Cavour e la politica del Regno di Sardegna

Il conte di Cavour divenne presidente del Consiglio del Regno di Sardegna nel 1852. Il suo obiettivo principale era guidare il regno verso l'indipendenza e l'unificazione dell'Italia.

Cavour utilizzò una politica liberale e moderata, antirepubblicana e borghese, per raggiungere i suoi obiettivi. Questo approccio mirava a promuovere lo sviluppo economico del Regno di Sardegna.

Cavour affrontò diversi ostacoli, tra cui la resistenza degli ultraconservatori, dei democratici e della Chiesa. Gli ultraconservatori, composti da aristocratici e cattolici, si opponevano alle riforme di Cavour.

I liberali moderati rappresentavano la ricca borghesia e desideravano una monarchia costituzionale, il suffragio ristretto e il liberismo economico.

I democratici rappresentavano le classi popolari, incluse proletari, contadini e operai. I loro obiettivi includevano la repubblica, il suffragio universale e giustizia sociale.

Cavour riuscì ad ottenere l'approvazione di due leggi importanti: l'abolizione dei dazi sul grano e la riforma fiscale. Queste leggi portarono alla modernizzazione del Regno di Sardegna.

L'abolizione dei dazi sul grano e delle barriere doganali favorì l'esportazione dei prodotti piemontesi, promuovendo lo sviluppo economico del regno.

La riforma fiscale colpì le persone con redditi più alti, fornendo a Cavour le risorse necessarie per finanziare i lavori pubblici e promuovere lo sviluppo capitalistico.

Il governo di Cavour investì in opere pubbliche come canali, porti, ferrovie e scuole per promuovere lo sviluppo economico del Piemonte.

Il Canale Cavour, lungo quasi 83 km, è stato costruito per supportare l'agricoltura, soprattutto la coltivazione del riso.

La rete ferroviaria, fondamentale per il trasporto di merci e persone, contribuì al progresso economico e all'efficienza militare.

Cavour comprese l'importanza di un'alleanza con la Francia per sconfiggere l'Austria e raggiungere l'unificazione italiana.

L'invio dei bersaglieri piemontesi in Crimea era un modo per guadagnare il favore della Francia e ottenere il suo sostegno nella lotta contro l'Austria.

La Guerra di Crimea fu un conflitto tra la Russia e l'Impero Ottomano, che coinvolse anche Francia, Inghilterra e il Regno di Sardegna.

Il Congresso di Parigi, riunì le grandi potenze per discutere le condizioni di pace della Guerra di Crimea. Cavour ne approfittò per denunciare le prepotenze dell'Austria e porre la “questione italiana” all'attenzione internazionale.

Cavour si rese conto che il Piemonte non poteva sconfiggere l'Austria da solo e cercò un partner in grado di aiutarlo nell'impresa dell'unificazione italiana.

Un accordo segreto tra Napoleone III e Cavour, firmato nel 1858, che prometteva il sostegno francese all'Italia in cambio di Nizza e la Savoia.

Il territorio che comprendeva il Lombardo-Veneto e che sarebbe stato assegnato al Regno di Sardegna in caso di vittoria dell'Italia nella Seconda guerra d'Indipendenza.

Le truppe austriache varcano il confine con il Piemonte nel 1859, dando inizio alla Seconda guerra d'Indipendenza italiana.

La strategia di Cavour per provocare l'Austria e dare inizio alla Seconda guerra d'Indipendenza, sfruttando il segreto patto con Napoleone III.

Il corpo di volontari guidato da Giuseppe Garibaldi che combatté nella Seconda guerra d'Indipendenza.

La battaglia campale in cui i Piemontesi sconfissero gli Austriaci nella Seconda guerra d'Indipendenza, avvenuta nel 1859.

L'accordo di pace firmato da Napoleone III e Francesco Giuseppe, che pose fine alla Seconda guerra d'Indipendenza Italiana, nel 1859.

I garibaldini desideravano principalmente il successo militare della spedizione e l'unificazione della Penisola italiana.

I contadini siciliani desideravano cambiamenti sociali, come la distribuzione delle terre e la fine dello sfruttamento.

L'imposizione della leva obbligatoria da parte dei garibaldini causò risentimento tra i contadini che già soffrivano di sfruttamento.

I contadini, delusi dalle azioni dei garibaldini e dalle mancate riforme sociali, si ribellarono contro i nobili, causando disordini e violenze.

Il contrasto tra i contadini e i garibaldini divenne insanabile dopo la repressione delle rivolte, che causò molte vittime.

La spedizione dei Mille, guidata da Garibaldi, raggiunse Napoli e combatté le ultime battaglie contro l'esercito borbonico sul fiume Volturno.

Garibaldi assunse il controllo del Regno delle Due Sicilie in nome del re d'Italia, ma il suo successo destò preoccupazioni nel governo italiano.

Cavour e il re d'Italia temevano che Garibaldi prendesse Roma, cosa che avrebbe portato a una guerra con la Francia a difesa del Papa.

Nel 1860, Garibaldi consegnò il Regno delle Due Sicilie a Vittorio Emanuele II a Teano, rinunciando agli obiettivi democratici di unità e repubblica a favore di quelli sabaudi.

Tra ottobre e novembre 1860, plebisciti confermarono l'annessione al Piemonte del Regno delle Due Sicilie, delle Marche e dell'Umbria.

Il 17 marzo 1861, a Torino si riunì il primo Parlamento nazionale italiano e Vittorio Emanuele II fu proclamato re d'Italia.

Il Palazzo Carignano a Torino, sede del Parlamento del Regno di Sardegna fino al 1860, ospitò poi il primo Parlamento italiano dal 1861 al 1865.

L'Unità d'Italia, pur incompleta (mancavano il Veneto e Roma), era considerata un'importante conquista, frutto dell'azione congiunta di Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II.

L'Austria cede la Lombardia al Regno di Sardegna ma mantiene il Veneto. La richiesta di restituzione dei territori del Centro-Nord ai granduchi asburgici porta a proteste e all'armistizio, visto come un tradimento dai democratici e liberali.

Cavour, dopo le dimissioni per l'armistizio, torna al governo nel 1860. La Francia riceve Nizza e la Savoia in cambio di un impegno a non intervenire nelle questioni italiane.

Cavour incoraggia i plebisciti in Emilia-Romagna e Toscana, con l'obiettivo di annettere queste regioni al Regno di Sardegna.

Nel 1860, i democratici italiani decidono di liberare il Mezzogiorno dal dominio dei Borboni.

Francesco Crispi convince Garibaldi a guidare una spedizione in Sicilia per sostenere la ribellione dei contadini contro il re Francesco II di Borbone.

Il 5 maggio 1860, Garibaldi salpa da Quarto con 1000 volontari in camicie rosse, sbarca a Marsala, sconfigge i Borboni e conquista Palermo.

I volontari di Garibaldi sono accolti con entusiasmo dai contadini siciliani che sperano in una riforma agraria.

Il sogno di una riforma agraria per i contadini siciliani non si realizza, deludendo le loro aspettative. La delusione è dovuta a diversi fattori, come la mancanza di risorse e la difficoltà di attuare una riforma così complessa.