Brunelleschi, Donatello, Masaccio, e Alberti (PDF)

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This document provides an overview of the works of Brunelleschi, Donatello, Masaccio, and Alberti, discussing their techniques and key works in detail. It's a study of Renaissance art. The paper includes descriptions of projects like The Hospital of the Innocents, the Sagrestia Vecchia, and the David statue.

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BRUNELLESCHI (1380 - 1450) Lo spedale degli Innocenti (a Firenze) Dall’arte della Seta e degli Ora Nel 1419 Brunelleschi è incaricato di edificare a Firenze un orfanotrofio, lo spedale degli Innocenti. Vien...

BRUNELLESCHI (1380 - 1450) Lo spedale degli Innocenti (a Firenze) Dall’arte della Seta e degli Ora Nel 1419 Brunelleschi è incaricato di edificare a Firenze un orfanotrofio, lo spedale degli Innocenti. Viene utilizzato un linguaggio rinascimentale, basato sulla ripresa di elementi classici, come l’utilizzo degli archi tutto sesto, dei capitelli - compositi e dei timpani che coronano le finestre. La facciata è formata da un portico a nove arcate, a cui corrispondono altrettante campate (spazio tra due colonne con un modulo rettangolare) coperte da una volta a vela. L’approccio matematico conferisce equilibrio alla facciata. La facciata è arricchita da dieci tondi/medaglioni in ceramica invetriata (se cotta diventa vitrea) con l’immagine di un neonato in fasce. La sagrestia vecchia (a Firenze) Nel 1421 Brunelleschi viene La copertura della Sagrestia è una volta a ombrello incaricato da Giovanni de’ Medici (i composta da dodici vele, formate dalla suddivisione in de’ Medici sono collezionisti di opere spicchi. Brunelleschi inventa la prospettiva lineare d’arte) di realizzare una sagrestia da tramite uno specchio: si mette nel battistero, si fa usare anche come mausoleo di tenere uno specchio e vede dove convergono i punti di famiglia. Viene chiamata Sagrestia fuga. La cupola della scarsella (abside a pianta Vecchia per distinguerla da quella quadrata) è una semisfera decorata con la che Michelangelo realizzerà un rappresentazione di un cielo stellato che è la reale secolo dopo. Essa ha la pianta raffigurazione astronomica di stelle e pianeti visti quadrata. In questo periodo a da Firenze nel luglio del 1442 (data astrologica). Firenze sono molto istruiti, c’è molta Anche Donatello lavora a questo questo progetto. cultura umanistica. Venuta del re di Napoli fi DONATELLO (1390 - 1470) Crocifisso (a Firenze) Più realistico Più gotico Donatello, Basilica di Santa Croce Brunelleschi, Basilica di Santa Maria novella Scultore poliedrico Donatello si forma come scultore nella bottega di Ghiberti (egli padroneggia il legno, il bronzo e il marmo). Negli stessi anni conosce Brunelleschi e con lui intraprende un lungo viaggio a Roma che lo porta a elaborare la sua personale visione dell’arte: è interessato al realismo espressivo. Donatello mostrò all’amico Filippo il Crocifisso ligneo che aveva realizzato per la chiesa di Santa Croce, un’opera carica di pathos e realismo. Ma il collega criticò l’aspetto rozzo della scultura perché “gli pareva che egli avesse messo in croce un contadino”. Donatello sfidò Filippo a fare di meglio ed egli fece. Se Brunelleschi tende alla perfezione delle forme, Donatello ricerca l’aspetto umano. Edicola di San Giorgio (a Firenze) Cuspidi verso l’alto Commissionata dall’arte dei Corazzai Il cavaliere, collocato dentro un’edicola gotica, è una figura in marmo che ha una posa fiera e uno sguardo sicuro, con la fronte leggermente corrugata. I piedi divaricati suggeriscono una composizione triangolare. La staticità è smorzata dalla rotazione delle spalle verso sinistra e da quella della testa in senso opposto. È anche innovativo il bassorilievo della predella, la fascia alla base dell’edicola. Qui San Giorgio è rappresentato a cavallo nel momento in cui sta conficcando la lancia nel corpo del drago, mentre la principessa osserva. La scena presenta uno sfondo in prospettiva suggerito dal portico a destra e dalla grotta del drago a sinistra. Per aumentare la profondità Donatello usa lo stiacciato, una tecnica di una di sua invenzione in cui le figure escono di pochi millimetri dalla base. Le linee di fuga convergono tutte verso la posizione sopra il drago. Progressiva riduzione del volume Banchetto di Erode (a Siena) La cappella del Battistero di San Giovanni è tutta affrescata. Il rilievo bronzeo del banchetto di Erode è alla base di una fonte