristocratici). Poetica: La Poetica di Aristotele è un trattato che analizza la poesia tragica ed epica. ↓ Questo trattato ha avuto grande influenza tanto da essere considerato un testo normativo (come nel caso dell’unità d’azione). La poesia: Aristotele considera la poesia un’imitazione della natura perché entrambe tendono verso la perfezione del loro genere. ↓ Secondo questo ragionamento, Aristotele individua nella tragedia attica del V secolo (con Sofocle ed Euripide) l'apice di questa forma artistica. L’utilità della poesia: Aristotele valorizza la poesia tragica ed epica perché aiuta a comprendere la realtà. ↓ La poesia tragica ed epica presenta le vicende dal punto di vista dell'universale, a differenza della storia, che narra fatti particolari. - Di conseguenza, la poesia, rappresentando azioni di tipologia universale, aiuta la comprensione della natura umana. La catarsi: La funzione educativa della poesia si concretizza nella catarsi (purificazione), un cambiamento interiore che si produce grazie allo sfogo temporaneo delle emozioni suscitate dalla narrazione. Retorica: Aristotele affrontò la retorica durante il suo primo soggiorno ateniese, distinguendo la sua posizione da quella platonica. ↓ Mentre Platone associa la retorica alla dialettica (Fedro), Aristotele la considera una traduzione della dialettica, non un suo ausilio. Il fine della retorica: Per Aristotele, la retorica ha come scopo la persuasione, mentre la dialettica è un metodo di ragionamento basato sugli endoxa (opinioni comuni) che vuole avvicinarsi alla verità. ↓ Aristotele definisce la retorica come il risvolto della dialettica perché utilizza strumenti simili ma adattati. Tre generi di retorica: La retorica distingue tre generi principali: 1. Deliberativa (politica) = più importante. 2. Giudiziaria (processi) 3. Epidittica (encomi). Kata physin: Aristotele utilizza il concetto di secondo natura per indicare sviluppare il suo finalismo naturale (in quanto ogni cosa ha un telos). ↓ La nozione di kata physin viene applicata: 1. Nella Fisica: qui secondo natura indica ciò che si realizza senza interferenze esterne. 2. Nell’Etica: gli esseri umani hanno un loro fine ossia la realizzazione della loro natura razionale. ↓ Quindi vivere in modo razionale e virtuoso è, per Aristotele, secondo natura. 3. Politica: la polis esiste secondo natura perché l’uomo è per natura zoon politikon. ↓ Vivere al di fuori della polis è para physin (contro natura). 4. Biologia: gli esseri viventi si sviluppano secondo natura.

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