battesimale. Qui vi è una perfetta integrazione tra schiacciato e prospettiva. L’episodio narra della decapitazione di San Giovanni battista eseguita per ordine di Erode su richiesta di Salomè, figlia di Erodiade. Secondo il racconto Erode, vedendo Salomè eseguire la danza dei sette veli, le promise tutto ciò che la fanciulla avesse domandato. Lei, istigata dalla madre, chiese la testa di San Giovanni. Donatello è riuscito a inserire nel pannello tre diversi momenti della storia, tre scene scandite dagli archi. Nello spazio intermedio si può osservare un suonatore: è il momento in cui Salomè sta danzando per Erode. Nella seconda scena un servitore presenta la testa posta su un vassoio a Salomè ed Erodiade. La terza scena è quella in cui lo stesso servitore si inginocchia per mostrare il vassoio a Erode, il quale, con orrore, si allontana respingendolo. Tutte le persone a banchetto si ritraggono in due direzioni divergenti creando un ampio vuoto centrale. Nell’opera vi è intenso pathos. A quest’opera lavorano Donatello, Brunelleschi, Jacopo della Quercia e Ghiberti. Le linee di fuga convergono tutte quasi verso il centro (sopra il tavolo). Gattamelata (a Padova) A Padova Donatello realizzò una statua equestre dedicata al condottiero della Repubblica di Venezia Erasmo da Narni, detto Gattamelata. La statua equestre è in bronzo e all’interno è cava. Il soggetto riprende la solennità della statua equestre di Marco Antonio. L’espressione del condottiero, infatti, è seria e pensosa. Il cavallo è rappresentato in modo realistico e il suo intercedere lento dà la sensazione di una marcia trionfale. Donatello inserisce una palla di cannone sotto lo zoccolo sollevato per ottenere il quarto punto d’appoggio, essenziale alla stabilità dell’opera. David (a Firenze) Mercurio David Il David realizzato per Cosimo de’ Medici e Questa è una versione giovanile del David destinato al cortile del suo palazzo, è una statua in marmo realizzata per gli esterni del in bronzo (in Emilia Romagna non ci sono cave e Duomo di Firenze. Egli è raffigurato come quindi non c’è il bronzo ma la terracotta) su un giovane slanciato completamente piedistallo che raffigura il giovane eroe biblico vestito e atteggiato con un posa elegante subito dopo la vittoria sul gigante Golia, il cui capo davanti alla testa di Golia. Un’opera mozzato giace sotto il suo piede destro sinistro. ancora tardo gotica. Per Cosimo de’ Medici il David era simbolo della virtus, della superiorità morale che egli attribuiva alla sua casata. Tuttavia la presenza del cappello a punta e dei calzari hanno fatto ipotizzare che si trattasse della figura di Mercurio. Donatello si ispira all’arte classica: il giovane eroe ha il volto quasi inespressivo e il corpo disposto in un elegante chiasmo. Maddalena penitente (a Firenze) La Maddalena penitente è scolpita in legno per il Battistero di Firenze. La donna è magra e invecchiata e il suo corpo è coperto solo da lunghi capelli, in origine dipinti d’oro. Lo sguardo è sofferente e la posa possiede un leggero chiasmo. Mai si era vista una Maddalena così intensa con un realismo anticlassico. MASACCIO (1401 - 1430) Masaccio dal 1424 al 1428 collabora con Masolino da Panicale agli affreschi sulla vita di San Pietro nella cappella Brancacci. I due lavorano, sullo stesso ponteggio (lavorano contemporaneamente) per evitare che la differenza della mano sia troppo evidente. Essa rimane incompleta perché i Brancacci vanno in esilio. Viene completata successivamente da Filippo Lippi su incarico di Lorenzo de’ Medici. Gli affreschi si compongono di 12 scene. Il tributo, Masaccio (a Firenze) Vengono raffigurati tre momenti consecutivi. La storia ha inizio al centro, dove un gabelliere, cioè un addetto alla riscossione delle tasse, chiede a Cristo di pagare un tributo per entrare con gli apostoli nella chiesa di Cafarnao. Sulla sinistra è rappresentato Pietro che cattura un pesce nelle acque del lago Tiberiade e ne estrae dalla bocca una moneta d’oro. Nel terzo momento Pietro paga il tributo al gabelliere con la moneta appena pescata. Masaccio usa la prospettiva lineare per l’edificio a destra, scegliendo di far cadere il punto di fuga esattamente nella testa di Cristo. Per dare profondità al paesaggio dipinge le montagne più lontane con colori sempre più freddi e chiari. Alla tridimensionalità dell’opera contribuiscono anche le aureole: rappresentate di scorcio. La luce è un elemento di realismo, essa modella i corpi creando un profondo chiaroscuro nei panneggi classicheggianti e ne proietta le ombre sul terreno. I costumi sono contemporanei, in uso nella Firenze del 1400. Tentazione di Adamo ed Eva, Masolino (a Firenze) Le figure sono molto bidimensionali e manca lo sfondo. Qui, Masolino sovrappone le pennellate, sfuma quando è ancora bagnato. Cacciata dal Paradiso terrestre di Adamo ed Eva, Masaccio (a Firenze) I due personaggi sono rappresentati con forme massicce ottenute con un forte chiaroscuro. Essi camminano: Adamo si copre il volto con entrambe le mani, Eva invece si copre il seno e il pube. Il pathos è bilanciato dai riferimenti classici delle due figure: l’uomo ha il busto possente, Eva ha la posa di una Venere pudica. Sant’Anna Metterza, Masolino e Masaccio (a Firenze) A Masolino si attribuisce la Sant’Anna, che è quasi irrealistica, mentre a Masaccio si attribuiscono la Madonna e il bambino, i quali sono più naturalistici: il panneggio della Madonna ha più volume rispetto a quello della Sant’Anna. La differenza tra i due autori è evidente: Masolino dipinge ancora con un’eleganza tardo gotica fatta di pause graziate, Masaccio sceglie il reale con i suoi corpi tridimensionali e le potenti emozioni. Trinità (a Firenze) esene Tra il 1425 1428 Masaccio realizza l’affresco della Trinità lungo la navata sinistra della chiesa di Santa Maria Novella, a Firenze. L’immagine raffigura le tre persone che compongono la trinità: Dio padre in alto che sorregge la croce, il figlio Cristo crocifisso e sulla sua testa lo spirito Santo sottoforma di colomba bianca. Ai piedi della croce si trovano Maria e San Giovanni, essi qui esternano accettazione, come evidenziato dal gesto della Madonna che indica il figlio in croce. Un gradino più basso stanno i committenti: Berto di Bartolomeo e la moglie, i quali, rispetto a Maria e San Giovanni, hanno i colori dei vestiti invertiti. Alla base è raffigurato un sarcofago in pietra su cui giace uno scheletro. Dietro quelle ossa è incisa una frase, un monito a ricordare che così come lui era stato vivo, chi legge un giorno sarà morto come lui. La lettura sembra suggerire il passaggio della morte terrena alla resurrezione (dalla terra verso il cielo). Qui tutti i personaggi sono delle medesime proporzioni e sono collocati dentro un’architettura classicheggiante. La struttura è costituita da una coppia di paraste corinzie che contengono un arco a tutto stesso sui capitelli ionici. La copertura è una profonda volta a botte cassettonata e il chiaroscuro dei panneggi è deciso. Sono tipici del quattrocento la disposizione triangolare delle figure, composizione che conferisce solidità ed equilibrio. Polittico (a Pisa) Nel 1426 Masaccio si trova a Pisa dove realizza un grande polittico per la chiesa del Carmine su commissione del notaio Giuliano di Golino. Dell’opera restano oggi pochi pannelli smembrati e conservati in diversi musei. La tavola principale è quella con la Madonna in trono con il bambino e quattro angeli. Masaccio realizza una figura pienamente tridimensionale, ottenuta con un pesante panneggio e inserita in uno spazio profondo. Il trono è raffigurato in prospettiva, mentre, il piccolo Gesù ricorda un puttino classico con tanto di aureola scorciata. Gli angeli, ai piedi del trono, sono rappresentati di scorcio e il basamento dietro di loro è decorato come gli antichi sarcofagi romani strigliati, cioè incisi con scanalature ondulate. Invece, gli angeli posti di fianco alla Madonna hanno le aureole coperte per metà dal trono. In cima al polittico si trova la tavola con la Crocifissione. La testa di Cristo è incassata tra le spalle, si tratta della scelta di Masaccio di rappresentare ciò che vedrebbe realmente un osservatore se si disponesse ai piedi della croce e dunque davanti al polittico, un punto di vista da cui non è possibile vedere il collo. Sotto Cristo si trova la Maddalena che alza le braccia per la disperazione, invece Giovanni, che si trova a destra, la guarda con pena. A sinistra si trova la Madonna. Lo sfondo dell’opera è nero e oro (l’oro è simbolo delle opere importanti). Alla base del polittico vi è la predella, una piccola fascia dipinta divisa in riquadri. Nel riquadro centrale, è presente l’adorazione dei re Magi. Qui potrebbero essere raffigurati i committenti dell’opera, questa è la fase in cui iniziano ad essere inclusi nelle opere. I personaggi indossano abiti toscani. Nella corte Toscana ci sono tanti banchieri e mercanti che lavoreranno anche con le Fiandre quindi ci saranno degli scambi. LEON BATTISTA ALBERTI Leon battista Alberti ebbe una formazione variegata, ottenuta studiando a Padova e Bologna. Studia diritto canonico con Tommaso Parentuccelli (Papa Niccolo V), il quale, anni dopo, lo chiama a Roma alla sede papale. Dopo alcuni anni trascorsi a Roma si trasferisce a Firenze dove entra in contatto con Donatello e Brunelleschi, scopre le opere di Masaccio e si appassiona all’arte e all’architettura. Scrive tre trattati tra cui il De re aedificatoria in cui definisce le tipologie principali degli edifici e ne indica le caratteristiche fondamentali: bellezza classica e funzionalità. Il trattato costa di 10 libri ed è scritto su pergamena, la quale ha un lato pelo (più esterno) e un lato carne (più bianco). Essa tanto più è bianca, tanto più è di valore. La M è la capolettera del trattato, la lettera da cui inizia il testo. La miniatura è molto pregiata e i colori principali sono il blu lapislazzulo (costoso) e l’oro. Tempio Malatestiano (a Rimini) esene (fusto rettangolare che sporge appena dalla parete stessa) Il tempio malatestiano è una chiesa gotica che Sigismondo trabeazione PandolfoMalatesta, signore di Rimini, decise di trasformare in un mausoleo di famiglia. Alberti è chiamato a lavorarci per rifarne gli esterni. Ma invece di demolire le murature preesistenti (chiesa francescana) le ricopre con un involucro marmoreo ispirato alle architetture romane. Per la facciata riprende gli archi di trionfo di Augusto, sono archi a tutto sesto finti che ricordano quelli del Colosseo: vi è un rimando all’antichità. Il portale è coronato da un timpano, mentre ai lati Alberti inserisce semicolonne corinzie/paraste. L’aspetto perfettamente equilibrato è garantito dal modulo quadrato con cui si organizza la facciata. Alla base del tempio si trova un crepidoma finto perché si interrompe per dare spazio alla porta. A Ravenna venne distrutta la porta aurea e dei pezzi di essa vengono utilizzati per il tempio. Gli interni sono stati fatti da Duccio. Il tempio, devastato dalla seconda guerra mondiale, venne ricostruito con i fondi post guerra degli americani. A curare il restauro è stato Bernarol Berenson (un americano), bravo con la storia dell’arte ma non ne capiva di architettura, infatti la facciata sporge di 8°, è inclinata in avanti. I fianchi della chiesa sono ritmati da una fitta serie di archi profondi e dietro a questi si aprono ancora le finestre gotiche originali. Sotto gli archi ci dovevano essere le tombe degli umanisti di Rimini. Il progetto non fu portato a termine: mancano la cupola e una loggia da cui si sarebbe dovuto affacciare Malatesta. Essa si doveva trovare tra le due esene. Da una medaglia celebrativa del 1450 (anno della fondazione del tempio), coniata da Matteo De’ Pasti, si evince come il tempio doveva essere completato. All’interno vi è la Trinità Basilica di Santa Maria Novella (a Firenze) Alberti a Firenze completa una chiesa gotica in forme rosone rinascimentali. È la Basilica di Santa Maria Novella a Firenze. Essa è rivestita con i tipici disegni cromatici fiorentini: il finti rosoni marmo bianco e il marmo verde. Nella parte inferiore della facciata vi sono degli archi ogivali. Al centro si apre un grande portale con semicolonne che stringono un profondo arco a tutto sesto. La Basilica ha il modulo quadrato e Alberti inserisce ai lati due raccordi a voluta, aggiunti per avere meno stacco tra la parte di sopra e quella di sotto. Essa è scandita da lesene corinzie e da un timpano. I due registri sono separati dalla cornice ad arcapiano e dalla trabeazione. Basilica di Sant’Andrea (a Mantova) Alberti è chiamato presso un’altra corte, quella dei Gonzaga di Mantova, dove viene incaricato di edificare la Basilica di Sant’Andrea, una chiesa medievale. Leon Battista ha modo così di recuperare il linguaggio classico dell’antica Roma. Al centro inserisce un grande portale coronato da un arco a tutto sesto, coperto da una volta a botte. Lo affiancano quattro lesene corinzie che attraversano tutta la facciata, costituendo l’ordine gigante. La basilica ha un modulo quadrato ed è coronata da un enorme timpano. Al di sopra di quest’ultimo vi è un loggione come quello che doveva essere nel tempio Malatestiano. Sono classici anche gli interni: la chiesa è coperta da una lunga volta a botte cassettonata. spazio porticato dove stavano i fedeli La pianta è a croce latina: le cappelle laterali si aprono con ulteriori volte a botte, mentre altre cappelle più piccole sono nascoste dentro i pilastri divisori.

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